Giornale sgarbato offresi di Andrea Barbato

Giornale sgarbato offresi Nomi e Cognomi di Andrea Barbato Giornale sgarbato offresi Chissà se vale la pena, se è lecito, se è elegante, o anche soltanto se è prudente, fare la recensione di un nuovo settimanale, in edicola con molto clamore da due giorni. Nel dubbio, proviamo almeno a elencare le prime impressioni di un lettore. Il periodico si chiama Contro, e vuol essere aggressivo (ma abbiamo proprio bisogno di aggressioni?) non solo nel titolo, ma anche nella grafica, nel linguaggio, nei bersagli prescelti. Dissacratorio, come se esistesse ancora qualcosa di sacro. Il settimanale del riflusso, del desencanto. del cantar chiaro, della gente stufa, dell'antipartito, dW/'anii-establishment, de» 'insulto popolaresco. L'elenco delle cose contro cui il giornale si schiera è del resto così lungo, che il direttore fatica a farlo entrare nel suo editoriale di presentazione: Presidente della Repubblica e politici, partiti e magistrati, letterati e sacerdoti, giornalisti e femministe, ladri e guardie, e così via. Un Bakunin in rotocalco, un Cafiero o un Kropotkìn in corpo sette. Ed è così abile, il direttore, da prevedere e parare anticipatamente tutte le obiezioni più ovvie: sì, siamo qualunquisti, siamo selvatici, chiamateci come vi pare, se vi piace la vostra società tenetevela Dal nostro inviato sulla Luna, o nelle isole felici, o a Shan-gri-la. Chi si salva? Nessuno, e anzi guai a salvarsi, c'è da coltivare una crisi d'identità. Lo stile è brusco, ruvido, popolaresco. La sottile goliardia del Male diventa pettegolezzo di massa, malumore collettivo. Questo settimanale (ma temo di fargli troppa pubblicità) rischia d'essere esso stesso un sintoma di malanno, una cartella clinica involontaria. Davvero abbiamo accumulato tanta accidia, tanto umor nero? Viviamo anni .cupi, l'Italia è quasi tutta «da buttare», la gente è brutta e vecchia, evviva il cosiddetto qualunquismo. La classe dirigente fa ridere, i segretari dei partiti sono tutti succubi, patetici o impotenti, nessuno escluso: i giornali sono covi di intrighi e di sordide gelosie, le sigle dei partiti si prestano a giochi di parole, i giovani (dice Lidia Ravera) inseguono miti stupidi oggi come ieri, orfani o no die siano. Una breve pausa per un inserto su Ornella Muti, che va sempre bene e può mettere d'accordo tutti e placare le guerre di generazione, poi si riprende, con più impeto di prima. C'è la rubrica di Bifo, che inventa la falsa telefonata, lo scherzo in teleselezione con sostituzione di persona. C'è il bravo sondaggio d'opinione, accompagnato dalla dolce figurina di una ragazza che appoggia il pugno sinistro sull'avambraccio destro piegato, nell'inconfondibile gesto che costò una squalifica al calciatore Giorgio Chinaglia. Ebbene, die dicono gli italiani di tutte le regioni e categorie sociali? Clie bisogna buttar via i politici, i sindacalisti, i magistrati, gli industriali, i giornalisti, i poliziotti, i religiosi... Cosa rimane? Forse la redazione di Contro. L'inchiesta? E' un elogio provocatorio del qualunquismo, in un'Italia lottizzata, indifferente, senescente. Prende la penna Dario Bellezza, ed è una strage: le donne sono instupidite dal femminismo, i bambini sono incretiniti dalla Tv, l'ambiente è distrutto, i letterati sono stolti, odiamo la natura, siamo tutti falchi e sciacalli. Nasce il settimanale sado-masochistico, che insulta tutti, fa d'ogni erba un fascio, e conta sul desiderio di autofustigazione dei lettori: come quei teatrini dove si paga il biglietto per farsi sbeffeggiare, o quei ristoranti dove i camerieri ti prendono a maleparole fra una portata e l'altra, e noi ci divertiamo e sborsiamo mance. Come siamo spregiudicati, sinceri, senza complessi! Che Italia libera, se consente questi riti collettivi, questi suicidi di massa stile reverendo Jones. Ma non è mica finita, anzi fra poco non ci sarà più nessun superstite da linciare. Gli scrittori sono un clan di furbastri e falliti, il Milan non merita lo scudetto, un inserto è dedicato delicatamente ai «rompipalle», di cui il leader carismatico è addirittura il presidente Pertini (ma ci sono un po' tutti), le vite private sono scoperchiate al sole, gli amori rivelati, i vizi messi in piazza senza segreti. Nasce il giornale sgarbato, l'editoria della beffa e dell'insulto, il settimanale a mano armata. La nascita di questo tipo di pubblicazioni si saluta di solito con disinvolto f air-play, come prova di una raggiunta maturità e di un inossidabile libertà di stampa, che tutto consente. Può darsi die sia vero anche stavolta, viva la tolleranza e il senso dell'umorismo. Ma che malinconia...

Persone citate: Bakunin, Cafiero, Dario Bellezza, Giorgio Chinaglia, Jones, Lidia Ravera, Ornella Muti, Pertini

Luoghi citati: Italia, Nomi