«Soddisfatto» della decisione di Pechino, ora Carter attende la risposta dei viet

«Soddisfatto» della decisione di Pechino, ora Carter attende la risposta dei viet L'offensiva cinese in Vietnam cominciata il 17 febbraio I sedici lunghi giorni dell'invasione Dopo una lunga serie di incidenti diplomatici e scambi di accuse, la minaccia dello scontro armato tra i due Paesi si è concretizzata dopo che il 7 gennaio scorso, le forze cambogiane del Funsk, inquadrate ed appoggiate sul terreno dalle truppe vietnamite, entrarono a Phonom Penh mettendo fine al regime filo-cinese di Poi Pot. Il 31, durante il suo viaggio negli Stati Uniti, il vice premier Teng Hsiao-ping preannuncia davanti alla stampa americana la necessità di dare «una buona lezione» al Vietnam. Il 17 febbraio la Cina lancia più di 200 mila soldati al «contrattacco» in territorio vietnamita, per rispondere (come sostiene Pechino) alle ripetute violazioni di confine e provocazioni di Hanoi. L'attacco si dipana su un ampio fronte di parecchie centinaia di chilometri lungo tre-quattro direttrici fondamentali di penetrazione. Le truppe di Pechino avanzano nei primi giorni di 20-30 km, conquistano il centro di Cao-Bang, si avvicinano a Lang-Son, mentre i vietnamiti devono richiamare dalla Cambogia unità dell'esercito e fronteggiano sul terreno con vivace resistenza le forze d'invasione. Hanoi denuncia l'aggressione e lancia un appello all'Urss perché osservi le clausole del trattato di reciproco soccorso. Il mondo trattiene il fiato da¬ vanti alla prospettiva di una estensione del conflitto, a un intervento delle forze sovietiche. Il 20 febbraio, la tv di Mosca evoca la possibilità di «punire» la Cina, Sul fronte diplomatico gli Stati Uniti chiedono una seduta urgente del Consiglio di Sicurezza, che si riunisce il 23 febbraio. Ben presto si constata un «impasse»: gli Usa (oltre alla Cina) abbinano il ritiro cinese dal Vietnam allo sgombero della Cambogia delle forze vietnamite; ma questa richiesta viene contrastata da Hanoi e dall'Urss, che minaccia 11 -veto». Sul campo di battaglia, le truppe cinesi accentuano la loro avanzata mentre Mosca rende noto che «onorerà i suol obblighi verso Hanoi». Il Vietnam si dichiara pronto a sostenere una lunga guerra, e il 26 febbraio le forze cinesi sono segnalate a Lang-Son (80 km oltre il confine). Due giorni dopo la pravda esprime la minaccia più netta contro Pechino scrivendo che «se l'aggressore non si ritira immediatamente, le fiamme della guerra s'estenderanno». Ma a questa «durezza» ufficiale si contrappongono «foci» di contatti fra Cina, Stati Uniti e Urss per trovare una soluzione al conflitto. Sul terreno si continua a combattere aspramente e venerdì 2 marzo si prepara la battaglia attorno al centro strategico di Lang-Son. Dopo un'opera di mediazione americana condotta da Blumenthal a Pechino, il 2 marzo l'attenzione si concentra sul discorso che deve tenere Breznev. Il capo sovietico però punta sulla distensione pur reclamando «l'arresto immediato dell'aggressione cinese e il ritiro dal Vietnam delle truppe». Il giorno dopo, sabato, fonti giapponesi anticipano la notizia di «un cessate il fuoco unilaterale» dei cinesi, e finalmente ieri l'agenzìa ufficiale Nuova Cina annuncia l'inizio del ritiro delle forze cinesi dal Vietnam. p. pat.

Persone citate: Blumenthal, Breznev, Teng