Il governo

Il governo Il governo (Segue dalla 1 ' pagina) parvenza di democrazia, una repressione sistematica ma non appariscente potranno consentire a Sadat di affrontare senza preoccupazioni i problemi che la pace non potrà risolvere di colpo? La politica àeìì'infitah (porta aperta) non ha dato i risul- tati sperati, negli ultimi sei anni i prezzi sono saliti del 120 per cento e le rapine del mille per cento. Gli aiuti internazionali «non riescono nemmeno a stabilizzare l'incidenza delle spese belliche sul bilancio». Nonostante il recente^ «boom» petrolifero l'Egitto rimane il Paese più povero del mondo arabo. La produzione nazionale cresce del 3 per cento l'anno e la circolazione valutaria del 21 per cento. Il reddito medio pro-capite supera di poco i 200 dollari l'anno, l'inflazione sfiora il 50 per cento. La «grande Cairo», che assorbe il 25 per cento degli egiziani (ogni anno nascono un milione di bimbi), è una Calcutta africana che potrebbe scoppiare da un momento all'altro. Certo, dopo la pace l'Egitto potrà vendere ad Israele riso, cotone, tessuti eccetera. Al Cairo si dice che. una volta recuperati i pozzi, la produzione petrolifera raggiungerà il milione di tonnellate quotidiane (la metà del Kuwait). Dopo la pace non sarà più necessario mantenere sotto le armi quasi 800 mila uomini: potranno essere meglio utilizzati per bonificare il Sinai. Ma gli economisti ammoniscono di non illudersi troppo. Ci vorranno almeno dieci anni perché l'Egitto possa risollevarsi. Per il momento è «una piramide di debiti» e rischia di sprofondare se. come sembra, verranno meno gli aiuti dei ricchi Paesi del Golfo una volta firmata la pace. Tutto il mondo arabo è in subbuglio, le accuse di tradimento a Sadat si susseguono da una capitale all'altra. Arafat minaccia «bruceremo tutto il petrolio arabo che verrà mandato all'Egitto»; le sanzioni decise al vertice di Baghdad il 2 novembre scorso verranno presto applicate: non più sussidi dall'Arabia Saudita. Sennonché il Rais è convinto che gli S.U. non possono lasciare sprofondare l'Egitto- II «prezzo della pace» dovrà pagarlo soprattutto l'America alla quale Sadat chiede un nuovo «piano Marshall» sotto forma di crediti per miliardi di dollari; 300 aviogetti «F-16». migliaia di carri armati, missili antiaerei e terra-terra. Cosi come Israele. l'Egitto chiede agi; Usa di essere riconosciuto «pilastro della sicurezza rud Medio Oriente». La pace ha un prezzo per tutti, ha detto ieri il primo nnnistro egiziano Khalil. ma il più alto lo pagherà l'Egi o che rischia di rimanere iso to nel mondo arabp. . Igor Mar,

Persone citate: Arafat, Sadat