L'alterno vento della guerra e della pace di Arrigo Levi

L'alterno vento della guerra e della pace L'alterno vento della guerra e della pace Carter rischia il suo prestigio per l'intesa tra Begin e Sadat Tre giorni cruciali aspettano il presidente americano al Cairo e a Gerusalemme - Perplessità negli Usa: il senatore Javits dice che se la mediazione fallirà «ne sarà screditata la nazione con Carter» - Per il New York Times: «Il più grosso rischio della sua carriera» Proposte e promesse Quando ormai il negoziato tra Egitto e Israele sembrava fallito — agli occhi del mondo le interminabili trattative erano quasi cadute nel ridicolo — Carter ha rilanciato il gioco con un temerario azzardo. Ha fatto nuove proposte e forse nuove promesse; e ha impegnato tutto il suo prestigio personale e la credibilità della superpotenza americana annunciando che egli stesso, il presidente degli Stati Uniti, partirà per il Medio Oriente. Il rilancio di Carter non è teatro, ma alta diplomazia. La tattica negoziale è la stessa usata prima da Kissinger, quando fece la famosa spola tra II Cairo e Gerusalemme, poi da Sadat, quando volò in Israele, e ancora da Carter, Sadat e Begin. quando si isolarono dal mondo a Camp David. Sono tutti questi esempi classici di diplomazia personale, e per questo ci sono buone ragioni. Anzitutto, decisioni vitali non possono essere lasciate a uomini di secondo piano e non possono essere accettate dai popoli se non vengono presentate dagli stessi ìeaders con tutta la loro autorità e carisma. Ma c'è un'altra ragione: portare la trattativa al livello personale significa aumentare deliberatamente il costo di un eventuale fallimento, anzitutto per se stessi. Carter, se fallisce, rischia di distruggersi (sarebbe diverso se a fallire fosse Vance); in tal modo ha obbligato Sadat e Begin, che riluttavano ad alzare a tal punto la posta, a impegnarsi di nuovo anch'essi in prima persona. Ora tutti e tre giocano tutto, come a Camp David: l'incentivo a mettersi d'accordo è molto più forte. Questa tecnica negoziale altamente rischiosa, persino disperata, non è mai stata usata tanto come per il Medio Oriente. Ciò non è casuale: una delle parti in causa. Israele, sa che è in gioco la sua stessa sopravvivenza: il prezzo di un errore (si può sbagliare anche a non fare) può essere la fine dello Stato, una tragedia di popolo. E' giusto che anche i governanti si impegnino totalmente, come politici e come uomini. ★ * * Il contenuto delle nuove proposte che dovrebbero portare all'accordo è mal noto. Sappiamo che riguardano i due problemi chiave: il collegamento tra la pace bilaterale e gli impegni di Israele per l'autonomia alla Palestina araba: e la precedenza o subordinazione di questo trattato rispetto alle alleanze militari esistenti tra l'Egitto e gli altri Stati arabi. Le nuove formule saranno ambigue? La logica lo vorrebbe. Se non ci fosse ambiguità, o avremmo già la pace globale (che invece richiederà ancora un difficile negoziato su problemi di sicurezza tra Israele e i palestinesi): o avremmo una vera pace separata, tanto meno credibile però quanto più rigidamente annunciata. Può darsi che Begin insegua ancora il sogno della pace separata con l'Egitto, che gli permetterebbe di tenersi poi tranquillamente le zone occupate; può darsi che Begin arrivi alla firma — se ci si arriverà — con questa riserva mentale. Se cosi fosse, sarebbe un calcolo sbagliato. Israele si prepara a cedere il Sinai. che è importante militarmente e per il petrolio: se lo facesse per avere come contropartita soltanto un pezzo di carta (per solenni che fossero le promesse di pace esterna, fra tre anni, ceduto il Sinai, questo trattato sarà pur sempre null'altro che un pezzo di carta) farebbe davvero un cattivo affare. La cessione dei territori è giustificata perché Israele spera che venga cosi aperta la strada a un più largo e difficile negoziato che porta a una pace globale: perché cedere cose concrete, se non per questo ambizioso disegno, per togliersi cioè da un vicolo cieco (il rifiuto arabo di Israele) Jie promette solo catastrofi? Solo se Israele si impegnerà sul serio sulla strada del successivo negoziato gli sarà valsa la pena di abbandonare il Sinai. Ma forse Begin ha bisogno di qualche ambiguità nel testo per poter ..vendere» il trattato al suo partito presentandoglielo come una pace se¬ parata. Le ambiguità sono probabilmente necessarie, perché si arrivi alla firma, quanto il pericolo di un grottesco fallimento pubblico che coinvolga personalmente Carter. Begin. Sadat. ★ ★ * E' probabile, anche se non ne siamo certi, che Carter abbia sbloccato (almeno in parte) la situazione, oltre che con qualche nuova formula, aumentando le garanzie di sicurezza promesse dall'America a Israele. Queste garanzie sono credibili? Anzitutto sono le sole che Israele può avere: inoltre sono forse diventate più credibili dopo l'Iran, perché oggi, nel magma del Medio Oriente. Israele è davvero un solido punto di riferimento, un insostituibile alleato per l'America. Ma c'è da fidarsi dell'America, della sua volontà di mantenere gli impegni che assume come superpotenza? Carter, anche per una serie di circostanze sfavorevoli, e perché ha per lo meno fatto in modo sbagliato una politica di giusta cautela, ha dato' al mondo l'impressione che l'America sia. se non debole, incerta nell'uso della sua forza. Ma per il mondo com'è non basta esser forti, bisogna essere riconosciuti per tali. Nell'azzardo mediorientale di Carter è in gioco anche questo: se Carter riesce a far pace tra Egitto e Israele dimostra che l'America è influente, perché è forte, e che sa usare la sua forza nel momento giusto e per fini giusti, ossia fini di pace. ★ ★ ★ Intanto l'Europa è come sempre assente. L'Europa dipende dal petrolio del Medio Oriente per la sua autonomia economica e politica: la pace tra Egitto e Israele è una premessa indispensabile perché il Medio Oriente possa trovare un nuovo assetto di stabilità, che dia sicurezza anche all'Europa. Ma l'Europa sta a guardare: non produce forza militare e se anche la producesse non saprebbe usarla, non ha una politica estera, non è perciò in grado di influenzare in alcun modo eventi che pure la toccano nei suoi interessi vitali. Se la pace tra Egitto e Israele si farà è solo perché l'America è una superpotenza; se l'America fosse debole e disarmata come l'Europa, sarebbe subito guerra; e forse il mondo intero sprofonderebbe nell'anarchia. Arrigo Levi Arabia Saudita