Lang Son, città fantasma contesa dai due eserciti di Mimmo Candito

Lang Son, città fantasma contesa dai due eserciti Lang Son, città fantasma contesa dai due eserciti Sgombrati i circa 50 mila abitanti - Nella regione è meno cedevole la ritirata tattica vietnamita - Sotto incessanti bombardamenti, l'esercito di Hanoi preparerebbe la controffensiva per modificare i pesi nella bilancia diplomatica DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BANGKOK — Una nuova, lenta battaglia è cominciata ieri pomeriggio sull'altipiano di Lang Son. nel fronte orientale. Le notizie sono rimaste incerte fino al calar della notte, non si va al di là di brevi informazioni sull'intensità dei combattimenti di artiglieria e sulla quantità enorme degli uomini e dei carri armati impegnati nello scontro. Ma potrebbe essere la svolta militare attesa proprio per questi giorni. Lang Son è una città di mezza montagna, ad una ventina di chilometri dal confine con la Cina, nella provincia di Quang Ninhn. Fino a dieci giorni fa aveva 49 mila abitanti, ed era uno dei centri più importanti per il traffico commerciale tra i due Paesi. Ormai è una città morta, abbandonata e contesa dai due eserciti. Già a metà della settimana scorsa, mentre l'invasione cinese dilagava in profondità lungo le vallate che scendono dal confine, la regione di Lang Son era rimasta l'unica dove la ritirata tattica dei. vietnamiti era sembrata meno cedevole. Attraversata dalla statale numero uno e dalla ferrovia. Lang Son è una sorta di via obbligata di accesso per Hanoi. La resistenza viet precostituiva già una linea avanzata di difesa della capitale (distante poco più cento chilometri verso Sud), e la pressione cinese puntava invece ad aprire un varco strategicamente importante agli obiettivi militari dell'operazione. I pezzi da 130 mm battevano intensamente il terreno da una parte e dall'altra, e l'avanzata cinese muoveva con estrema lentezza. Da Sud. quattro divisioni vietnamite formavano una retrovia molto solida, pronta a parare qualsiasi necessità improvvisa di contenimento. A Nord, appena al di là della frontiera, i satelliti-spia americani fotografavano almeno centomila uomini acquartierati in attesa di essere lanciati sul fronte. Ora lo scontro pare cominciato da .'vero. E' stato preceduto da circa venti ore di calma, un silenzio, straordinario e impressionante per un'area dove nell'ultima settimana i colpi di cannone venivano sparati uno ogni venti secondi, senza fermarsi mai. né di giorno, né di notte. Si cominciava a pensare che questa calma fosse l'inizio di una riti¬ rata cinese, lo sganciamento delle truppe dal fronte come primo atto verso la conclusione del -contrattacco- punitivo deciso da Teng. Invece è esplosa all'improvviso, e più violenta che mai. la battaglia. Anche se le notizie dal fronte arrivano solo con una difficile intercettazione delle comunicazioni militari via radio, pare che a lanciare l'attacco sia stato ancora una volta il comando cinese. La forza e la durezza dello scontro lasciano immaginare che la breve tregua sia servita a riorganizzare brevemente la manovra delle truppe, e a dar tempo a rinforzi freschi di arrivare dal forte concentramento segnalato appena oltre trontiera. Lo scontro pare davvero quello decisivo: da parte vietnamita, infatti, sarebbero entrati in linea alcuni reparti della famosa 308' divisione, il corpo più scelto e più ricco di onori militari nella storia del Vietnam. L'altro ieri il Dahn Nan ne avf va come minacciato l'intervento, quasi si trattasse della mossa risolutiva per battere i cinesi. Ed ecco che ora la 308" è entrata in battaglia. L'obiettivo più probabile di Pechino pare la conquista di Lang Son, con il controllo della strada che punta su Hanoi. Ma certamente, al di là di questo scopo tattico, c'è l'intenzione di Teng di infliggere ai nemici una dura «lesione» sul campo, per ridimensionare, come lui stesso ha detto, il mito dell'invincibilità vietnamita. Ieri sera, gli esperti militari di Bangkok seguivano con estrema attenzione le poche notizie che si riusciva a far arrivare dalle antenne radio. La nuova battaglia potrebbe infatti spostare gli elementi di giudizio sul corso di questa guerra. Ora bisogna cercare di capire: 1) quanta intensità abbia l'offensiva cinese: 2) quale reazione intenda mettere in campo il generale Giap. Una risposta dovrebbe aversi già dall'andamento dello scontro nella giornata di oggi. Prima di stasera si saprà se la guerra va verso la sua fine, o se ci troviamo ancora di fronte a una nuova svolta tattica che modifica la linea del fronte ma non sposta gli equilibri strategici tra i due contendenti. Il Vietnam aveva respinto ieri mattina, con un editoriale del Dahn Nan. la proposta di Pechino per l'apertura di una trattativa, -unica strada per porre fine alla guerra-. -Non ci sarà nessun negoziato — aveva ripetuto ancora una volta il giornale — fin che un soìo soldato di Pechino reste-, rà sul territorio vietnamita-. La ripresa della battaglia di Lang Son potrebbe essere una risposta militare al rifiuto di Hanoi, ma potrebbe anche essere l'occasione che Hanoi sembra prepararsi già da qualche giorno per dare - una risposta sul campo- all'esercito invasore. Insomma, siamo tornati all'incertezza e alla gravità dei primi giorni. La guerra ha chiuso la sua prima fase, ma la sua pericolosità è rimasta immutata. Due settimane, quasi, di battaglie e di mano¬ vre diplomatiche non sono riuscite a sganciare il confronto da dove si era ancorato all'alba dell'altro sabato. E il passare del tempo aumenta i rischi di una deflagrazione ancora più ampia. Le Duan. intanto, il presidente vietnamita, ha chiesto al suo popolo di lavorare due ore in più al giorno, per aiutare lo sforzo del Paese in guerra, e di dedicare altre due ore -tutti, uomini e donne- ad esercitazioni militari. -Il Paese deve essere come una fortezza d'acciaio-, ha detto. Sono parole che ricordano giorni e storie che l'Indocina sembra non veder finire mai. Mimmo Candito

Persone citate: Lang Son, Quang, Teng