Uccisero l'industriale che avevano rapito quando gli cadde la benda e li riconobbe di Adriaco Luise

Uccisero l'industriale che avevano rapito quando gli cadde la benda e li riconobbe Cinque spietati banditi processati all'assise di Avellino Uccisero l'industriale che avevano rapito quando gli cadde la benda e li riconobbe nostro servizio particolare AVELLINO — Alle Assise di Avellino si è rivissuto ieri un agghiacciante episodio di cronaca, un feroce fatto di sangue compiuto dalla delinquenza organizzata: davanti ai giudici gli assassini dell'industriale Michelangelo Ambrosio, 49 anni, tre figli, ucciso durante la prigionia malgrado la famiglia avesse sborsato per il riscatto 600 milioni. Alla sbarra dieci imputati, mentre un altro viene giudicato in contumacia. Cinque sono accusati dello spietato delitto avvenuto durante il trasferimento dell'ostaggio da una «prigione» all'altra. All'industriale, durante il tragitto, cadde la benda e incautamente lasciò capire di aver riconosciuto i rapitori, segnando cosi la sua condanna a morte. Sul banco degli accusati sono Ciro Alaia, 38 anni; Giovanni De Vivo, di 33; Raffaele Catapano, di 32; Biagio Garrone, di 50; Pasquale Franzese, di 35 (esecutori materiali del crimine), nonché Franco Ambrosio, di 23 anni; Domenico Sirica, di 36; Achille Giugliano, di 37; Biagio Bifulco. di 23 e Ciro Lauri, di 31: Alaia, De Vivo e Catapano sono imputati anche dell'uccisione di Luigi Aurìcchio, di 46 anni, un boss di Somma Vesuviana loro complice, as¬ sassinato a colpi di mitra in un agguato il 26 febbraio dello scorso anno. L'uomo aveva disapprovato la soppressione dell'ostaggio. Occorre aggiungere anche che Alaia, Catapano, De Vivo e Garzione sono coinvolti nel rapimento del banchiere salernitano Mario Amabile, Tra gli imputati assente Biagio Garzione, il bandito che avrebbe avuto un ruolo determinante nelle indagini. il quale ha preferito rimanere in carcere. Domenico Sirica era tenuto fuori dal gabbione, La vedova dell'industriale, Giuseppina Bifulco, e la figlia di 14 anni. Margherita, hanno affidato all'avv. Massimo Preziosi, sindaco di Avellino, il compito di costituirsi parte civile. Le fasi più drammatiche della vicenda sono state rievocate dal presidente, Antonio Vetrano. Una relazione protrattasi per oltre un'ora. Michelangelo Ambrosio, figlio di un avvocato e nipote di un altro magistrato, titolare di un'azienda molitoria, ritenuto uomo facoltoso e benestante, venne rapito la sera del 13 marzo '77. Nelle trattative con la famiglia i banditi chiesero dapprima un riscatto di due miliardi; sembra però che le pretese scendessero successivamente intorno ad un miliardo. Diedero la prova che l'ostaggio era vivo e la moglie sborsò in due rate 600 milioni. Secondo la ricostruzione fatta dal giudice istruttore Dipersia, l'industriale venne soppresso dopo il pagamento delle prime due rate. I banditi, non potendo fornire la prova che era vivo, interruppero i contatti con la famiglia. La banda venne identificata dopo mesi di pazienti indagini per alcuni passi falsi compiuti dai malviventi. Alcuni di essi versarono in banca il denaro «sporco», altri acquistarono appartamenti, lussuose macchine con le banconote del riscatto. La salma della vittima venne rinvenuta nove mesi dopo il sequestro, dopo che tutta la «gang» era stata catturata. L'industriale fu trovato crivellato di colpi, sepolto sotto un metro e mezzo di terra, in una zona boschiva nei monti dell'Irpinia. Adriaco Luise

Luoghi citati: Avellino, Somma Vesuviana