Tra politici e magistrati

Tra politici e magistrati Tra politici e magistrati (Segue dalla 1 ' pagina) tura si occupava in campo penale soltanto della povera gente, e in campo civile soprattutto dì ricchi i cui affari erano protetti dal silenzio. Allora, il potere d'incidema politica della magistratura sfuggiva. Oggi è elùdente e più largo perché si occupa pure d'una classe dirigente divenuta molto più numerosa, perché si sono allargate la democrazia, la partecipazione e l'informazione». L'indipendenza e l'autonomia garantite ai giudici dalla Costituzione si fanno più difficili da esercitare, e presentano pure inconvenienti gravi. Naturalmente, come dice Reale, «ogni previsione costituzionale non poteva non partire da un presupposto: che i poteri dello Stato funzionassero tutti-. Non è andata cosi, dice Paolo Rossi: «Oggi, se risulta che il Presidente della Repubblica è un ladro o un matto, esistono mezzi per ri-, muoverlo. Se invece un giudice diventa pazzo o rimbambito, non te ne puoi liberare. Il Consiglio superiore della magistratura, che dovrebbe intervenire, viene eletto con me¬ todi scandalosi e funziona relativamente: è un piccolo Parlamento in cui i conflitti o i compromessi di partito si ripetono, si estremizzano e impediscono decisioni che sarebbero indispensabili-. Terracini non crede che l'autonomia favorisca la mancanza di senso di responsabilità di alcuni giudici: -Non direi che i giudici abbiano fatto pessimo uso della propria libertà, per lo meno al momento del giudizio o della sentenza. Le degenerazioni non vanno fatte risalire al sistema-. Il senatore socialista Agostino Viviani ha invece presentato un progetto di legge che prevede che il magistrato sia penalmente ed economicamente responsabile del proprio operato, nel caso risulti che ha agito con dolo o con colpa grave: «Non si può contrabbandare l'arbitrio dietro il paravento della Costituzione-, ha dichiarato alla rivista Parlamento. Il giudice costituzionale Reale ripete che «l'autonomia della magistratura va preservata come un bene essenziale della vita democratica-, e Gallo dice: «Gli strumenti attuali die la legge offre possono rappresentare re¬ gole sufficienti su cui si costituisce la responsabilità del magistrato. Le leggi ci sono già, e non sono mai state applicate.-. Il giurista democristiano crede di più nel Tribunale delle Libertà: «Una vecchia proposta elaborata quasi vent'anni fa. Un tribunale in funzione giurisdizionale, ossia non strutturato in un ufficio giudiziario né dipendente dal procuratore, incaricato di decidere preventivamente se gli elementi per instaurare un processo siano sufficienti, e se sia o no il caso di arrestare gli inquisiti-. Terracini considera «ogni giurisdizione di carattere speciale dannosa all'ordinamento democratico-, ha fiducia piuttosto in un «controllo democratico»: «La più grande pubblicità possibile e compatibile nel corso dell'inchiesta: e maggiore severità nell'accesso all'ordine giudiziario». Ma Paolo Rossi non vede rimedi né soluzioni parziali: «Purtroppo. Credo che questa crisi faccia parte d'un momento di crisi generale, morale, istituzionale e sociale, del Paese-. Lietta Turnabuoni

Persone citate: Agostino Viviani, Gallo, Lietta, Paolo Rossi, Reale, Terracini