Chieste condanne da tre a 8 anni per 11 terroristi di "Prima linea" di Claudio Cerasuolo
Chieste condanne da tre a 8 anni per 11 terroristi di "Prima linea" La requisitoria del pubblico ministero in corte d'assise Chieste condanne da tre a 8 anni per 11 terroristi di "Prima linea" Proposte anche tre assoluzioni con formula ampia per non aver commesso il fatto - Sono accusati di aver compiuto degli attentati tra la fine del '76 e il '77 - Oggi parlano i difensori Undici condanne a pene varianti da 8 a 3 anni di carcere, un imputato prosciolto per amnistia e altri tre con formula ampia, «per non aver commesso il fatto». Queste, in sintesi, la richieste che il sostituto procuratore Vincenzo Pochettino ha formulato ieri pomeriggio al termine della sua requisitoria in corte d'assise al processo contro il gruppo di «Prima Linea», responsabile di una serie di attentati compiuti a Torino tra la fine del '76 e il giugno del '77. Netta la distinzione che il rappresentante dell'accusa ha tracciato tra gli organizzatori del movimento eversivo e i partecipanti. Pochettino ha dedicato gran parte della sua requisitoria all'illustrazione dei fini che il gruppo si proponeva di raggiungere. Ecco le richieste: 8 anni per Enrico Galmozzi e Marco Scavino, redattori del giornale «Sen za Tregua», stampato in via della Consolata 1 bis, dove pure avevano sede i «Comitati comunisti per il potere operaio», una sigla clie secondo il magistrato serviva da copertura al «braccio armato» dell'eversione; 7 anni di carcere per i latitanti Felice Maresca e Marco Fagiano (distribuiva le armi prima degli attentati): 6 anni e mezzo per il «vicecapo» Riccardo Borgogno. Pene inferiori per i presunti complici Barbara Graglia (6 an ni di carcere). Valeria Cora (5 anni e mezzo). Cesare Ramabudi (5 anni). Carlo Favero (4 anni e mezzo). Giorgio Corrarati (4 anni) e Giulia Luisa Borelli (3 anni). Per Mario Corrado, imputato di danneggiamento aggravato al bar Motta (una delle azioni meno cruente del gruppo) il p.m. ha chiesto il proscioglimento in asmJctrmlgs"rcavpdG"7iiiinii in iiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiiii applicazione dell'amnistia; assoluzione infine per Nicola Solimano (latitante). Egle Tridente Junin e Giuseppe Filidoro. Se la corte accoglierà le richieste del p.m. tre imputati attualmente detenuti (Valeria Cora, Giulia Borelli e Cesare Ramabudi). potrebbero tornare in libertà, tenuto conto del periodo già trascoro alle Nuove. «Il giornale "Sema Tregua", stampato nella stessa sede dei "Comitati comunisti per il potere operaio" — ha esordito Pochettino — "incitava alla lotta armata ponendosi come obiettivo finale la guerra civile. Proprio in coincidenza con l'arrivo da Milano a Torino di Enrico Galmozzi, caporedattore di "Senza Tregua", nell'ottobre del 76, si registrano nella nostra cit- tà le prime azioni terroristicìie del "braccio armato" dell'organizzazione». «L'equivoco delle sigle con cui vengono "firmati" gli attentati» — ha detto il p.m. — «non serve a mascherare i veri scopi del gruppo "Prima Linea ". La perizia sui volantini lasciati nello studio degli avvocati Galasso e al Centro studi Donati ("Squadre armate Proletarie), e quella sul volantino distribuito in occasione dell'irruzione alla sede dell'Api (associazione piccole e medie industrie), l'unico a firma "Prima Linea", ha dimostrato che i tre documenti sono stati battuti sulla stessa macchina Ha ammesso il p.m.: «Certo, allora il gruppo eversivo muoveva i primi passi e i capi erano costretti a rimproverare gli affiliati per la scarsa preparazione tecnica in fatto di armi». Pochettino ha citato alcuni passi di un documento ritrovato nel covo di via Cottolengo 21: «Il livello medio dei compagni è incredibilmente basso»: -è intollerabile che un compagno faccia partire un colpo a caso mentre prova il caricamento dell'arma»; 'Chi non sa usare le armi sarà impiegato per il volantinaggio». L'ultima parte della requisitoria, il p.m. l'ha dedicata all'esame delle singole responsabilità. Galmozzi si è fatto trovare in tasca patente e porto d'armi rubati, che conservava «nell'eventualità di una svolta reazionaria nel Paese»; Barbara Graglia ha lasciato, durante l'irruzione al Centro Donati, un paio di guanti grigi, con dentro cucito il n. 236. lo stesso numero di matricola che contrassegnava i suoi capi di vestiario quando era allieva del Liceo linguistico al Sacro Cuore di viale Thovez: Scavino, al momento dell'arresto. iiilliiiiiiiiiiiiiiiiiimiiiiiiiiiiiiiini iiiimilll aveva un foglietto con la descrizione delle vie circostanti l'abitazione di un dirigente Fiat. Un lungo elenco di prove a carico che i difensori degli imputati cercheranno di smantellare. Il processo continua questa mattina con le arringhe degli avvocati. Claudio Cerasuolo
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