Il governo israeliano ha approvato i punti in sospeso: la pace è pronta di Igor Man

Il governo israeliano ha approvato i punti in sospeso: la pace è pronta Esultanza e incredulità nelle capitali israeliana e egiziana Il governo israeliano ha approvato i punti in sospeso: la pace è pronta I due nodi finali sciolti dal ministero Begin riguardavano il petrolio del Sinai e lo scambio degli ambasciatori - Soddisfazione di Carter, informato per telefono dal premier d'Israele - Prevista per la prossima settimana la firma del trattato di pace a Washington DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE GERUSALEMME — Con 15 si, nessun voto contrario, un astenuto (il ministro dell'Educazione Hammer; quello dei Trasporti Landau a metà seduta se n'è andato), il governo israeliano, dopo sei ore di dibattito, ha approvato ieri «i due punti in sospeso»: quello del petrolio e quello dello scambio degli ambasciatori. Al termine della riunione, Begin ha detto ai giornalisti di avere informato per telefono «della positiva decisione del governo» il presidente Carter, «che mi ha manifestato la sua soddisfazione». Petrolio: l'Egitto si impegna a fornire a Israele il greggio al prezzo di mercato, in ogni caso gli americani assicureranno 1 rifornimenti per 15 anni. Ambasciatori: lo scambio avverrà dieci mesi dopo la firma del trattato, cioè dopo un mese dal primo ritiro israeliano dal Sinai. Ma Israele anticiperà di due mesi i tempi dell'evacuazione, lasciando El Arish. Domenica il Consiglio dei ministri si riunirà ancora per esaminare l'intera bozza del trattato di pace: sarà all'ordine del giorno anche il problema dell'autonomia in Cisgiordania e Gaza. Forse, ha aggiunto Begin, ci vorranno due o tre sedute ma tutto lascia supporre che il primo ministro la spunterà di nuovo. Si marcia, dunque, verso la pace, eppure più che lietezza si raccoglie in giro incredulità. Divisi tra apprensione e speranza, gli israeliani celebrano la festa del Purim sfilando in maschera, ballando per le strade in una sorta di stordimento collettivo. Il 19 novembre del '77, quando Sadat venne a Gerusalemme, l'atmosfera era ben diversa: la pace sembrava fatta. E tutti inneggiavano felici alla «nuova era» che stava per aprirsi. Ora che la nuova era è veramente prossima, l'uomo della strada sembra non riesca a realizzare la grandiosità dell'evento: sedici mesi di delusioni, di aspre parole, infine la suspense degli ultimi giorni hanno finito col logorare i nervi degli israeliani. E, poi, gli avvenimenti sono "voluti in un crescendo inimrl.uginabile. Martedì pomeriggio, nel momento in cui Carter lasciava Tel Aviv, pochi o nessuno credevano che sarebbe riuscito a far fiorire il ramoscello di olivo. Sicché, quando, la sera, è arrivata dal Cairo la »buona novella», all'entusiasmo iniziale è subentrato un sentimento di incredulità. C'è da dire, inoltre, che per un popolo abituato a vivere durante trent'anni con l'arma al piede non è facile assuefarsi all'idea della pace con tutto quello che essa comporta. In un piccolo bar vicino alla piazza Sion, un gruppo di sol dati — dei veterani coi capelli grigi — bevono birra, agitano campanelli. Celebrate il Pu rim o la pace? «Abbiamo visto tante guerre. Quando il governo mi dice di andare in guerra, io ci vado. Se ora mi dicono di andare verso la pace, ebbene io ci vado». Tre studenti, due ragazzi di 18 anni e una ragazza di 19. discutono animatamente. I maschi dicono che «è da criminali dare il petrolio e la sicurezza in cambio di un pezzo di carta» ma Nanette (è il nome della studentessa) replica con passione: «Troppa gente è morta, troppa. Se non fosse venuta la pace sarebbe finita in un massacro»; afferra la chitarra e intona una canzone squillante e malinconica insieme. E' una canzone che si chiama «Shalom». la cantavano i giovani nel 1970 al tempo dell'approvazione del «piano Rogers». Poi cadde in disuso ed è la prima volta, dopo tanti anni, che Ir sento cantare: «Quando verrà la pace — la squadra di calcio egiziana ci batterà a Tel Aviv — quando verrà la pace andremo in treno a Damasco, andremo a \ ssmpip«sbmèasns sciare in Libano. —"Lasciate sorgere il sole, illuminare il mattino. — Non mormorate preghiere — ad altissima voce intonate canti di pace». Il proprietario del locale sorride: «Forse non andremo a Damasco e in Libano, almeno per un bel po', ma un viaggio al Cairo me lo voglio fare. Sono trent'anni che soffro di claustrofobia». Anche al Cairo l'atmosfera è sobria. I giornali non sono affatto trionfalisti. Ma questo si spiega con le preoccupazioni di un personaggio shakespeariano come Sadat. Il Rais l'sa benissimo che la pace" non può guarire in un sol colpo l'Egitto da tutti i suoi mali. Sa benissimo che non sarà facile passare dal «Kalam /adi», il sistema «delle cose che si dioono». alle opere concrete. Lo: sa da tempo e da tempo ha cercato di premunirsi per parare gli inevitabili contraccolpi che faranno seguito all'euforia popolare, il giorno in cui la pace sarà firmata. Una i Igor Man (Continua a pagina.2 in terza colonna)

Persone citate: Begin, Hammer, Kalam, Landau, Purim, Rogers, Sadat