POLEMICHE STJ USA «GRANDE OPERA»

POLEMICHE STJ USA «GRANDE OPERA» POLEMICHE STJ USA «GRANDE OPERA» Storia dell'arte e false coscienze La pubblicazione della Storia dell'arte italiana, iniziata da Einaudi, segue, non solo materialmente, quella della Storia d'Italia conclusa da poco. Non per caso, si potrebbe pensare, e sarebbe stato interessante approfondirne le ragioni anche per la cultura d'informazione. Questa non mi sembra abbia saputo rispondere con la dovuta serietà d'impegno alla comparsa del volume Questioni e metodi, che dell'opera introduce la parte prima intitolata «Materiali e problemi»: serietà d'impegno, che è ben altra cosa dalle polemiche di «gruppo» e di «scuola», nascenti da arcaici concetti di cultura specialistica e di società culturale. Ponendosi nell'ottica restrittiva del «contro chi/che cosa» (personalità di studiosi, metodi, concezioni più o meno derivanti da aspetti della letteratura artistica italiana del nostro secolo) e non del «perché» e «come» nasce questa nuova proposta, non è possibile coglierne i significati di fondo, l'ascendenza vera in una .lunghissima, plurisecolare vicenda culturale, a partire dal Vasari, ma prima ancora, e con istanza alternativa, da Cennini e Ghiberti; e, nel contempo, il «salto di qualità» rispetto a quell'ascendenza. Le 463 pagine del primo volume (con 455 illustrazioni in gran parte ad hoc) sono precedute dalle tre della premessa dell'editore. E' il segno primo ed evidente di quel «salto di qualità»: dopo gli individuali «monumenti» storico-critici della tradizione, dal Vasari al Lanzi, e dopo quelli del nostro secolo, non a caso incompiuti — in vario grado — da Adolfo Venturi a Pietro Toesca, la Storia dell'arte Einaudi propone il punto di vista su di una situazione», quella degli studi sull'arte italiana, sulle sue tradizioni, sui suoi «caratteri distintivi», e sul loro rapporto dialettico con l'ampliamento del «campo di applicazione del concetto di "arte"»; il punto «sullo stato delle conoscenze, ma anche sul grado di elaborazione dei problemi». Nessun singolo studioso, nessuna singola «tendenza» metodologica e critica può oggi far fronte, sistematicamente e scientificamente, ad un tale compito (non lo poteva nemmeno alle origini storiche delle scienze umane moderne: l'enciclopedismo è una cattiva caricatura dell'Encyclopédie, animata dallo spirito del confronto di idee): non per astratto amore del confronto e dell'interdisciplinarietà, ma per la concreta «laicità», antitotalizzante, di una cultura veramente moderna, veramente conscia del fatto che «la realtà è complessa, che la storia è fatta di fratture e di continuità, di lacerazioni e di contrasti che si sovrappongono e si intersecano senza redola certa». Per questo, e cito sempre dalla dichiarazione d'intenti dell'editore, l'opera nel suo complesso nasce dall'adozione «di un'ottica multipla e problematica», «sotto differenti punti di vista» e valendosi dell'opera di «autori di varia estrazione ed orientamento». I saggi contenuti nel primo volume sono emblematici a questo proposito. Giovanni Previtali, affrontando il tema della periodizzazione della storia dell'arte italiana, ma congiuntamente e preventivamente quello dei caratteri specifici di tale arte (che è poi, allargato al concetto di storia nazionale, il tema centrale della Storia d'Italia Einaudi), espone e documenta la propria convinzione che la prima arte «italiana» autoctona è quella toscana fra XTJI e XIV secolo, di Cimabue e Giotto, Nicola e Giovanni Pisano e Arnolfo da Cambio, in coincidenza con il «volgare» di Dante, Guinizelli e Cavalcanti. Essa nasce come «sintesi, come soluzione nuova, e solo allora, tra continuità classico-bizantina ed innovazione barbaricogotica», l'una inglobante Veneto, Esarcato di Ravenna, Italia centro-meridionale nella storia, nella cultura, nell'arte del mondo orientale e bizanti no. l'altra assorbente l'Italia settentrionale romanica e prò togotica nella sfera storica «romanza» dell'Europa settennio naie. Secondo tale impostazione, nasce da una «falsa coscienza» culturale e ideologica il con cetto di una tradizione conti nua dall'antichità romana al Medioevo cristiano all'età comunale, proposta, per l'eredità romana, dagli umanisti, e globalmente ripresa dalla Contro riforma e, dopo la contestazione «moderna» dell'Illumini smo. dal romanticismo della Restaurazione. Una conse guenza. nella specificità della storia dell'arte italiana (ed una conseguenza