L'equivoco del velo di Luigi Firpo
L'equivoco del velo L'equivoco del velo E'Jtutto nero, in realtà, lo chador delle donne persiane, il velo che scende fino a terra,, coprendo non solo braccia e. piedi, ma anche il volto. Esso però, nella rivoluzione islamica dell'Iran, ha svolto una funzione duplice, tanto significativa quanto contraddittoria. Quando il Paese insorse contro lo Scià con quella marea di dimostrazioni popolari che finì per travolgere il regime simboleggiato dal Trono del Pavone, si videro le dpnne scendere in piazza a migliaia avvolte nel tradizionale velo, e forse gli ayatollah imbevuti di rigorismo coranico si illuseror credendo che madri, spose e ragazze manifestassero in quel modo la loro impazienza di restaurare l'austerità, la segregazione, la sudditanza totale della donna al maschio come un ideale di vita cui non erano disposte a rinunciare. Abituati a guardare in alto, verso le guglie dei minareti, a quegli austeri religiosi dev'essere sfuggito che, sotto al ripristinato chador, le dimostranti portavano stivali, jeans, minigonne, camicette, e non si resero conto che il velo non rappresentava per loro, in quei frangenti, un abbigliamento, bensì una bandiera. Esso fu in quei giorni il simbolo del rifiuto dell'introduzione violenta di costumi stranieri, di consumismi forsennati, di sperperi faraonici, in un Paese che voleva crescere restando tuttavia fedele a se stesso. E poiché nel 1935 il padre dello Scià fuggiasco, da ruvido, soldataccio qual era, non contento di abolire il velo, aveva ingiunto ai suoi armigeri di strapparlo a forza dal volto di quante si ostinassero a portarlo, si spiega questa esibizione recente, simbolo di ostilità verso la dinastia Pahlavi, ma anche della libertà di vestirsi come si vuqlq. ^ ■ Ma 'da quando"Khomeini, mercoledì scorso, ha dichiara'to che «essendo la donna un' essere umano degno di rispetto e non una bambola imbel¬ lettata» doveva apparire in pubblico decentemente vestita con tanto di velo, le manifestazioni femminili di protesta si susseguono, anche se bande di fanatici aggrediscono con coltelli e bastoni i cortei di migliaia di donne (tutte senza velo), feriscono, insultano, strappano i cartelli che proclamano «Non è il velo che fa la donna onesta» o «Il velo autentico è la purezza del cuore ». Ma le coraggiose donne persiane non si piegano, decise a lottare fino alla conquista, dell'uguaglianza senza discriminazioni. Fino a ieri 1.700.000 donne lavoravano in Iran nelle professioni e negli impieghi,, e adesso più di metà ha perso il posto; negli uffici non si entra senza velo; mostrar le braccia nude è reato come bere alcol o mangiar carne di, maiale; le scuole miste sono state soppresse ed è stata abolita la legge del '63, che limitava la poligamia maschile e il. ripudio ad arbitrio del marito: «Non è un ordine», ha detto Khomeini, facendo marcia indietro «ma un dovere^prqnto però a impegnare tuttala forza dello Stato per far rispettare i doveri religiosi; e ancora: «Noi vogliamo salvare le donne dalla corruzione, non vogliamo clie diventino un giocattolo nelle mani dei giovinastri». Non gli passa per la mente che dovrebbe lasciar che le donne badino a se stesse, e darsi da fare invece per ridurre il numero dei giovinastri. Può darsi che ^'ayatollah sria mormorando nella sua 'barba contro l'incostanza femminile e quel capriccio di andar tutte, appena ieri, col velo e, oggi, tutte senza. C'è solo da sperare per il suo travagliato Paese che egli capisca al più presto che le donne esprimono, ieri col velo, oggi a volto scoperto, la stessa volontà di uscire dall'arretratezza e dall'oppressione, decise a conquistare dignità e libertà. Luigi Firpo
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