Tregua nella guerra dello chador Il clero Iraniano è più conciliante di Jean Gueyras

Tregua nella guerra dello chador Il clero Iraniano è più conciliante «Marcia indietro» degli ayatollah dopo le dimostrazioni delle donne Tregua nella guerra dello chador Il clero Iraniano è più conciliante Polemiche sulle modalità del referendum del 30 marzo tra monarchia e repubblica islamica NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE TEHERAN — E' ufficiale: il referendum si svolgerà il 30 marzo prossimo. Come si temeva, la consultazione avrà un carattere plebiscitario: gli iraniani saranno chiamati a rispondere ad una sola domanda: Volete che la monarchia venga sostituita da una Repubblica islamica'.'». Per evitare confusioni nella «buona scelta», i ..benpensanti» introdurranno nell'urna una scheda verde, colore dell'Islam, i ..malpensanti» una rossa, simbolo del comunismo. L'ayatollah Shariat Madari, noto per le sue idee moderate, si è subito rivoltato contro questo reterendum in una dichiarazione al giornale Kayhan, e ha sottolineato che sarebbe stato più giusto porre al popolo la domanda: «Quale regime volete? In questo modo — ha detto — avremmo dimostrato al mondo che la libertà d'opinione esiste nel nostro Paese, e aleremmo dato a tutti gli iraniani la possibilità di esprimere la loro opinione, vanificando così qualsiasi campagna antipopolare contro la consultazione del 30 marzo». Venerdì scorso Khomeini ha dato il via alla campagna per il referendum invitando gli iraniani a votare in massa per la Repubblica islamica. Nel suo discorso, più volte trasmesso dalla radio e dalla televisione, il leader spirituale ha messo in guardia i fedeli contro «quanti vogliono distogliere la nazione dalla vìa dell'Islam che la nazione ha già scelto». Negli ambienti vicini al governo si smentisce seccamente che il premier Bazargan, che era andato a Qom, dove risiede l'ayatollah, con i sette membri più importanti del governo, abbia mai pensato di dare le dimissioni. «Non c'è mai stato un vero conflitto fra Bazargan e Khomeini». Ma tutti qui parlano di continui contrasti fra un governo che «gestisce ima rivoluzione fatta da altri» e i Comitati Khomeini, i cui compiti e le cui prerogative si sono notevolmente estesi in assenza di un vero Stato. Come si potranno comporre questi contrasti? Nessuno sa rispondere a questa domanda; si assicura invece che Khomeini ha promesso di dare istruzioni affinché i Comitati non ostacolino più l'azione del governo. Su questa affermazione molti osservatori sono scettici: secondo loro, lo stesso ayatollah non ha molta influenza sui Comitati, capeggiati da mullah integralisti. Altri sostengono che. dopo tutto, questi mullah applicano semplicemente il pensiero" del patriarca di Qom. Un altro passo falso è all'origine della questione del velo obbligatorio per le donne, una questione che da cinque giorni ha assunto una dimensione nazionale di primo piano. Tutto è incominciato mercoledì scorso, quando l'ayatollah ha affermato che la donna, essendo «un essere limano degno di rispetto e non una bambola truccata», doveva uscire soltanto decentemente velata. Di fronte alle proteste suscitate da questa dichiarazione, l'ayatollah ha fatto marcia indietro una seconda volta, affermando che l'abito islamico non era «un ordine, ma un dovere religioso», e' condannando severamente quanti, giovedì, avevano importunato le donne che avevano protestato contro questa «raccomandazione». Ma gli inviti alla moderazione lanciati da Qom non sono stati completamente seguiti. Sabato, donne che a piccoli gruppi andavano al Palazzo di Giustizia per protestare contro l'imposizione del velo sono state molestate da commando islamici ben organizzati. Piene di dignità, decise e silenziose hanno fatto fronte con coraggio alle provocazioni ed ai gesti di violenza. Malmenate e sospinte dai commando islamici, insultate volgarmente dagli attivisti musulmani che le accusavano di essere «bambole dei Palliavi» e «prostitute di bassa lega», hanno continuato la loro, marcia verso il Palazzo di Giustizia dove i guardiani della rivoluzione, cioè i miliziani armati dei Comitati Khomeini. hanno disperso gli aggressori. Altri cortei hanno avuto meno fortuna e sono stati dispersi da gruppi armati di coltelli e bastoni: molte manifestanti sono rimaste ferite. Nell'immensa hall del Palazzo di Giustizia le donne hanno votato una serie di risoluzioni che chiedono, superando il problema del velo, la completa uguaglianza fra uo-, mini e donne. Sabato sera le dichiarazioni concilianti dell'ayatollah Taleghani, benché ambigue, hanno contribuito a distendere l'atmosfera. Visibilmente imbarazzato, il capo religioso di Teheran ha assicurato che una Repubblica islamica non' considererebbe le donne cit-. tadine di seconda classe, e che le osservazioni di Khomeini rappresentavano un auspicio «piuttosto che un ordine». Dichiarazioni che non hanno convinto nessuno, ma sono stale interpretate da molte donne come la prova del fatto: che la lotta ha ottenuto qualche risultato, obbligando il clero a soprassedere sui suoi progetti. Una nuova marcia di protesta prevista per ieri è stata annullata, e sostituita con un raduno di massa nel campus dell'università. E' chiaro che le organizzatrici del movimento si ritengono per ora soddisfatte dei primi risultati ottenuti, e chei vogliono innanzitutto evitare che il movimento venga interpretato come antirivoluzionario. Soprattutto, non vogliono mettere nell'imbarazzo il governo Bazargan, nel quale vedono un'ancora di salvezza contro le iniziative degli integralisti musulmani. Domenica il giornale Ayandegan ha riportato le dichiarazioni della maggior parte delle mogli dei ministri di Bazargan, che affermavano di non portare, e di non aver intenzione di portare il velo. Ieri un gruppo dì donne, una delle quali armata di pistola, un'altra di coltello, ha attaccato l'auto sulla quale viaggiava Zadeh Ghotbzadeh, direttore della radio iraniana, durante la dimostrazione. Le guardie di Ghotbzadeh hanno sparato in aria, le attaccanti sono scappate su due minibus. La scrittrice Simone de Beauvoir partirà venerdì prossimo per Teheran per unirsi alle dimostrazioni delle femministe contro lo «chador». Lo afferma l'agenzia egiziana Mena citando «fonti informate». Jean Gueyras Copyright Ix Monde e per l'Italia La Stampa

Persone citate: Khomeini, Simone De Beauvoir, Zadeh Ghotbzadeh

Luoghi citati: Italia, Teheran