A chi parla la Commedia

A chi parla la Commedia Singleton: per capire Dante, capire la sua idea dell'uomo A chi parla la Commedia Charles S. Singleton: «La poesia della Divina Commedia», ed. Il Mulino, pag. 573, lire 10.000. Molto opportunamente, col titolo La poesia della Divina Commedia, sono ora tradotti e raccolti in un unico volume tutti gli studi che il dantista americano Charles S. Singleton ha dedicato fra il 1952 e il 1969 al poema dantesco. Le due serie principali di saggi, gli Elementi di struttura e il Viaggio a Beatrice, rispettivamente del 1954 e del 1958. erano già uscite in traduzione anni fa: ma il discorso critico di Singleton è cosi rigorosamente unitario che forse soltanto ora, con tutta l'opera davanti, è possibile valutarne appieno la fondamentale importanza nell'ambito della fortuna critica della Commedia, * * Il punto di partenza del discorso di Singleton è esattamente opposto rispetto alla critica idealista (De Sanctis. Croce e gli epigoni, anche quelli già in parte staccati dalla piena ortodossia). Non risponde, cioè, all'intento di fare contemporanea al lettore e al critico l'opera di Dante, vedendola attraverso la cultura e la sensibilità attuali, ma è il tentativo opposto di ricostruire, davanti al poema, il lettore e il critico quali Dante si figura come destinatari del proprio messaggio. Singleton osserva che il Rinascimento ha operato una cesura radica-' le nella storia culturale dell'Occidente, respingendo e rendendo presso che incomprensibile la cultura della tradizione cristiana, tutta ordinata al problema della salvezza escatologica e della trascendenza. Per comprendere la Commedia è. quindi, necessario ricostruire l'idea dell'uomo, del mondo, della poesia che Dante ebbe e che inglobò nel suo poema, e. soprattutto, ritornare, anche a livello dei singoli momenti, delle singole immagini, dei riferimenti minimi contenuti nel poema, a una lettura che tutto consideri e cerchi di spiegare attraverso gli elementi della cultura cristiana, comune a Dante come ai lettori della Commedia. Non si tratta soltanto di un'esigenza di carattere storicistico, generica e, del resto, largamente condivisa (e anche, soprattutto negli ultimi decenni, sempre più seguita negli studi danteschi), ma dell'inquieto, teso, appassionato sforzo di far riecheggiare nella lettura del poema gli stessi significati, le stesse intenzioni, le stesse forme di messaggio che Dante era certo che appieno comprendessero i suoi contemporanei per l'u- guale partecipazione alla' stessa cultura cristiana, tutta rivolta al problema della salvezza di ogni singolo uomo e di tutti gli uomini per tutta la storia del mondo. Proprio per questo Singleton pone al centro della sua indagine sulla Commedia un metodo di lettura che Dante stesso suggerisce, analogo, cioè, a quello della lettura della Bibbia. Viaggio storico, compiuto da Dante nell'aprile del 1300. come rappresentazione della vicenda della propria salvezza, quello descritto nella Commedia è anche il viaggio compiuto da ogni cristiano, cosi come ogni episodio narrato nella Bibbia è storia, ma ha anche un significato nella generale economia della salvezza di ogni uomo e dell'umanità. ★ * . In questa prospettiva. Singleton viene a porre al centro dell'indagine i concetti di allegoria, analogia e simbolismo. Contro le interpretazioni romantiche e idealiste, per Singleton non sì tratta di elementi estranei al testo dantesco, puri fatti di erudizione o di cultura, che nulla avrebbero a che vedere con la poesia della Commedia, ma. al contrario, di ragioni di fondo della struttura del poema, secondo cui non solo si costruisce il complessivo organismo dell'opera, ma si devono leggere ugualmente gli anche minimi elementi di essa, che appaiono non comprensibili e arbitrari se non vengono situati, da un lato, nella tradizione figurativa e allegorica della letteratura e del pensiero cristiano, dall'altro lato, nel sistema che è il poema come rappresentazione del viaggio' dell'uomo verso la salvezza. Con un'indicazione metodologicamente fondamentale Singleton ricostruisce la tradizione che è dietro dati o espressioni o immagini della Commedia (da Agostino a Tommaso d'Aquino, da Riccardo di San Vittore a Gregorio Magno), e viene, cosi, ad esempio, a definire il vero significato del rapporto fra Virgilio e Beatrice come guide di Dante nel viaggio a Dio. della complessa rappresentazione allegorica che si svolge nel Paradiso terrestre, del «sole» nel primo canto dell'/7i/erno come nel primo del Purgatorio, della figura di Satana al centro della terra e di tanti altri elementi del poema. E' chiaro che a Singleton interessa più l'illustrazione della struttura e del progetto complessivo del poema che quella di singoli episodi: più l'indicazione di come ogni particolare, per minuto che sia. rientra nel sistema com¬ plessivo, che le diverse scansioni del viaggio per i gironi infernali o le cornici del Purgatorio o i cieli del Paradiso, viste come esperienza concreta dello «stato delle aniihe dopo la morte-, secondo la formula che Dante stesso usa nett'Epistola a Can Grande della Scala, spiegando le intenzioni del suo poema. Ma è anche certo che. senza la conoscenza della tradizione cristiana che Dante convoglia nel poema e senza l'attenzione più precisa alle motivazioni generali che danno ragione di ogni singolo elemento della Commedia, questa rimane in gran parte incomprensibile o (quel che è peggio) mal compresa. Proprio per questo contributo, allora, l'opera di Singleton viene a porsi, insieme con quella di Auerbach, come punto di riferimento essenziale, nel Novecento, per l'interpretazione dell'opera dantesca: il resto o è meglio dimenticare (come il libro del Croce) o non è che interpretazione di episodi e situazioni particolari, anche geniale, ma non legata a un'idea totale del poema e dei suoi significati. G. Barberi Squarotti