Uno studente-operaio, figlio di ergastolano

Uno studente-operaio, figlio di ergastolano Chi era Matteo Caggegi, il terrorista ucciso in una sparatoria con la polizia Uno studente-operaio, figlio di ergastolano Il padre, Giovanni, è stato condannato per l'omicidio dell'impresario Ceretto - Il ragazzo era iscritto al quarto anno dello entava poco-Anche alla Fiat Rivalta molte assenze - Intervista con la madre: «Era la mia speranza» scientifico, ma frequentava poco- Malico Caggegi. 20 anni appena compiuti, è morto ieri mattina in uno scontro a fuoco con la polizia, assieme alla sua compagna (si tratterebbe della brigatista rossa Marzia Lelli. ma l'identificazione non è certa), al bar dell'Angelo, in via Veronese 340. alla periferia della città. Lui. una cai. 38 in pugno, lei altre due pistole (una con il silenziatore) nella tasca del loden. sono il quale indossava un giubbotto antiproiettile. Nei calzoni. Malico aveva la carta d'identità e il tesserino della Fiat. Chi eia Matteo Caggegi? A soli 20 anni aveva alle spalle un passato difficile. I guai per lui erano cominciati all'alba del 23 maggio 1975. Nella cascina del padre Giovanni Caggegi. a Orbassano. un'auto scarica un ostaggio, l'imprenditore edile Mario Ceretto. appena sequestrato mentre sta rincasando nella sua villetta di Cuorgnè. Il padre allontana tutta la famiglia, che viene ospitata dal complice Cosimo Metastasio. Vuole accanto a sé soltanto Matteo. Per tutta la giornata la cascina è meta continua di andirivieni dei vari complici della banda. La sera, mentre Matteo si allontana per raggiungere la madre Giovanna Barbuto nella vicina casa di Metastasio. Mario Ceretto viene barbaramente eliminato: a colpi di pietra in lesta, come ha stabilito la perifta e come ha riconosciuto la sentenza della corte d'assise che ha condannato Giovanni Caggegi all'ergastolo. 1 Durante tutto il corso della lunga e tormentata istruttoria, che rivela l'ambiente mafioso in cui e maturato ii sequestro-omicidio Ceretto. Matteo racconta agli inquirenti quello che ha visto in cascina il 23 maggio e i giorni precedenti, mettendo nei guai molte persone: da Rocco Lo Presti a Michele Bocco. il prestasoldi di Saint-Vincent, a Raffaele La Scala, il padrino di Locri che avrebbe reclutato la manovalanza del sequestro. Lo Presti e Bocco vengono assolti. La Scala condannato a 18 anni Matteo, inizialmente fermato, viene prosciolto in istruttoria e per questo motivo non viene a deporre al processo. Le sue dichiarazioni però sono agli atti e costituiscono il bersaglio ricorrente dei difensori che ne pretendono la presenza in aula. La corte respinge più volte l'istanza. Giovanna Barbuto e il padre ianno di tutto per salvare Matteo, forse il figlio in cui ripongono maggiori speranze. •Se l'ha detto Matteo — dice Giovanni Caggegi al giudice istruttore e poi lo ripete al dibattimento — dovete credergli: lui è come un Gesù bambino». E' l'unico momento in cui Giovanni Caggegi. da belva che si scaglia contro i complici davanti al-: la giuria, da killer spietato e deciso a tutto, ridiventa un uomo come gli altri, un padre. Se piange e si dispera, se recita inventando complici immaginari, pur rendendosi conto che nessuno può credergli, lo fa anche per Matteo. Importante per lui e per la madre è che Matteo possa lontinuare a studiare, -perché la maledizione che ha colpito la nostra /amiglia, finisca», implora Giovanna Barbuto. I due figli maggiori. Santo e Pino, sono già «bruciati» in una storia di violenze carnali e rapine alle coppiette. L'unico che può salvarsi è Matteo: intelligente, di carattere forte, studente al liceo scientifico. Nell'estate scorsa (il padre è sotto processo, qualcuno deve pensare alla famiglia) viene assunto alla Fiat. Ma. dentro, è cambiato, ha deciso di ribellarsi contro tutti e tutto. La pesante eredità lasciatagli dal padre (molti personaggi coinvolti nel processo Ceretto. potendo, gli farebbero la pelle) non è un fardello facile da portare. In fabbrica, entra nell'area dell'autonomia. Sono bastati pochi mesi' e dal dissenso è passato al terrorismo. Ieri mattina, probabilmente, per lui era la prima azione ..sul campo». Orbassano. via Piossasco 16/1. ore 14. Il maresciallo dei carabinieri Franco Re suona alla porta della famiglia Caggegi. Apre Giovanna Barbuto. 