Intervista con il nuovo questore, Alfonso Serino di Vincenzo Tessandori

Intervista con il nuovo questore, Alfonso Serino Intervista con il nuovo questore, Alfonso Serino «A Genova solo basisti Br i killer vengono da fuori» Ex partigiano e internato in Germania, il questore della città considerata «laboratorio» del terrorismo è d'accordo con l'opinione corrente («Si fonda su ragionamenti precisi»): non vi sono covi - «Il criminale è sempre più protetto dalle leggi. Ma non sono pessimista» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GENOVA — La città, dice, non la conosce ancora. Ma è informato dei suoi mille problemi, soprattutto del fatto che il terrorismo la considera un laboratorio per sperimentare nuove tecniche, nuove strategie. Col sequestro del giudice Mario Sossi le Brigate rosse scatenarono qui il primo «attacco al cuore dello Stato»; qui, con l'assassinio del procuratore generale Francesco Coco, uccisero il primo magistrato; per quanto se ne sappia l'organizzazione clandestina ha portato qui a termine, con successo, il primo sequestro di persona ascopo di estorsione e l'armatore Piero Costa ha dovuto pagare un miliardo e mezzo la propria libertà; e qui, per la prima volta, è stato assassinato un operaio comunista: Guido Rossa, delegato sindacale dell'Italsider, ucciso perché aveva denunciato un fiancheggiatore. E qui non è mai stato arrestato un terrorista o scoperta una base. Dice Alfonso Serino, nuovo questore di Genova: 'Il mio compito è solo quello di fare il questore. Per prima cosa raddoppierò il numero delle volanti in giro per la città: da sei diventeranno dodici, cosi che possano essere più presenti. Poi vedremo che cos'altro c'è da fare'. A voce bassa, come riflettendo: «Si sa che il confine fra delinquenza comune e politica è ormai sin troppo sfumato'. Gli chiedo: pensa che stia avvenendo un sistematico travaso? 'Non lo penso io. Si sa che il delinquente comune viene facilmente politicizzato». Sessantadue anni, napoletano, sposato con due figli, quasi quarantanni in polizia, la maggior parte spesi al Nord. 'Entrai nell'Amministrazione nel 1940, a Novara, come vice-commissario, poi sono stato a Torino, tra il '46 e il '64'. Trento, Chieti, Massa infine Livorno sono le altre tappe della carriera. Ora sospira e dice: 'Prima il lavoro per noi della polizia era più facile. Più si è andati avanti con la democrazia e più sono diminuiti i nostri poteri, maggiormente sono aumentate le "garanzie" per il cittadino, non soltanto per quello onesto'. E' un discorso difficile, il dottor Serino. però, aggiunge tranquillo: •£' questo un prezzo che si paga per la democrazia che è comunque preferibile a qualunque altra forma di governo e va sempre difesa'. E lui, dice, questa democrazia l'ha voluta. Pece parte, racconta, del Cln Alta Italia, a Torino, e una mattina del '44 le «SS» italiane lo arrestarono a casa sua, in via Carlo Alberto: quaranta giorni alle Nuove, nel braccio tedesco, sotto l'accusa di aver cospirato contro i nazifascisti. Era vero? 'Beh, si*. Quindi campo di smistamento a Bolzano e prigionia a Bitterfeld, in Germania. Rientrò e tornò in polizia. Perché? 'Era il mio mestiere. Avessi dovuto fare un 'altra scelta avrei voluto fare il notaio». Dice: 'In tutti questi anni c'è stato un miglioramento dei rapporti fra polizia e cittadino, ma tutto sommato il nostro lavoro non ne è stato facilitato. Il criminale, piccolo o grande, è sempre più protetto da leggi sempre più volte a tutelare la figura del reo'. Mi parla con calma, nel suo studio. Si preoccupa soprattutto di chiarire che queste «sono idee mie personali, non voglio davvero passare per presuntuoso'. Non è pessimista. «E' un periodo di transizione. Migliorerà con lo sviluppo della situazione economica, in Italia e all'estero. Se diminuiscono i motivi di malcontento, se avviene la crescita sociale, se ci sarà la soddisfazione dei bisogni, verranno cancellati i troppi motivi di malessere sociale'. Tiene comunque a sottolineare: 'Rispetto alla situazione della malavita all'estero, in Inghilterra come in Germania o negli Stati Uniti, siamo in una posizione invidiabile'. E per il terrorismo dice: 'Non esiste soltanto quello italiano, c'è in Germania, in Spagna, in molti altri Paesi. Da noi ha trovato terreno facile in questa democrazia che ha allargato troppo le braccia. Una certa apprensione esiste, è ovvio, ma dovrebbe diminuire, diventare meno pericoloso con la maturazione del cittadino, con la crescita sociale: Non teme, invece, un aggravamento della situazione, un'evoluzione «in senso argentino»? 'Spero di no, spero che sia un periodo di transizione che si risolva presto'. Che cosa, in Italia, ha provocato il terrorismo? Risponde con un',.opinione personale»: «La crescita troppo accelerata del tenore di vita che ha trovato impreparati i cittadini, specialmente i giovani che ora non vedono chiaramente nel proprio futuro'. Gli hanno affidato la tutela della città forse più difficile del Paese. Deve esaminare ancora la situazione, dice. Sui mancati arresti, sulle inchie- ste non maturate, osserva: 'Magari qui a Genova non ci sono brigatisti, magari non c'è nessuno, né terroristi né basi. Forse operano soltanto dei basisti che raccolgono le notizie e poi le passano a qualcuno che viene da fuori per operare e cosi si potrebbe spiegare perché la polizia non ha mai arrestato qualcuno'. E' la sua opinione personale? gli chiedo. •No, non è la mia opinione. E' l'opinione corrente. Non è la mia, ma mi associo perché si fonda su ragionamenti precisi. Che non si sia mai scoperto un covo potrebbe essere la riprova di quanto sia esatto' questo punto di vista'. Sono le opinioni più diffuse in questura. Serino ha sostituito il questore Pietro De Longis. trasferito dopo una polemica e un'inchiesta che lo aveva scagionato da una serie di accuse. Dice il questore:! 'Non c'è stato nulla di rilevante e il Ministero ha prosciolto del tutto il dott. De Longis. C'è stata, invece, una congiura: alcuni, qui in questura, hanno voluto che andasse via-. E ora sono contenti che sia arrivato lei? «JVon lo so ancora, devo parlare con gli uomini'. Vincenzo Tessandori

Persone citate: Alfonso Serino, De Longis, Francesco Coco, Guido Rossa, Mario Sossi, Piero Costa, Pietro De Longis, Serino