La difesa: «Non banda armata ma un grappo di scapestrati»

La difesa: «Non banda armata ma un grappo di scapestrati» Il processo ai giovani imputati di azioni terroristiche La difesa: «Non banda armata ma un grappo di scapestrati» «In via della Consolata non si organizzava nessuna rivoluzione» La «banda armata» è qualcosa di più serio: capi, gregari, un arsenale Non una banda armata, nessuno che ricoprisse il ruolo di capo, qualche pistola e bottiglia molotov e non un arsenale di armi, nessuna organizzazione ma molto spontaneismo e improvvisazione: queste le affermazioni ricorrenti nelle arringhe dei difensori dei quindici imputati processati dalla corte d'assise quali appartenenti al gruppo «Prima linea», responsabili di una serie di sttentati compiuti a Torino tra il '76 e il giugno del •77. Per cinque imputati il p. m. Pochettino ha chiesto la condanna quali organizzatori e promotori di banda armata, per altri sei imputati la condanna come complici. Obiettivo principale della difesa è tentare di demolire l'accusa principale, quella di partecipazione a banda armata e su questa linea si sono registrati i primi interventi degli avvocati Oddone (per Barbara Graglia e Marco Scavino) e Tartaglino (per il latitante Marco Fagiano e per il detenuto Riccardo Borgogno). Ha detto l'avvocato Anna Rosa Oddone: « Tra coloro die partecipavano alle riunioni e alle assemblee dei "Comitati comunisti per il Potere operaio" (che secondo l'accusa si servivano del giornale «Senza Tregua» per propagandare idee sovversive e del braccio armato di «Prima linea» per portare a termine le azioni terroristiche) poteva anche esserci qualcuno convinto di poter mutare il contesto sociale. Ma stando a quanto è emerso dagli interrogatori degli imputati, in via della Consolata 1 bis, non si organizzava nessuna rivoluzione». «Barbara Graglia ha ammesso di essersi recata un, Ao di volte alle riunioni dei "Comitati", altri imputati hanno detto di avervi partecipato estemporaneamente. Nessuna organizzazione stabile, quindi, né tanto meno capi o gregari. Il possesso di qualdie pistola, die poi spuntava fuori nel corso di qualche azione, o di qualche bottiglia molotov, non è sufficiente per contestare agli imputati il reato di banda armata che presuppone un vero e proprio arsenale di armi sempre pronte e disponibili», ha concluso l'avvocato Oddone che ha contestato al p. m. di non aver provato certe accuse mosse a Scavino, come il furto di auto servite poi nelle azioni terroristiche o nella rapina a Cherasco. Per l'avvocato Tartaglino «l'accusa ha male interpretato le dichiarazioni degli stessi imputati. Carlo Favero (uno di quelli che hanno confessato, assieme a Giorgio Corrarati e a Cesare Rambaudi) al giudice istruttore die gli chiedeva notizie sui capi dell'organizzazione ha detto: "Non ho assolutamente idea di hi fosse il capo. Fagiano in una ccasione ha tirato fuori le armi ma io non le sapevo usare". E Corrarati ha aggiunto: "Non so erché Borgogno fosse ritenuto l vicecapo, forse perché più aniano di noi"». Ha detto Tartaglino: «In realà, in questo processo non esistoo capi, né gregari, né buoni, né attivi. Favero, Correrati e Faiano erano compagni di scuola l VII Istituto tecnico, cosi come Valeria Cora e Riccardo Borgono avevano frequentato insieme il liceo D'Azeglio. Erano tutti ompagni di scuola che si ritroavano all'uscita per andare ad na assemblea e non per comlottare una rivoluzione». «Non i può dimenticare che gli impuati vanno processati per fatti ccaduti fino al 2 giugno (momento della cattura), quando Prima linea" era ancora una rganizzazione fantomatica-. Il rocesso continua questa mattia con le arringhe dei difensori egli altri imputati. Enrico Galmozzi e Giulia Borelli mentre parlano gli avvoc

Luoghi citati: Cherasco, Torino