Tanassi dice: «È un delitto politico» Gui: «Anche Moro mi aveva difeso» di Silvana Mazzocchi

Tanassi dice: «È un delitto politico» Gui: «Anche Moro mi aveva difeso» Le reazioni dei due ex ministri dopo la lettura della sentenza Tanassi dice: «È un delitto politico» Gui: «Anche Moro mi aveva difeso» ROMA — Un sospiro, un sorriso. Luigi Gui guarda il suo difensore, la moglie, i famigliari. Paolo Rossi ha appena pronunciato la formula con cui la Corte Costituzionale lo ha assolto. Sono le 11 e 3 minuti. L'aula è affollata e avvolta nel caos. Giornalisti, fotografi, parenti degli imputati si accalcano sulle poche sedie e sui banchi a disposizione del pubblico. I 28 giudici sono entrali alle 11 esatte: le toghe nere, i cappelli piatti fregiati d'oro. Il presidente continua nella lettura della sentenza e scandisce la condanna per Mario Tanassi. L'ex ministro, in piedi dietro Gui. china il capo, serra le mascelle. Gli sta accanto Duilio Fanali l'unico presente degli altri imputati. Anche per lui è la condanna: la pena inferiore a due anni lo salva dal carcere. Un capilano dei carabinieri si avvicina a Tanassi. da questo momento destinato all'arresto. ..Sono stati tre anni di dolore per tutti, ora sono contento-, commenta Gui. Ha gli occhi arrossati. In tanti gli si stringono intorno, ci sono abbracci, mani tese a congratu¬ larsi. «Senatore torni a Padova, l'aspettiamo-, gli grida addosso un piccolo uomo calvo: era — nel Veneto — il suo segretario. Aggiunge: ••Lasci questa città-. E insistente lo esorta:..Vieni, vieni da noi-. ■•Sono però triste per gli altri, per i condannati — riprende Gui —, Da questa storia, da questa sentenza ho tratto beneficio spirituale-. E' visibilmente commosso, si porta un fazzoletto bianco agli occhi e continua: «Un pensiero va a Moro clic mi difese perfino dalla sua prigione-. Si riferisce al «memoriale» che Aldo Moro avrebbe dettato alle1 Brigate rosse e che fu ritrovato in una base milanese. Tanassi si avvia verso l'uscita: lo seguono i carabinieri e lui tenta di liberarsi dai giornalisti dicendo: «E' un delitto politico, mi hanno martirizzato, immolato-. L'udienza, la 98'. si è appena conclusa. La lettura della sentenza è durata tredici minuti. In aula il caos è indescrivibile. Tanassi dice agli avvocati: «Andiamo a casa, andiamo a casa-. Evidentemente non si aspetta di essere arrestato subito, perchè dichiara: - Vedrò con i miei legali cosa c'è da fare, se c'è ancora qualcosa da fare. Intanto, se mi arrestano, sconterò la pena-. Alle tredici e diciassette i carabinieri lo preleveranno dalla sua abitazione in largo Messico 7. ai Paridi. Poco prima, in via del Nuoto, nei pressi del Foro Italico, un capitano dell'Arma e il capo della Digos. Spinella, avevano arrestato i fratelli Antonio e Ovidio Lefebvre D'Ovidio, da due giorni rinchiusi nel loro studio. Nel braccio 68 di Rebbibia. la parte più recente e attrezzata del carcere, li attendono due celle munite di televisore. Il quarto imputalo da arrestare. Camillo Crociani, è latitante da anni, da quando fuggì con un aereo privato. Sono le 11.30: sul piazzale di fronte a Palazzo della Consulta, di faccia al Quirinale, si è raccolta una piccola folla: un applauso accoglie Gui. Tanassi è avvicinato da due donne. Una. con gli occhi pieni di lacrime, gli prende il viso tra le mani e dice: ••Bello, bello mio-. L'altra aggiunge: -Che terribile ingiustizia-. Tanassi le conforta e dice alla prima: • Teresa, non fare cosi, lutto si aggiusterà-. A casa lo attendono la moglie Enrica e le tre figlie. Sono circa le dodici. Sul pianeroltolo vigila un'intera squadra di agenti in borghese. Dalla porta di servizio del- j l'appartamento sgusciano via due funzionari del psdi. Tanassi dichiara: «Non è stato un processo politico come si dice da anni, ma una persecuzione. Io ho solo completato una pratica iniziata da Gui. La scelta era già stata fatta. Anche volendo prendere per oro colato la tesi dei Lefebvre. secondo cui i soldi li ho presi io e non Gui. era corruzione impropria, non corruzione propria-. Si fa tardi. Deve preparare le sue cose, conclude: «Affronterò la prova I con coraggio, come un comj battente che è stato ferito. j Spero di non essere stato feriI to a morte-. L'atmosfera si rovescia in casa di Gui. All'Eur. in via Eufrate, al primo piano, c'è festa. Figli, nipoti, suoceri, parenti, sono lutti riuniti intorno a due tavoli. Si mangia, si brinda. Il telefono squilla in continuazione: molti prelati o uomini di partito chiamano da tutta Italia. Zaccagnini. Piccoli. Gaspari sono appena andati via. «Mi hanno portato parole d'amicizia. Zaccagnini mi ha abbracciato esprimendo la sua soddisfazione — racconta Gui —. Certo, in aula, con tutte quelle richieste di I condanna... il povero Ta/iassi... non entro nel merito di \ quel che ora lui dice, capisco il suo stato d'animo. Era impossibile che. sulla base dei fatti e delle prove a conoscenza della Corte, mi condamiassero-. ••Era una causa facile-, aveva Liliana Madeo Silvana Mazzocchi (Continua a pagina 2 in settima colonna)

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