Chi assassinò gli uomini del villaggio?

Chi assassinò gli uomini del villaggio? Tragica storia d'una comunità contadina processata per maleficio Chi assassinò gli uomini del villaggio? , Maria Fagyas: caute di vedove» pag. 211, Ure 6000. «La fabbried. Rizzoli, Ecco la Montaillou. la bella storia tragica di una comunità contadina processata per maleficio, dei nostri tempi moderni. Scomparsi Re e Vescovi Invece che di Inquisizione si parla di racconto «poliziesco», e forse lo è: ci sono vittime chiave e vittime di contorno, c'è il delitto al castello, c'è l'investigatore-personaggio, c'è il principale sospettato ma anche tanti indiziati tra i quali scegliere. Eppure niente sembra cambiato nel tempo. Perché la storia è corale, il suo nodo è comunitario e la soluzione è a più voci: afferrabile-inafferrabile. Chi ha ucciso silenzio¬ samente, con l'arsenico, gli uomini di Ladany? Le mogli stanche di schiavitù femminile? La nera ostetrica che gestisce aborti ed emancipazione? La guerra inutile che ha preso uomini sani e li ha uccisi o restituiti malati? La rivolta sociale schiacciata dal padronato? O colpevole, alla fine, è soprattutto l'investigatore, colui per il quale lo scandalo è nato e che ha preteso giustizia pur sapendo dentro di sé che giustizia l'è morta e non ne rimane che una ottusa liturgia grossolana? Un bel romanzo che è un «giallo», dunque; ma che come sempre la cronaca è anche qualcosa di più. Tempi- lo scorso dopoguerra, Ungheria, dopo la sconfitta e dopo la ri¬ voluzione. Luogo: un minuscolo villaggio, Ladany, in zona di latifondo agrario. Gli uomini scampati alle trincee cominciano a ritornare e uno dopo l'altro muoiono, senza che medici e autorità se ne preoccupino. Ad uccidere sono le loro donne: rimaste sole avevano lavorato, commerciato, amministrato la roba e se stesse e non intendono più rinunciare alla propria libertà. La storia è vera, cioè è accaduta realmente; una comunità da sempre dimenticata, da sempre bloccata ha risolto a suo modo il proprio problema. Colpevoli sono tutte, giovani e anziane, povere e ricche. Anche se c'è stato all'inizio un istigatore (la levatrice: unica donna «emancipata» già di per se stessa), la colpa è collettiva. La liberazione si è trasformata in cannibalismo. DI fronte alla levatrice-demone l'altro protagonista è il tenente di polizia cavaliere crociato. Ex studente, ex tenente absburgico, ex nobile ed ex possidente, il sopravvissuto di una cultura scomparsa, di una società perduta. Il potere che rappresenta gli è dopotutto estraneo: elementarmente feroce, egoista, come quello ferocemente elementare dei contadini. Don Chisciotte in crisi l'ex tenente regioimperiale trascina sé e il villaggio da un silenzioso equilibrio (e sia pure mostruoso) ad una totale distruzione: in un massacro femminile legalmente parallelo alla carneficina virile della guerra. Claudio Savonuzzi

Persone citate: Don Chisciotte, Ladany, Maria Fagyas, Vescovi

Luoghi citati: Ungheria