Un erede ricorda il grande fisico di Ennio Caretto

Un erede ricorda il grande fisico Tullio Regge, dell'Università di Torino, ha ricevuto il premio Einstein Un erede ricorda il grande fisico I suoi studi sull'urto tra particelle ad altissime energie e sulla stabilità dei buchi neri gli hanno dato fama mondiale - «Quella di Einstein fu una vera rivoluzione culturale — dice Regge —, i suoi interessi scientifici derivano da una fede assoluta nella razionalità della natura» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE 1 PRINCETON — II premio Einstein — una massiccia medaglia d'oro che mostra con piacere — è stato assegnato quest'anno a Tullio Regge, titolare della cattedra di relatività alla facoltà di Scieme di Torino. Non a caso, la fondazione Levine Strauss ha atteso il centenario della nascita del grande fisico per dare un riconoscimento formale allo studioso piemontese. Isuoi lavori sull'urto tra particelle ad altissime energie, gli altri sulle loro simmetrie e i loro gruppi, e quelli sulla stabilità dei buchi neri l'hanno collocato tra gli eredi di Einstein. Al simposio dell'Institute of advanced studies a cui hanno assistito anche 19 premi Nobel, gli italiani Arnaldi e Segrè, e una sorprendente delegazione cinese, Regge è stato uno dei protagonisti. Dopo 25 anni, Princeton ha accolto con rammarico la sua decisione di allentare i legami che li uniscono, per concentrarsi sull'insegnamento e la ricerca in Italia. «Era una scelta obbligata — dice Regge —. Devo molto alla scienza americana, compreso il mio primo premio, quello Dannie Heinemann per la fisica matematica del '64. Ma gli studi e i compiti che mi attendono nel nostro Paese sono molto stimolanti». Tullio Regge siede nel salotto della villa che sta per abbandonare, poco lontano dalla vecchia casa di legno di Albert Einstein, dove Helen Dukas. l'ex segretaria dell'uomo «le cui teorie hanno riplasmato l'universo-, continua a portare fiori tutti i giorni. Alle sue spalle, c'è un pianoforte al quale egli suona Bach, e dalla vetrata, oltre il giardino, si scorge uno degli storici campi di battaglia di George Washington. Lo scienziato è un gigante dai capelli rossi che ha mantenuto la cadenza piemontese e nutre uno straordinario attaccamento per Torino, «dove ho studiato — dichiara — dall'asilo alla Madonna del Pilone fino all'università». La passione per la fisica, che definisce - una monomania", lo accompagna da ragazzo. «Da mio padre, un autodidatta che diventò geometra, presi il bernoccolo della matematica. Ma ero un pessimo studente, alla maturità mi rimandarono in tedesco e in scienze. Peci bene solo all'università, con Lev Wattaghin prima e Mario Verde poi». Laureato anche a Rochester e a Princeton, Tullio Regge ha dedicato tutte le sue energie, in quest'ultimo quarto di secolo, allo sviluppo di quella che chiama «la rivoluzione einsteiniana^. «Giunsi all'Institute of advanced studies una settimana dopo la morte di Einstein — ricorda —. Il peso della sua perdita era quasi tangibile, con lui era scomparso uno dei massimi pensatori di tutti i tempi, il pioniere dell'età moderna». Da una città sonnolenta e paludata, nido, come commentava, «di insignificanti semidei*, scossa solo dalle lotte dei -townies* contro i -govmies*. dei giovani indigeni cioè contro gli studenti e professori, Einstein aveva avviato un processo di rinnovamento destinato a propagarsi nel tempo e nel mondo. «Coloro che lo avevano conosciuto mi parlarono di lui come di uno scienziato e di un filosofo insieme: e in realtà, la svolta da lui impressa alla fisica, con le teorie ristretta e generale della relatività e coi suoi contributi alla teoria quantistica, ha modificato tutto il nostro scenario intellettuale». Quanto all'abuso della parola -genio*. Regge non vede «come si possa etichettare altrimenti uno studioso che per vent'anni è stato al crocevia della scienza e dell'indagine del pensiero». «La sua grandezza non sta solo nel numero di problemi che risolse ma altresì nella vastità di quelli che prospettò». Afa Regge, il quale ha - respirato relatività* dal giorno in cui ha acquisito coscienza della propria vocazione, ritiene che Einstein più di ogni altro, «più di Freud, più di chi ci governa», «ci abbia cambiati». «Considero la sua una vera rivoluzione culturale» —spiega — «e quindi anche politica, di cui l'impegno sociale, il pacifismo, l'anticonformismo individuale non sono che aspetti esteriori. La sua visione filosofica si ricollega a quella di Spinoza, i suoi interessi scientifici derivano da una fede assoluta nella