Ora i calcoli biliari fanno meno paura

Ora i calcoli biliari fanno meno paura I nuovissimi farmaci «dissolventi» Ora i calcoli biliari fanno meno paura Sino a pochi anni fa si doveva intervenire chirurgicamente, adesso possono essere eliminati con le medicine Gli uomini (ed in special modo le donne) del giorno d'oggi hanno la sfortunata prerogativa di essere i maggiori fabbricanti di calcoli biliari che la storia ricordi; ma, al tempo stesso, godono dello storico privilegio di poterne guarire — In alternativa all'antica, benemerita ma dispotica regola del bisturi — con cure mediche finalmente razionali Fabbricano calcoli biliari gli uomini ed ancor più (secondo il pesante rapporto 1:2) le donne; li fabbricano certi soggetti «a speciale rischio» e li fabbricano, i tanti colpevoli del comunissimo quadruplice errore alimentare «troppe calorie, troppo colesterolo, troppi idrati di carbonio raffinati e troppo poche fibre vegetali a tavola» (probabilmente cumulando anche i negativi effetti dell'immancabile stress e dell'onnipresente sedentarietà di vita). L'errore di base, che conduce alla formazione di calcoli biliari di colesterolo, è nel mondo, distribuito secondo imperturbabili leggi etnico-genetico-geografiche (che vanno dal «calcolosi-zero» dei Masai e delle popolazioni africane orientali al «calcolosi nel 75% della popolazione femminile» nelle donne indioamericane del sud e del nord oltre i 30 anni, sino al «calcolosi in continuo crescendo» per i nostri paesi): e si concreta, da noi, in forse 5 milioni di sofferenti di «dispepsia biliare», in decine di migliaia di interventi chirurgici ed in un numero di ricoveri ospedalieri per calcolosi (semplice o complicata) ben 5 volte maggiore di quello per malattie di fegato. E' quindi vera l'impressione — che si ricava tutti i giorni dalle mille spicciole testimonianze di coliche, di dispepsie, di ombre di calcoli inseguite sulle speciali radiografie e poi dalle infinite domande su «chirurgia oppure farmaci nuovi?» — che siamo ormai proprio una generazione di «biliari litogeni», gran produttori — per futili quanto inevitabili motivi — di pietre biliari al colesterolo. Ma, per fortuna, oggi, ci sono i «farmaci dissolventi», col loro straordinario potere di quasi «chirurgia senza bisturi» della calcolosi. In questi giorni, al «V Simposio Internazionale sugli acidi biliari» (Cortina d'Ampezzo 15-17 marzo), i più qualificati studiosi dell'argomento, italiani (Labò, Dioguardi, Barbara, Cheli, Scuro) e stranieri (Hoffmann, Dowling, Fromm, Sa-, len, Schoenfield, Stiehl, Thistle, von Bergmann," Tygstrup), in una serie di incontri di alto livello scientifico, hanno espresso in loro ufficiale consenso alla cura medica — e forse anche alla prevenzione della calcolosi biliare con l'acido chenodesossicolino e con l'acido ursodesossicolico (quest'ultimo, identificato nel 1910 nella bile dell'orso polare, rimasto semplice «curiosità» sino a pochi anni fa e poi sintetizzato, risulta persin più efficace e ancor meglio tollerato del primo). Con questi farmaci (a base di acidi biliari essenziali per la complessa funzione biliare), il medico è in grado di ridurre la «sovrasaturazione in colesterolo della bile», che è la caratteristica fisico chimica del malato e del candidato alla calcolosi. Per risolvere — sintomaticamente, s'intende — la «dispepsia biliare» (cefalea, torpore post-prandiale, pesantezza al fegato, meteorismo etc.) possono bastare un paio di settimane di blanda cura; per la «dissoluzione» dei calcoli occorrono, invece, almeno sei mesi di terapia a dose piena. Non tutti i calcoli, s'intende, cedono a questa terapia (solo i calcoli di colesterolo, cioè circa l'80%): e certamente non tutte le dispepsie (ma solo quelle veramente e dimostratamente «biliari»). Quali sono le persone a «speciale rischio» di calcolosi biliare? L'elenco comprende l'obeso, il diabetico, il soggetto a nota familiarità calcolotica biliare; la donna (che, per natura, ha bile più povera di acido desossicolico), specie se di mezza età, pluripara e/o in trattamento con pillola anticoncezionale (la terapia con estrogeni raddoppia il rischio calcolotico, mentre la «minipillola», a basso contenuto di estrogeni, aumenta solo di poco il rischio); e poi la massa dei relativamente ignari colpevoli di quel tal quadruplice errore alimentare di cui abbiami detto. Per tutti questi — oltre alla fondamentale regola dell'igiene di vita e di alimentazione e del controllo medico — potrebbe davvero valere il concetto della profilassi farmacologica con acido cheno o ursodesossicolico? Ezio Rimetto

Persone citate: Cheli, Dioguardi, Dowling, Ezio Rimetto, Fromm, Hoffmann, Masai, Scuro, Sino

Luoghi citati: Ampezzo