SCOMPARE UN EREDE DI DIAGHILEV, UN PROTAGONISTA DEL BALLETTO MODERNO di Luigi Rossi
SCOMPARE UN EREDE DI DIAGHILEV, UN PROTAGONISTA DEL BALLETTO MODERNO SCOMPARE UN EREDE DI DIAGHILEV, UN PROTAGONISTA DEL BALLETTO MODERNO Massine, un mago dell' avanguardia coreografica Leonide Massine, uno degli ultimi sopravvissuti della favolosa stagione dei Ballets russes, è morto nella piccola città tedesca di Borken. a cinquant'anni dalla scomparsa del suo grande scopritore Diaghilev. Era stato proprio il geniale talent scout del balletto contemporaneo a incontrarlo a Mosca, quando Massine era ancora incerto sulla strada da intraprendere, dopo primi successi come attore e studi di danza con Gorskial Bolscioi. Appena diciottenne, nel 1914, debuttava a Parigi come protagoni-' sta nella Legende de Joseph e il suo precoce talento coreografico era subito riconosciuto l'anno successivo con Le soteil de la nuit, una suite di danze russe creata sotto l'influenza del pittore Larionov. Da allora la sua creatività è continuata, in misura straripante per oltre mezzo secolo, ed ha interessato tutte le dimensioni della ricerca e tutte le compagnie del mondo. Dalla russicità del primo Diaghilev, Massine è passato alla stagione italiana e spagnola, sempre sotto l'egida dei Ballets russes con Le donne di buon umore di Scarlatti-Tomasini e Le tricorne di De Falla. La commedia dell'arte e la solare gitaneria che apprese direttamente in Andalusia dallo zingaro Felix, furono due componenti a lui carissime. Ma Diaghilev lo incalzava con l'estetica della continua novità e dello stupore che aveva suggerito al suo portavoce letterario Cocteau con la semplice esortazione étonne-moi. E Massine, con due delle maggiori personalità dell'avanguardia parigina dell'epoca, Erik Satie e Pablo Picasso, creò nel 1917 lo strepitoso sberleffo di Parade, che scatenò una storica bagarre al Théàtre des Champs-Elysées. Esaurita l'intensa stagione diaghileviana (con i Ballets russes Massine fu anche a Torino nel 1926-27 con Tri-* corno e Après midi d'un faune), la grande diaspora del balletto che ne segui, vide il coreografo poco più che trentenne in pieno rigoglio creativo e con la ferma intenzione di non legarsi più ad alcuna delle numerose compagnie che avevano raccolto la difficile eredità dei Ballets russes. Lavorò al Metropolitan di New York, all'Opera di Parigi, alla Scala di Milano, ove nel 1932, con un sorprendente Revirement, tornò al vecchio ballo all'italiana con Belkis di Respighi. Agli Anni Trenta appartiene anche uno dei più interessanti esperimenti di Massine. quello dei balletti sinfonici; con Choreartium, musica di Brahms. Sinfonia fantastica di Berlioz e la Settima sinfonia di Beethoven. Il coreografo-attore invadeva un po' il campo del suo collega e connazionale Balanchine, sempre evitando peraltro la pura astrazione. Ma la for- mula non riusciva a imprigionarlo e la vecchia vocazione narrativa e di grande danzatore di carattere riprendeva il sopravvento con un altro suo capolavoro, e Gaieté parisienne, su musica di Offenbach, creato nel 1938. Anche il cinema non poteva non interessare questo strenuo sperimentatore di ogni dimensione dello spet taco.Cosl restano memora bili le sue coreografie e la sua diretta partecipazione ai Racconti di Hoffmann, a Scarpette rosse in area anglosassone e il ritorno ai temi italiani in Carosello napoletano diretto nel 1954 da Ettore Giannini. Qui Massine riproponeva Pulcinella, la prediletta maschera che aveva portato in balletto nel 1920 su musica di Stravinski, e con scene di Picasso. I legami di Massine con l'Italia sono stati sempre molto stretti. Oltretutto passava la maggior parte dell'anno nell'incantevole Isola dei Galli di fronte a Positano. Da ricordare, tra i suoi lavori italiani del dopoguerra, almeno il suo singolare mistero coreografico Laudes evangelii, creato alla Sagra Musicale Umbra del 1952 e la formazione della Compagnia del balletto europeo al Festival di Nervi nel 1960. Luigi Rossi Leonide Massine danza la «Sinfonia fantastica» di Berlioz
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