Perché la tazzina non diminuisce anche se il caffè ora costa meno
Perché la tazzina non diminuisce anche se il caffè ora costa meno A Genova in aprile Salone Internazionale del caffè Perché la tazzina non diminuisce anche se il caffè ora costa meno Ogni anno ne importiamo 180 mila tonnellate - Siamo dodicesimi nei consumi PRODUZIONE E CONSUMO DI CAFFÉ ti è l'asse portante dell'eco GENOVA — Quanti dei milioni di italiani che ogni mattina bevono la rituale tazzina di caffè al bar, a casa, in ufficio prima di iniziare il proprio lavoro, si chiedono da dove arriva questa bevanda e perché si chiama proprio cosi? Altri, invece, si fermano alla constatazione che la tazzina al bar diventa ogni giorno più cara. Una risposta a queste domande cercherà di darla il Salone internazionale del caffè» che si svolgerà alla fiera internazionale di Genova dal 5 all'8 aprile. Un «salone» che ha una importanza commerciale e finanziaria non indifferente visto che l'Italia importa ogni anno oltre tre milioni di sacchi di caffè (180 mila tonnellate) e che è al dodicesimo posto nel consumo mondiale di questa bevanda con oltre tre chilogrammi a testa. Al primo posto di questa «hit parade» del caffè c'è la Svezia con 12,58 chilogrammi di consumo pro-capite. Ma gli svedesi fanno un uso diverso del caffè, lo bevono a tavola. Alle prime due domande, da dove viene e perché si chiama caffè è facile dare una risposta; più complicato, invece, spiegare il «caro tazzina». Il caffè è stato scoperto molti secoli fa in una regione etiopica dalla quale è poi derivato anche il nome della bevanda, e cioè la regione di Kaffa. A scoprirlo fu un pastore che aveva notato come le sue capre, quando brucavano le bacche rosse di un certo arbusto, diventavano stranamente irrequiete. Il pastore si confidò con un sacerdote il quale, dopo aver osservato il fenomeno, provò a fare un infuso con le foglie, prima, e con le bacche poi. Cosi scoprì le doti energetiche di questa bevanda. Parlando del caffè e del bar è inevitabile affrontare il problema del costo della tazzina. Secondo gli importatori il «prodotto caffè», usato per ogni tazzina, non supera il costo di 60 lire. Come mai, allora, il cliente deve pagare la «tazzina» dalle 200 alle 250 lire? "Perché — dicono gli importatori — al costo del prodotto il gestore del locale addiziona tutti gli altri costi aggiuntivi come ad esempio quello dello zucchero, del personale, tasse e del normale ricarico. Nella determinazione del prezzo finale della tazzina — sostengono sempre gli importatori — non incide il prezzo all'origine, che nei mesi scorsi aveva subito una forte flessione poi lentamente riassorbita, in quanto il caffè è l'articolo cardine sul quale si basa tutta l'attività del bar». «La tazzina del caffè, infat¬ ti, è l'asse portante dell'economia dell'esercizio, almeno per la maggior parte dei casi, ed il proprietario del locale — sostengono infine gli importatori — tende a recuperare con il caffè quello che eventualmente perde o non guadagna, sugli altri prodotti». Questo spiegherebbe la costante lievitazione dei prezzi. Gli importatori, che proprio nei giorni scorsi hanno tenuto a Genova la loro assemblea annuale, lamentano, invece, una flessione nel traffico (passato dai 3 milioni e mezzo di sacchi del 1976 ai 3 milioni dell'anno scorso) con il continuo accrescimento degli oneri per finanziamenti bancari, per il trasporto e il magazzinaggio, nonché delle spese generali con nessuna possibilità di recupero sui prezzi di vendita, r. e. s. PRODUZIONE E CONSUMO DI CAFFÉLA CLASSIFICA DEI CONSUMI ( kg. prò capite annui ) SVEZIA DANIMARCA FINLANDIA NORVEGIA SVIZZERA OLANDA GERMANIA feci STATI UNITI BELGIO FRANCIA GERMANIA or. ITALIA AUSTRIA SPAGNA PRODUZIONE MONDIALE DI CAFFÉ
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