esplicitamente dichiarata dall'autore), quella di individuare come più recente frutto di quella «falsa coscienza» il concetto di una grande tradizione nazionale «romanza» dell'«arte padana», dal romanico al Rinascimento settentrionale e oltre. E' un concetto proposto inizialmente da Roberto Longhi. riferendosi all'arte emiliana del XIV secolo e a quella lombarda del XV-XVI secolo; approfondito, soprattutto per l'età romanica, da Francesco Arcangeli. Arcangeli era allievo di Longhi, ma anche Previtali lo è. Risulta allora evidente il carattere, deviarne da un lato, riduttivo dall'altro — rispetto ai significati di fondo dell'intrapresa — , delle polemiche («longhismo» contro la linea storico-critica personalizzata in Lionello Venturi e Argan) che addirittura hanno preceduto, e soprattutto seguito, la presentazione del primo volume, esemplificate soprattutto da Panorama del 6 febbraio e dalYEspresso del 18 febbraio e del 4 marzo. L'indubbio contrasto fra toscanocentrismo di Previtali e idea-concetto di «Padania» (non del tutto maliziosamente, si potrebbe ricordare che Longhi era di origine monferrina. Arcangeli era bolognese) non è contrasto di «scuole», ma di idee storiche, di tradizioni culturali storicamente dialettiche. I servizi di «Tuttolibri» Affare Dreyfus memorie inedite L'affare Dreyfus torna alla ribalta: escono in Francia le memorie del fratello Mathieu, da decenni confinate negli Archivi nazionali per volontà dell'autore. Tuttolibri ne anticipa il contenuto in un servizio speciale del suo ultimo numero, da oggi in edicola. Mathieu Dreyfus, un industriale di provincia, dedicò tutta la sua vita a dimostrare con documenti inoppugnabili l'estraneità del fratello al caso di spionaggio che dal 1894 al 1906 divise la Francia tra innocentisti e colpevolisti. Ne L'affaire telle que je l'ai vécue. egli ricostruisce, «sema odio né pietismi-, vicende giudiziarie, retroscena politici, ambiente culturale e personaggi di quella «tormentata macchinazione» che scatenò nel paese un pericoloso clima di antisemitismo, preludio del futuro razzismo hitleriano. Troviamo la stessa differenziazione nel confrontare la linea proposta da Previtali, ch'è storia di alternate egemonie di «aree forti» culturali (talora economiche), di tempo in tempo fra Centro e Nord Italia, e il rapporto, indagato da uno storico dell'arte, Enrico Castelnuovo, e da uno storico, Carlo Ginzburg, fra i «centri» e le «periferie». In Previtali, è ovviamente un rapporto univoco, appunto di tipo egemonico; Castelnuovo e Ginzburg si avvalgono sia di principi e di metodologie (inerenti alla «geografia artistica», alle scienze sociali) di lungo uso nella storiografia tedesca e anglosassone, sia di recenti ricerche italiane su territori, appunto, «periferici» in varii sensi, per individuare un rapporto molto più complesso. In molti casi la periferia (aree «di confine» come il Piemonte o la Liguria, aree «colonizzate» come la Sardegna rispetto a Pisa, le Marche o la Puglia o la Lombardia orientale rispetto a Venezia) afferma la propria autonomia e produttività culturale, sia trasformando elementi di conservazione in coscienti valori di «resistenza», sia addirittura proponendo alternative eterodosse alla linea egemonica dei «centri» (fenomeno accentuatissimo nel '500 manieristico). Pluralità, dunque, di proposte storiche, non di generiche impostazioni metodologiche o di astratte «tradizioni critiche». Unico vero elemento in comune è l'aderenza all'oggettività delle situazioni storiche nel senso più ampio e complesso e sfaccettato del termine: ivi compresa, s'intende, la «storia delle idee»; ma altrettanto compresa la concretezza dei «prodotti», del loro contesto di materia e di significato, dei comportamenti sociali dei comunicanti e dei soggetti delle comunicazioni, dei problemi economici e di salvaguardia. Sono i temi di fondo dei due saggi di Ferdinando Bologna, sulproblema metodologico, e di Andrea Emiliani, sul rapporto fra i materiali, gli aspetti oggettivi e ideali della loro, «trasformazione» significante, e dunque produzione, e la conservazione e tutela: in questo secondo saggio, massima e affascinante è l'interdipendenza fra illustrazioni e testo. Qui veramente cade la discriminante rispetto alle persistenze idealistiche (talora irrazionalistiche) in studi sull'arte italiana. E se da ciò, prescindendo da polemiche personali-1 stiche di vecchio stile, è nato «scandalo», ben venga lo scan- °: Marco Rosei