razionalità della, natura. Egli ci ha insegnato che le leggi naturali sono semplici e simmetriche. Il suo metodo di lavoro consisteva nel cercare le dissimmetrie nelle loro formulazioni, nel rimuoverle, nel costruire un principio generale, e nell'enunciare i criteri osservativi per controllarlo». «I due messaggi fondamentali dell'opera di Einstein» — sottolinea lo studioso piemontese — «sono da un lato che questa percezione estetica deve guidarci nella valutazione dei dati empirici offerti dalla tecnologia avanzata dei nostri laboratori: e dall'altro che anche le costruzioni scientifiche hanno un carat- e possono essere .nel corso del tere storico modificate tempo». Secondo Regge, una precedente rivoluzione a cui quella einsteiniana può essere paragonata è la rivoluzione galileiana. E ciò non solo per certe analogie: Galileo, ad esempio, formulò la teoria che il peso del corpo è proporzionale alla sua massa, e nella caduta l'accelerazione è la stessa per tutti i corpi, nonché la teoria che tutti i sistemi in moto uniforme l'uno rispetto all'altro sono indistinguibili, teoria conosciuta come la relatività galileiana. «Il paragone è vali- ! do anche per altri versi. Sia Galileo che Einstein hanno I trasformato il nostro modo di pensare, e le loro scoperte hanno condizionato il camminò della civiltà. La vita di tutti i giorni oggi è quello che è anche grazie ad essi. Einstein lo si ritrova nell'intera tecnologia moderna: senza di lui, non ci sarebbero gli acceleratori per i raggi X, i betatroni, l'energia atomica, i computers e via di seguito». Fisico di rinomanza internazionale è anche la moglie di Tullio Regge, Rosanna Cester, «di cui — riferisce — mi innamorai alla stazione ferroviaria di Rochester, nel '54, il giorno stesso che andai ad accoglierla al suo arrivo dall'Italia, senza conoscerla». Rosanna Cester ha lavorato con Fermi, e tra i due coniugi l'accostamento dell'inventore della bomba atomica a Einstein è] inevitabile. «Einstein procedeva subito al generale, con una straordinaria potenza intellettuale — dichiara Regge —. Nel suo lavoro vi era qualcosa di profetico, da lui è scaturita la fisica sperimentale moderna. Einstein aveva una componente d'artista, non si preoccupava se i dati concreti non provavano la fondatezza delle sue deduzioni. Fermi appartiene all'epoca successiva, quella della verifica costante con l'esperienza, possedeva un fondo tecnocratico, era abilissimo nella sistemazione dei dati e nei passaggi alle fasi successive. Einstein non avrebbe mai schiacciato un bottone, mentre Fermi lavo"rava sempre sul concreto. Persino quando esplose la prima bomba, volle che fossero lasciati cadere dei pezzetti di carta per vedere come il vento li avrebbe spostati». Con qualche accento polemico, Tullio Regge individua infine in Albert. Einstein «l'uomo che smentì certi errori del^ neoidealismo». «Nessuno, più di lui, ha sconfessato quello che io considero un contributo negativo di Croce, ossia l'asserzione che la scienza è uno pseudo-concetto. Ein-1 Stein impersonò e al tempo stesso superò, perché rifiutò di riconoscerle come separate, le due culture di cui ha scritto Snow. Fu un grande umanista, interprete di due mondi che talvolta ancora oggi ci ostiniamo a tenere divisi, specialmente nelle scuole. A parere di Regge, di Einstein resta molto da scoprire. Le conferme della sua visione continueranno a giungerci negli anni futuri dalle fonti più diverse, le esplorazioni spaziali come i quark. Einstein aveva coscienza della propria grandezza, ma testimoniava che «chiunque è seriamente impegnato nello studio della scienza capisce che vi è uno spirito che si manifesta nelle leggi dell'universo, uno spirito talmente superiore a quello dell'uomo da farlo sentire umile». Tra le opere più importanti di Regge vi è quella, in corso, sui quarfc, le ultime particelle della materia, di cui molti sostengono l'esistenza ma che nessuno è riuscito a individuare. Essi sono invisibili anche nelle collisioni ad altissime velocità, e si pensa che siano uniti da forze che non diminuiscono con la distanza. Lo studioso piemontese spera di proporre un modello che spieghi questo meccanismo. Per la scienza, sarebbe un altro straordinario passo avanti. Regge, che ama i libri di Isaac Asimov e taluni racconti fantascientifici, ripete che Einstein «ha aperto orizzonti che non immaginiamo», assai più ampi di quelli letterari. Ennio Caretto Albert Einstein visto da Levine (Copyright N.Y. 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Luoghi citati: Italia, Rochester, Torino