Su 46 milioni pagati per gli aerei indagherà la magistratura di Roma di Fabrizio Carbone

Su 46 milioni pagati per gli aerei indagherà la magistratura di Roma Il fascicolo processuale di Luigi Olivi è stato inviato alla Procura Su 46 milioni pagati per gli aerei indagherà la magistratura di Roma Furono incassati dall'amministratore dell'Ikaria, del Lichtenstein: gli erano dovuti — ha detto — per la consulenza sugli Hercules - L'istruttoria «Lochkeed due» porterà ai politici e all'Antelope del rapporto Church? ROMA — Il secondo anniversario della tragedia del Monte Serra, dove precipitò un Hercules C-130 della Lockheed Aircraft Corporation e morirono 38 cadetti dell'Accademia navale di Livorno, tutti tra i 18 e i 20 anni, al loro ..battesimo dell'aria», cade domani, domenica 4 marzo. Il ricordo di quel terrificante disastro è reso più amaro dall'esito del processo alla Corte Costituzionale: quei 14 aerei non avremmo mai dovuto comprarli perché non erano funzionali alla nostra aviazione militare. Gli Hercules furono venduti dietro corruzione: i canali per il passaggio delle tangenti non sono stati tutti scoperti. Per questo ci sarà il «Lockheed numero due». Il fascicolo processuale riguarda Luitji Olivi, amministratore dell'Ikaria Establishment di Vaduz (Liechten- Stein), la società di consulenza che ricevette dalla multinazionale americana 78 mila dollari (46 milioni all'epoca) per l'assistenza prestata a Ovidio Lefebvre, riconosciuto colpevole di corruzione per atti contrari ai doveri d'ufficio. Lo «stralcio» passa alla magistratura ordinaria competente, cioè Roma. La Corte Costituzionale ha deciso la trasmissione degli atti che materialmente non sono ancora arrivati sul tavolo del procuratore capo De Matteo. Fratello di un ex parlamentare de. Luigi Olivi, uffici a Ginevra e Losanna, casa a Pully. 47 anni, quattro figli, commercialista, fu il primo a recarsi a Roma dal magistrato Ilario Martella per spiegare come e perché aveva avuto i soldi dalla Lockheed (attraverso Ovidio Lefebvre): «Sermrono a coprire le spese e anzi — disse — noi chiedemmo un aumento perché invece di lavorare un anno la consulema durò il doppio del tempo: ma i soldi in più che avevamo chiesto ci vennero rifiutati». Olivi aveva tenuto a precisare che neppure una lira dei 46 milioni uscirono dalle casse dell'Ikaria. Non solo Gui. ma nessun altro ricevette quindi tangenti. Martella credette poco alle tesi difensive di Olivi tanto che lo incriminò. Passo dopo passo fini davanti alla Corte Costituzionale. Per lui i commissari di accusa avevano chiesto la condanna a cinque anni. L'assoluzione c'è stata perché Olivi era l'anello di congiunzione con Gui e l'ex ministro della Difesa è stato scagionato in modo inequivocabile. Ma la Suprema Corte dice che ci sono «elementi sufficienti» per ritenere che l'amministratore della Ikaria «abbia concorso» alla corruzione della Lockheed, ricevendo un compenso «imprecisato». E il «Lockheed bis» dovrà riaprire uno squarcio rimasto oscuro: Olivi sarà il punto di partenza per arrivare a un altro ministro, a un «team» (come era scritto nel rapporto Church) di esponenti politiciad alto livello, alla famosa e imprendibile «Antelope Cobbler»? Alla luce di questi fatti si spiega meglio il meccanismo che ha portalo alle condanne: i colpevoli hanno avuto pene ridotte all'osso, nonostante il reato di corruzione propria. Le attenuanti hanno pareggiato il conto delle aggravanti e la Corte non ha potuto provare la continuità del reato, essendo certa solo della se- conda tangente, quella che Palmiotti intascò per Mario Tanassi. Ieri si sono avuti particolari precisi sui giorni della clausura. Stabilito chi doveva essere condannato, si cominciò con Crociani, sui quali c'era l'unanimità: l'ex presidente della Finmeccanica ricevette una pena di 2 anni e 4 mesi. Quando si arrivò a Tanassi molti erano i giudici che volevano la sua condanna inferiore a due anni (per evitargli il carcere). Ma si disse: se Crociani ha avuto 2 anni e 4 mesi, il ministro, vertice della catena della corruzione, non può prendere di meno. E cosi sono stati fatti i conti: pena minima prevista 3 anni e 6 mesi di prigione; aggravanti pari alle atte¬ nuanti e quindi riduzione di un terzo della pena. Risultato: 2 anni e 4 mesi. Ma quanto tempo realmente resteranno in carcere i tre maggiori responsabili dello scandalo? I difensori di Tanassi. di Ovidio e Antonio lefebvre hanno già presentato l'istanza per la revoca dell'ordine di carcerazione. Loro affermano che la sentenza della Corte non è ancora passata in giudicato, ma le motivazioni che adducono sono tenui e si dà per scontato che il procuratore generale Pascalino dirà di no. «Lo abbiamo fatto tanto per un primo passo, ma puntiamo all'OJiu — hanno detto —in base al trattato internazionale sui diritti civili e politici». La «chance» di un ricorso a New York è l'ultima possibilità. In vigore in Italia da poco più di due mesi, il trattato internazionale è complesso e il ricorso (le procedure appaiono lunghissime, la materia abbastanza sconosciuta) vuole essere soprattutto una prò-, testa morale, la richiesta del riconoscimento di un torto subito. Le probabilità che Tanassi e i fratelli Lefebvre tornino in libertà sembrano essere minime se non nulle. Di questo hanno discusso molto i 28 giudici della Corte Costituzionale nella clausura di palazzo Salviati: in caso contrario non avrebbero fatto scattare subito le manette. Fabrizio Carbone

Luoghi citati: Ginevra, Italia, Losanna, New York, Roma, Vaduz