42 anni, moglie di Giovanni Caggegi. condannato all'ergastolo per il sequestro-omicidio dell'impresario di Cuorgnè. Mario Ceretto. Signora — dice il sottufficiale» — un'altra brutta notizia per lei. E' morto Matteo, l'hanno ucciso perché ha sparato alla polizia». Il silenzio del moderno condominio alla periferia del paese, dove la famiglia abita da 3 anni, viene rotto da un urlo disumano. «Non è possibile — sentono i vicini gridare — adesso anche lui. Su di noi c'è una maledizione. Credevo che la vicenda di mio marito fosse una brutta parentesi della nostra vita. La pagheranno vedrete, come la pagheranno'. Giovanna Barbuto è sotto choc, continua a gridare, a profferire oscure minacce. I carabinieri la sorreggono, poi l'accompagnano nel salotto. Tentano di velare la cruda realtà con una piccola bugia: «Si calmi, signora ,— ripetono — s'è ancora una piccola speranza. Potrebbe essere un altro, l'identificazione non lè sicura al cento per cento. Dovrà dirlo lei. andando all'obitorio di Torino per il riconoscimento». I militari la lasciano sola con la figlia Rosaria di 14 anni e Graziano di 10. Piange disperata, bacia il ritratto di Matteo, poi accende la televisione: cercu una conferma alla terribile notizia e. non avendola, si attacca al telefono per chiamare i parenti. Entriamo in casa mentre parla con un amico. Ci dice: -E'proprio lui. adesso è andato Santo all'obitorio. Perché l'hanno ucciso?. Mi hanno detto che era un terrorista. Non ci credo. Non si occupava di politica e raramen te lo sentivo parlare della fab brica. L'unico suo pensiero era Jo studio e il lavoro». Chiediamo: ..Signora, com'era il suo ragazzo?». Giovanna Barbuto riilette un attimo, parla con voce via via più sicura, sul volto sono scom parse le lacrime. «Lavorava alla Fiat-Rivalta —dice — e faceva il secondo turno. Al mattino andava a scuola, frequentava il quar to anno del VII liceo scientifico di corso Tozzoli. Non posso dire molto. Era un ragazzo come gli altri, con le sue aspirazioni. Gli piaceva molto la chitarra». Insistiamo: «Ma in casa, come si comportava?». • Un ragazzo d'oro. Pensava alla famiglia, andava d'accordo coi fratelli, li aiutava nel Mroro. Santo e Giuseppe tendono vestiti e lui npl tempo libero li accompagnava ai merculi. oppure andava nel magazzino a sistemare" la merce». Giovanna Barbuto sembra trovare conforto parlando dot figlio, ma appena il suo sguardo ne incontra la foto, ripiomba nel pianto. Ricomincia a parlare di vendetta, della mala sorte che si è abbattuta sulla famiglia. Rosaria e Graziano cercano di calmarla. Usciamo mentre i suoi occhi sono di nuovo pieni di lacrime. Ci dice ancora: «Chiedete in paese. Tutti santwa Orbassano che Matteo era un bravo giovane. Lo stanno calunniando». A Orbassano conoscono Mat leo Caggegi e tutti si meravi gliano quando diciamo che era un terrorista. «Lui — affermano gli amici del bar — era un impegnato politicamente ma non fino al punto di imbracciare il mitra. Parlava di sindacalismo e dei problemi nell'ambiente di lavoro, ma come fanno tante altre persone». Matteo Caggegi era invece un estremista. Cosi lo descrivono i compagni di lavoro, dicendo che militava nell'area dell'autonomia e che spesso l'avevano visto distribuire manifestini provocatori davanti ai cancelli. Qualcu-,| no ha anche detto che faceva parte di un circolo «ultra» di Orbassano. ma non sanno precisare quale. Alla Fiat il giovane era stato assunto il 14 luglio dello scorso anno, come operaio di secondo livello all'officina «85» di Rivalta. In fabbrica, perù, andava molto poco, spesso era assente per malattia. Ai compagni del secondo turno (aveva chiesto di non fare il mattino per impegni personali) diceva che andava a scuola, ma al liceo scientifico di corso Tazzoli quest'anno l'han no visto poche volte. « Un paio di giorni», hanno detto gli inse guanti. Claudio Cerasuoio Emanuele Monta Matteo Caggegi aveva appena compiuto 20 anni - Marzia Lelli: è lei la giovane morta al suo fianco? - Accanto al cadavere la pistola munita di silenziatore e la borsa con la vernice-spray La madre di Matteo, Giovanna, si stringe al Tiglio minore: «Siamo perseguitati dalla sventura» nv