Il ragazzo ucciso a Torino nell'agguato a tre agenti di Clemente Granata

Il ragazzo ucciso a Torino nell'agguato a tre agenti Il ragazzo ucciso a Torino nell'agguato a tre agenti (Segue dalla 1 ' pagina) i terroristi che ascoltano la radio della polizia hanno un sorriso: -Stanno arrivando-. E ai prigionieri: «Tra un po' sentirete qualche rumore-. La «Volante» 11 ha tre uomini a bordo. Si ferma alle spalle della 131 verde. Il capopattuglia, appuntato Gaetano D'Angiullo. scende. Ed è l'inferno. Fuoco dei terroristi dall'interno del bar contro gli agenti, fuoco di una donna che indossa un «loden» e che. scesa dalla «131». si è diretta verso il marciapiede a cui si affaccia il bar. fuoco dalla parte opposta di un altro terrorista, fuoco dalla «131» dove si trovano altri due componenti il « commando » omicida. In mezzo a questa tempesta di proiettili c'è la «Volante» con i due agenti a bordo, c'è D'Angiullo. vicino alla porta del bar. D'Angiullo è colpito tre volte, alle gambe e all'addome. Scivola a terra e l'asfalto si tinge di rosso. Poi si rialza e ha la forza di trascinarsi verso via Malta dove la terrorista indietreggia sparando altri colpi. L'appuntato risponde e poi cade all'angolo con via Malta. La donna si dilegua. Escono dal bar i tre sequestratori. Sparano ancora. Dalla «Volante» rispondono gli agenti, con le mitragliette. Poi scendono e cercano riparo dietro un'auto in sosta. Un terrorista probabilmente è colpito. Lo si vede barcollare. I complici lo trascinano verso la «131». Ma l'auto è crivellata di colpi. Non parte. Allora i terroristi si dirigono verso la «Volante». Salgono in quattro. La vettura saetta verso via Lurisia. Un agente spara verso l'auto, un pneumatico si affloscia. La «Volante» sbanda ma non si arresta. Scompare dietro l'angolo. La morte di un innocente. Sono stati due-tre minuti di battaglia. Bossoli e pallettoni per terra. Infranti i vetri delle auto in sosta, lamiere crivellate. Un quartiere terrorizzato. Un poliziotto esanime sull'asfalto. Ma dalla parte opposta, verso via Lurisia, tra una Fulvia e una «850» c'è un secondo corpo esanime. E' di un giovane, che rantola con una ferita al petto. Qualcuno lo soccorre. Le sue condizioni appaiono disperate. Si chiama Emanuele Iurilli 18 anni, studente. all'Itis di via Paolo Veronese abitante accanto al bar. Tornava da scuola. All'angolo di via Lurisia con via Miliio ha visto lo scontro. Istintivamente ha cercato riparo tra due auto. Ma una pallottola lo ha raggiunto. Ora lotta con la morte. I libri chiazzati di sangue sono a un passo dal suo corpo. Si chiama la Croce Verde. Una donna, finita la sparatoria, si affaccia come tanti altri al secondo piano di via Miliio 64. Si chiama Elvira Aimasso, 46 anni, insegnante elementare. La donna ha un grido soffocato. Il giovane gravemente ferito è suo figlio. Lo studente è portato alle Molinette. I medici tentano un intervento disperato. Ma è inutile. Emanuele Iurilli cessa di vivere. Dal corpo gli estraggono una pallottola. Non è di calibro 9, in dotazione alla polizia. Intanto sul luogo della sparatoria è giunto il padre dello studente. Vede confusione. Domanda: -Cos'è successo?-. Lo informano. Si accascia, lo sorreggono. Raggiunge l'ospedale, ma il figlio è già spirato. La fuga dei terroristi. Giungono in via Miliio radiomobili della polizia e «gazzelle» dei carabinieri. Si soccorre il poliziotto ferito. D'Angiullo è operato al Martini di via Tofane. Le sue condizioni sono gravi. Ma nel frattempo la scena si è spostata. Via Di Nanni, angolo piazza Sabotino. Giunge la «Volante» con i terroristi. Avanza a fatica poiché un pneumatico è l'orato. Il «commando» scende. Sulla «Volante» abbandona un fucile automatico (il caricatore sarà rinvenuto sulla «131»). Pistola in pugno i terroristi si avvicinano a un tassista. - Via, via- urlano. Il tassista mette in moto la sua «Opel». E' obbligato a raggiungere via San Paolo. I terroristi se ne vanno, ma prima rapinano il conducente dei documenti: «Cosi, se parli, sappiamo dove trovarti e sei finito-. Scompaiono di corsa dietro l'angolo. Le indagini. Posti di blocco istituiti dalle forze dell'ordine non danno esito. Si compie un sopralluogo nel bar. s'interrogano i proprietari del locale che dopo la sparatoria sono riusciti a liberarsi dai lacci. Su un tavolo si trovano alcuni volantini in xerigrafia con la riproduzione delle foto di Matteo Caggegi e di Carla Azzaroni, uccisi dalla polizia in un bar di via Veronese il 28 febbraio. In calce c'è la scritta «Prima linea» e l'agghiacciante proclama di guerra dell'organizzazione criminale. Ma si fa anche un'altra scoperta, molto preoccupante. Poco lontano dai manifestini i terroristi hanno abbandona¬ to una pianta della città, con l'indicazione di alcuni obiettivi, dove evidentemente avevano programmato alcune incursioni. Sulla «Volante» e sul taxi ci sono tracce di sangue. E' confermata dunque l'ipotesi che uno degli assassini sia rimasto a sua volta ferito. Irruzione alla Pinna Plntor. Giunge notizia dalla clinica Pinna Pintor che c'è un ferito. Si pensa che sia il componente del «commando». Polizia e carabinieri si dirigono verso l'ospedale, lo circondano armi in pugno, compiono una perquisizione, ma la notiza è priva di fondamento. Qui si conclude la convulsa sequenza. Una vita stroncata, un poliziotto che lotta con la morte, una città attonita, che piange altri lutti. Clemente Granata Torino. Questo uno dei manifesti lasciati nel bar per rivendicare il tragico agguato Torino. Il sindaco Novelli accorso in via Miliio

Persone citate: Carla Azzaroni, Elvira Aimasso, Emanuele Iurilli, Gaetano D'angiullo

Luoghi citati: Torino