Quella notte di Vittorio Gorresio

Quella notte Quella notte (Segue dalla l'pagina) insistentemente è reso noto da parte di tutte le agenzie di stampa, -siede» del resto in permanenza per vigilare sull'andamento della crisi. I suoi lavori sono in genere circondati da molta discrezione, le notizie che ne danno i comunicati ufficiali democristiani sono spesso elusive, e infatti nella sera di martedì, quasi' contemporaneamente all'annuncio diramato dal Quirinale, da piazza del Gesù si faceva sapere che -in ordine ad ipotesi avanzate da alcune parti, la delegazione ritiene che si possa dare un responsabile giudizio solo quando queste siano state formalmente presentate a chi riceverà dal presidente della Repubblica l'incarico di formare il nuovo governo». E'una prosa di genere oscuro, densa com'è di indecifrabili allusioni, molto democristiana, in altri termini. Nella serata di martedì essa è quindi passata quasi sema risalto, ma il giorno dopo, ieri, si è capito che si trattava di una vera e propria messa in mora pronunciata nei confronti del presidente della Repubblica. Che egli stesse bene attento — voleva dire il comunicato — nella sua scelta di conferimento dell'incarico. Per maggiore chiarezza, in ogni modo, nella tarda serata di martedì fu significato a Pertini die la de non avrebbe accettato la soluzione Saragat. Questa era apparsa come evidente dal comunicato del Quirinale, sembrava confermata da alcune indiscrezioni, e infatti i quotidiani di ieri, mercoledì, sono stati tutti concordi nell'annunciare la designazione del quinto ex presidente della Repubblica a costituire il nuovo governo. Ma la de non ha voluto, e si deve pensare che nella notte fra martedì 6 marzo e mercoledì 7 marzo altre comunicazioni telefoniche siano intercorse fra la piazza del Gesù ed il Quirinale. Il «no» democristiano è apparso avere il senso di uno sbarramento invalicabile. Alle otto e mezzo del mattino di ieri è toccato al segretario generale della presidenza della Repubblica, dottor Antonio Maccanico, il compito sgradevole di annunciare per telefono a Saragat che Pertini non era più in grado dì conferirgli l'incarico di presidente del Consiglio. Gli si poteva offrire la vicepresidenza, con la prospettiva, in aggiunta, del ministero degli Esteri, e si sarebbe molto desiderato die egli accettasse. Pare die la reazione di Saragat sia stata sulle prime affatto negativa: egli avrebbe anzi detto che non sarebbe neppure andato in Quirinale, per protesta contro la mortificazione die si voleva fargli subire. Ma poi dal Quirinale è stata chiesta la mediazione del segretario del partito socialdemocratico, onorevole Pietro Longo, il quale è riuscito ad interporre i suoi buoni uffici di conciliatore. In conclusione, Saragat al Quirinale è giunto puntualmente, addirittura un quarto d'ora prima dell'appuntamento, non intendendo mancare di deferenza verso il Capo dello Stato. Ad ogni buon conto, tuttavia, Andreotti si era premurato di precederlo di dieci minuti, per bruciare i tempi, come suol dirsi. Il presidente del Consiglio ancora in carica aveva partecipato ad un'altra adunanza della delegazione democristiana che siede in permanenza a piazza del Gesù, e di là era stato spedito al Quirinale innanzitempo con il preciso incarico di notificare a Pertini che la de non intendeva rinunciare all'incarico. Pertini non poteva non ricevere Andreotti, «missus dominicus», inviato dal padrone della politica italiana, cioè dalla de, e ne ha avuto conferma delle ammonizioni notturne. Il resto non è altro die una scarna comunicazione di orari e udienze nell'ufficio del Capo dello Stato nella cosiddetta palazzina del Quirinale: prima un colloquio Pertini-Andreotti, poi una riunione allargata agli altri due personaggi convocati, e finalmente le dichiarazioni rese dai tre daimnti ai giornalisti ed agli operatori della Rai-Tv. Vittorio Gorresio