La batosta per l'Italia sarà di mille miliardi?
La batosta per l'Italia sarà di mille miliardi? La batosta per l'Italia sarà di mille miliardi? ROMA — La decisione dell'Opec di aumentare il prezzo del greggio a 14,5 dollari il barile a partire dal primo aprile prossime è stata accolta con preoccupazione negli ambienti petroliferi italiani. Anche se l'aumento deciso a Ginevra è «relativamente contenuto rispetto alle indicazioni e alle richieste che erano state avanzate da diversi Paesi produttori, restano tuttavia dei margini di incertezza legati alla possibilità lasciata ai singoli Paesi di imporre dei «premi» su determinate qualità di greggio. Limitandosi a considerare l'impatto sul mercato italiano derivante dall'aumento del prezzo dì un barile a 14,5 dollari, bisogna ricordare che l'Opec nella riunione del dicembre scorso ad Abu Dhabi aveva stabilito per il 1979 una «scalettatura» di aumenti che, su base annua, avrebbe comportato un aumento medio del greggio nella misura del dieci per cento. Erano stati fissati in particolare aumenti del 5 per cento dal primo gennaio, del 3,8 per cento dal primo aprile, del 2,2% dal primo luglio e del 2,6% dal primo ottobre. L'Opec ha ieri in pratica anticipato al primo aprile l'aumento del prezzo del petrolio che avrebbe dovuto entrare in vigore dal primo ottobre prossimo. Ciò comporta, su base annua, un aumento medio del 12,8% contro il dieci previsto. Dato che un aumento del prezzo del greggio dell'uno per cento —si fa notare negli ambienti dell'industria petrolifera — comporta un maggiore esborso di circa 80 miliardi di lire, si può valutare in circa 240 miliardi di lire il maggior onere che il mercato italiano dovrà sopportare a seguito della decisione di Ginevra. Nell'intero 1979 — se non ci saranno aumenti dei consumi — l'onere delle importazioni di petrolio si dovrebbe aggirare sui 9.400 miliardi di lire, circa mille miliardi in più rispetto a quanto è stato speso nel 1978 sempre che i consumi e i prezzi restino stabili.
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