Più dure le condizioni di Berlinguer alla cd di Luca Giurato

Più dure le condizioni di Berlinguer alla cd Inevitabili ormai le elezioni anticipate? Più dure le condizioni di Berlinguer alla cd Ha chiesto il compromesso storico in Regioni e Comuni, un patto di non aggressione tra i cinque partiti, un accordo sulla scelta dei ministri - Dà per scontata la presenza di indipendenti di sinistra nel nuovo governo ROMA — Svolta drammatica ma non del tutto inattesa nella crisi di governo. Ieri Berlinguer, appena uscito dal colloquio con Andreotti, ha letto una lunga dichiarazione •nella quale, oltre agli indipendenti di sinistra, chiede alla de, per appoggiare Andreotti. la caduta di ogni pregiudiziale verso il pei nelle regioni difficili e in alcuni Comuni, come Trieste. Non solo. Il leader del pei chiede un accordo tra tutti i partiti per la scelta dei nuovi ministri e la fine di ogni criterio di lottizzazione della de sull'esecutivo. Ultima richiesta: la sigla di uno speciale «patto di non aggressione» tra i cinque gruppi della maggioranza nel corso della nuova esperienza di governo. Berlinguer ha poi criticato il «metodo» delle consultazioni attuato da Andreotti. Ha detto che il presidente incaricato ha esposto alcuni punti programmatici, «ma non ha avanzato una proposta precisa sulla formula di governo e ciò costituisce un primo fatto> alquanto anomalo». Il leader comunista ha fatto chiaramente capire che, a suo giudizio, di quanto stanno facendo Andreotti e la de non gli sta pene proprio niente. La tensione tra i due partiti è cosi aumentata e le elezioni anticipate sembrano sempre più probabili. Tra le tante, la data che gode dei pronostici più favorevoli è quella del 6 maggio, poco più di un mese prima delle europee (10 giugno). Quello tra Andreotti e la delegazione comunista non è stato un incontro ma una «maratona»: tre ore di colloquio e poi una lunga dichiarazione, che lascia trapelare soprattutto una cosa: il pei ha deciso di celebrare dall'opposizione il congresso nazionale e le elezioni anticipate. Secondo il leader comunista, «l'anomalia più vistosa, dal punto di vista formale e politico, è che queste consultazioni sembrano per ora avere il solo scopo di raccogliere le proposte dei vari partiti che il presidente incaricato dovrà poi sottoporre alla direzione del partito». Ma Berlinguer non si è accontentato di sminuire pubblicamente il ruolo e l'azione autonoma di Andreotti. Ha voluto nuovamente e puntigliosamente elencare le tre note condizioni del pei per appoggiare il governo: indipendenti scelti d'accordo con le Botteghe oscure»; scelta dei ministri compiuta con l'accordo di tutti; programma concordato. Subito dopo, ha aggiunto quello che ha definito, con sarcasmo, un problema più generale: «Bisogna evitare che si verifichino, come è accaduto nel periodo passato e come noi abbiamo ripetuta-, mente denunciato, comportamenti dei partiti nel Parlamento e nel Paese che siano apertamente contrastanti con gli impegni assunti e con lo spirito di solidarietà che deve animare una collaborazione fra le forze democratiche in una fase così dura della l'ita nazionale. In sostanza, partiti e gruppi della maggioranza dovrebbero dar vita ad una sorta di patto che li impegni di fronte al Paese a rapporti fondati sulla correttezza e sulla reciproca lealtà». «Quello che non ci si può chiedere — ha concluso Berlinguer — è di stare ad ogni costo in una maggioranza. Non possiamo subire il ricatto di coloro che dicono che se il pei non fa parte della maggioranza si deve andare alle elezioni anticipate, a questo proposito ribadiamo ancora una volta che maggioranze senza il pei sono possibili, e troverebbero da parte nostra un atteggiamento di opposizione democratica, costruttiva, ispirata da una linea e da obiettil'i unitari». Berlinguer è stato poi seguito dai giornalisti, con i quali si è soffermato a chiacchierare. Ha confermato che rispetto alle proposte fatte all'on. La Malfa ci sono «precisazioni» che dipendono dalla circostanza che il presidente del Consiglio non è più un laico, ma è un democristiano. Un giornalista ha osservato che questa posizione del pei costringe la de a dare una risposta politica, sul problema dell'inserimento degli indipendenti di sinistra, mentre la de, forse, avrebbe preferito che si fosse trattato di un gesto autonomo del presidente incaricato. E Berlinguer ha risposto: «Ma il presidente incaricato non ha fatto nessuna proposta». Mentre nello studio di Andreotti, a un'ora molta tarda, entrava la delegazione socialdemocratica (Longo, Nicoiazzi, Ariosto, Di Giesi) i leaders de si riunivano nella sede del gruppo della Camera per valutare le dichiarazioni di Berlinguer. Quasi inutile precisare che le valutazioni saranno negative, anche se i leaders non prenderanno nessuna decisione autonoma ma rinvieranno tutto i! problema alle 16 di oggi, ora, in cui è stata fissata la direzione del partito. La direzione ha finalmente un «quadro completo» delle posizioni di tutti i partiti. Soprattutto, conosce la posizione ufficiale del pei. Può darsi che la riunione di oggi sia interlocutoria e che, per una risposta definitiva dalla quale' dipende la sorte del tentativo di Andreotti. voglia attendere ancora qualche giorno. Non ci sono però dubbi su un punto: la de, alla fine, avrebbe anche potuto accettare gli indipendenti più o meno «travestiti»; ma non accetterà il «compromesso storico» nelle regioni e nelle giunte difficili. La parola è ora al psi. E' stato Craxi a proporre il governo a cinque più gli indipendenti. E' Craxi il leader più decisamente contrario alle elezioni anticipate. Berlinguer gli ha dato malignamente «via libera» per appoggiare un governo con il pei all'opposizione. Farà altrettanto il suo partito? E Craxi, ora che finalmente è giunto «il momento della verità», è davvero disposto a ricostruire un centro-sinistra che non avrebbe niente di mascherato? Ha sempre detto di no. Da ieri sera, i margini per rinvii o ripensamenti sono ridotti al minimo. Luca Giurato

Luoghi citati: Roma, Trieste