Il terrorismo recluta in carcere i criminali di Clemente Granata
Il terrorismo recluta in carcere i criminali Il terrorismo recluta in carcere i criminali (Segue dalla 1 " pagina) rendere il delinquente comune cosciente del ruolo che egli svolge in realtà e trasl ormarlo con l'indottrinamento in un «combattente comunista». Il punto di partenza, che risale alla tradizione anarchica del secolo scorso, è decisamente inaccettabile. Sta di fatto comunque che esso è stato rispolverato e adattato ai tempi nostri: «// terrorista — dice il sociologo Franco Ferrarotti — paradossalmente vuole assumersi il compito di una sorta di rappresentanza sindacale dei delinquenti coni u ni». Per la verità, la maggiore delle nostre organizzazioni criminali e terroristiche si è mostrata per qualche tempo riluttante a tradurre in pratica tali principi. Ricorda il giudice istruttore Caselli: «Dai documenti delle Brigate rosse emerge sino alla fine del 1975 l'intento programmatico e organizzativo di evitare qualunque mescolanza con forze umane non immediatamente controllabili e gestibili, cioè soprattutto con la delinquenza comune». La preoccupazione era evidente: rendere l'organizzazione criminale impermeabile a ..infiltrazioni» pericolose per la sicurezza. Con il 1976 (chiarificatore in proposito un documento trovato nell'abitazione del brigalista Farioli) si entrò in una seconda lase: le Br aprirono le porte anche ai delinquenti comuni adottando peraltro una sorta di sbarramento per evitare quegli inquinamenti, che erano stati fatali ai Nap. La regola è questa: si fa l'ingresso nell'organizzazione dopo un adegualo indottrinamento e dopo aver compiuto quattro «azioni», due «politiche» e due «militari». L'impressione degli inquirenti, ricavala dalle indagini nei confronti di Corrado Alunni, e che le «prove pratiche» per la promozione nell'organizzazione principe siano sostenute in quei gruppi terroristici minori, le cui sigle pullulano proprio in questi giorni, gruppi alimentali dalle frange estreme dell'«autonomia» e dai delinquenti comuni. Naturalmenle sono impressioni che attendono una verifica. E' probabile però che colgano almeno una parte della verità. Il mutalo atteggiamento delle Brigate rosse è derivato probabilmente, come si legge negli atti di una inchiesta ] condotta dal giudice istruttore di Milano. Lombardi, dal fallo che il gruppo eversivo ha fallilo l'obiettivo (o non lo ha raggiunto in modo soddisfacente) di una penetrazione nelle labbriche e ha cercato e cerca proseliti nelle carceri, dove l'individuo emarginato si mostra tutt'altro che insensibile a un certo tipo di propaganda. Il proclama di Ferrari al processo delle Br rivelava una situazione già in atto. E da allora il fenomeno del reclutamento negli istituto di pena «si è dilatato in modo impressionatile» come ci dice il giudice istruttore di Roma Imposimato. Aflerma il sociologo Ferrarotti: «Nessun dubbio che uno dei nodi più difficili da decifrare e da sciogliere per quanto riguarda il terrorismo italiano è l'ambiguo intreccio tra criminalità comune e criminalità politica. Altrettanto certo è che il luogo privilegiato, la base strategica per l'intreccio sia il decrepilo sistema carcerario. Il terrorismo ne sfrutta appi-rio le antiche carenze. Sulla sofferenza umana non strettamente necessaria che queste carenze determinano, il terrorismo fonda la sua strategia pedagogica, in essa trova le sue fonti di reclutamento». E alcuni inquirenti a Roma assicurano che l'opera di «indottrinamento» si rivolge anche alle guardie di custodia con risultati a volte positivi. Il carcere, dunque, come luogo d'incontro e di fusione dei due filoni della criminalità. Ecco alcuni esempi recenti e significativi, A Roma, le indagini che tanno seguito alla perquisizione nella sede di «Radio proletaria» conducono a un brigatista rosso detenuto a Rebibbia. Egli è in possesso di un elenco di aderenti (o simpatizzanti) all'organizzazione e tra essi figura quel Matteo Bellicini accusato con Tu rateilo e Bergamelli di f aiparte dell'«anonima sequestri». Bellicini evase dal carcere di Lecce nel 1976 con Mesina e Zichitella. fu poi catturato e condannato a 14 anni per l'evasione. Sempre a Rebibbia nei giorni scorsi è stalo condotto il terrorista Corrado Alunni. Egli ha stabilito subito un collegamento con il Turatello dell'anonima sequestri, trasferito a sua volta a Roma per un processo. In un recente documento in possesso di Sante Notarnicola tra i simpatizzanti delle organizzazioni eversive campeggia il nome di Annino Mele, bandito sardo imputato di numerosi omicidi. Nelle carceri di Avellino. Fiora Pirri Ardizzone fa una opera di propaganda cosi intensa e riceve dalle detenute comuni una tal massa di consensi che le autorità ne ordinano il trasferimento immedialo a Messina. Il rapporto terrorista-detenuto si consolida sulla base di un «do ut des». i cui elementi caratterizzanti possono essere cosi sintetizzali: 1) il «comune» riceve un'indubbia gratificazione psicologica nel1'«apprendere» che il reato da lui commesso è in realtà un allo politicamente rilevante, giustificato e «legittimo»; 2) acquista nei confronti degli altri detenuti un diverso «status.., un diverso ruolo; 3) sa che in caso di evasioni progettate dall'organizzazione eversiva farà parte del gruppo dei fuggitivi e comunque spera che la «immancabile rivoluzione» gli aprirà definitivamente le porte del carcere. il terrorista, a sua volta: 1) aumenta il numero degli adepti in carcere; 2) aumenta il numero degli adepti fuori del carcere perché il detenuto comune mette in contatto l'organizzazione eversiva con i suoi complici in libertà: 3) sa che può avvalersi dell'apporto «tecnico, professionale e militare» dei criminali comuni. Al di là delle motivazioni ideologiche esistono dunque per gli uni e per gli altri concreti interessi che portano al' connubio, come ci ricorda il prof. Ferrarotti. quando il terrorista lancia i suoi strali contro il regime segregante del carcere speciale che annullerebbe la sua «identilà politica», in realtà è preoccupato del latto che nelle carceri ad alta sorveglianza il contatto con il delinquente comune diventa molto più problematico. Sino a pochi giorni la la storia dei rapporti tra le due forme di delinquenza si esauriva qui. Ora altri fatti drammatici inducono ad aprire, come vedremo, un secondo capitolo. Clemente Granata
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