Pertini ha affidato l'incarico a Andreotti A La Malfa o Saragat la vicepresidenza di Luca Giurato

Pertini ha affidato l'incarico a Andreotti A La Malfa o Saragat la vicepresidenza Ancora un tentativo per evitare la chiusura anticipata delle Camere Pertini ha affidato l'incarico a Andreotti A La Malfa o Saragat la vicepresidenza Il presidente del Consiglio accetta senza riserve: se non avrà la fiducia gestirà le elezioni - La Malfa disposto a collaborare con Andreotti; Saragat pone come condizione che l'esecutivo accolga anche indipendenti di sinistra - Il presidente incaricato lavora sull'ipotesi di un governo che comprenda dc-psi-pri-psdi-indipendenti di sinistra, con l'astensione del pei ROMA — Nuovo colpo di scena: Pertini ha affidato ad Andreotti e non a Saragat l'incarico di formare il nuovo governo. Il Presidente della Repubblica ha dovuto cambiare idea nello spazio di una notte, a causa della de: già martedì a tarda ora. da piazza del Gesù è partita una telefonata per il Quirinale con la quale si precisava, con molto garbo ma con estrema chiarezza, che la de non avrebbe votato un governo Saragat con La Malfa e Andreoti vicepresidenti. Il «no» della de avrebbe costretto Pertini a sciogliere le Camere. Il Capo dello Stato ha allora preferito dare una, brutta notizia a Saragat invece che al Paese intero. Ha confermato l'appuntamento ,per le 11 di ieri mattina ai tre illustri statisti convocati per -estremo consulto sulle sorti della legislatura» (Saragat. La Malfa. Andreotti) ma ha fatto sapere al leader de che «ai'rebbe gradito il suo arrwo qualche minuto prima». Andreotti è stato così ricevuto nello studio privato del Capo dello Stato venti minuti prima di La Malfa e Saragat. Nel breve ma intenso «tète a tòte». Pertini gli ha detto che stava per conferirgli l'incarico, ma ad una condizione, visto che. di condizioni, ne aveva poste anche la de: accettarlo senza riserve. Andreotti è rimasto sconcertato e ha fatto notare che mai un presidente incaricato ha accettato senza riserve. Pertini ha risposto d'esserei perfettamente al corrente di questa circostanza ma ha insistito: in fondo, poteva sempre ripensarci nuovamente e chiedere di li a qualche minuto a Saragat di formare il governo. Andreotti ha capito ed ha accettato. Se fallirà nel suo tentativo, gestirà le elezioni anticipate. Pochi istanti dopo, sono entrati La Malfa e Saragat. Pertini ha chiesto ai due statisti se accettavano l'incarico di vice-presidenti in un governo presieduto da Andreotti. La Malfa ha detto di -si»: era già d'accordo con il suo partito. Saragat. ancora visibilmente irritato, ha condizionato il suo assenso alla presenza nel governo di indipendenti di sinistra. «Se entrano gli indipendenti, entro anch'io; altrimenti non contate su di me». Oltre che la vice-presidenza del Consiglio, a Saragat verrebbe offerto il ministero degli Esteri. La Malfa forse avrà un importante dicastero economico: sarà comunque un «super-i ministro» per l'economia e su questi problemi Andreotti gli affiderà quasi «carta bianca». Già oggi, per avviare una prima bozza di programma, il leader repubblicano si incontra con il governatore della Banca d'Italia Baffi. Andreotti cercherà di formare un governo dc-psi-psdi-pri nel quale, in qualche modo, dovrà inserire almeno uno-due indipendenti di sinistra o tecnici vicini al pei (martedì Craxi ha suggerito a Zaccagnini i nomi di Spinelli e di Ruberti come possibili candidati). Non sarà facile. Il successo del presidente incaricato (che oggi comincia le consultazioni incontrandosi con un solo partito, il psi) dipende da una1 serie di «sì» che per ora non sono venuti per nessuno. Dipende poi dalle esigenze tattico-strategiche e dai problemi interni di tutti i gruppi, dai più forti (dc-pci-psi) ai più deboli (liberali e indipendenti di sinistra). La de, cambiando quei «con/ini» ai quali Zaccagnini tiene tanto, dovrà accettare gli indipendenti di sinistra, cioè alcuni autorevoli esponenti del Parlamento e del mondo della cultura che a piazza del Gesù, in via confidenziale, vengono definiti «comunisti mascherati». Lo farà? La parola spetta alla direzione del partito, che verrà convocata nei prossimi giorni. Par di capire che solo l'ipotesi ventilata da Craxi. ma non ancora formalizzata, di una entrata a pieno titolo dei socialisti al governo potrebbe lar prendere in seria conside¬ razione un «si» agli indipendenti più o meno mascherati. I dirigenti de ritengono comunque che un parere favorevole agli indipendenti dovrebbe essere «equilibrato» da una nuova mossa politica per «coprire la de a destra». Zaccagnini ha chiesto proprio ieri un colloquio con Zanone. leader liberale. Zanone è andato a piazza del Gesù, ha parlato a lungo con il segretario de e. qualche ora dopo l'incontro, ha fatto sapere che «i liberali non lianno pregiudiziali e attendono di conoscere i concreti sviluppi dell'iniziativa avviata da Andreotti». In altre parole: entrerebbero nel nuovo governo con gli indipendenti per evitare al Paese il trauma delle elezioni anticipate. Se un probabile «si» dei liberali tranquillizzerebbe Andreotti e Zaccagnini sul «fronte» destro del loro partito (dove già i dorotei sono in fermento) creerebbe problemi sul «fronte» sinistro, non solo democratico. De a parte, che ne pensano comunisti e socialisti di un governo con i liberali? Non solo. Anche senza il pli. davvero i comunisti appoggerebbero un esecutivo guidato da un democristiano la cui grande «apertura» politica si spinge sino e non oltre gli indipendenti? Berlinguer disse «sì» agli ind.pendenti, ma quando il presidente incaricato era il laico Ugo La Malfa. Oggi. poi. il pei sembra sempre più intenzionato a celebrare il suo congresso nazionale dall'opposizione. Quanto ai socialisti, a loro gli indipendenti vanno bene a patto che Berlinguer confermi ad Andreotti quanto già disse per La Malfa. Senza l'astensione del pei. il psi non entra nel governo. Oggi si riunisce la direzione ma è inutile attendersi decisioni definitive. Per ora. i socialisti sono molto prudenti, anche perché il partito è inefuieto. tutt'altro che unanime sulla prospettiva di tornare al governo con alle spalle il pei. Oggi, il fondo deH'Avanti! è molto cauto e si limita a far gli auguri ad Andreotti per la riapertura di un negoziato «sulla base del superamento delle rigidità che avevano portato al fallimento del suo primo tentativo». In questa situazione di grande incertezza, si apre la terza e decisiva fase della crisi. Luca Giurato

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