Tutti a briglia sciolta a immaginare il futuro

Tutti a briglia sciolta a immaginare il futuro UN SIMPOSIO DI INDUSTRIALI Tutti a briglia sciolta a immaginare il futuro Il nono simposio di Davos, organizzato dall'European Management Forum sul tema «L'impresa dinnanzi alle nuove strutture economiche e sociali degli Anni Ottanta», ha richiamato nella prima settimana di febbraio in Svizzera oltre 450 dirigenti industriali di tutta Europa. Nel corso della riunione, alla quale hanno preso parte il primo ministro francese Raymond Barre, l'economista americano John Kenneth Galbraith e l'ex «premier» britannico Edward Heath, si è parlato a lungo delle proposte di' lavoro che uniformeranno il nostro domani alla luce del vecchio detto secondo cui «il padrone propone e la società dispone». Secondo un'immagine caricaturale abbastanza diffusa, quando il grande industriale vuole pensare, deve smettere di pensare. E' questa almeno l'impressione che si ricava dalla massa di seminari alla quale gli imprenditori continuano a venire invitati. In effetti, come ha scritto John Humble nel rapporto preparato per Davos sui «Sistemi futuri di controllo e di direzione dell'impresa», il mondo del dirìgente d'azienda si divide in due parti: l'operazionale, che corrisponde all'ambiente interno, e lo strategico, che corrisponde all'ambiente esterno. Oggi, con un ritmo di vita che muta sempre più rapidamen te, la parte di dominio strategico aumenta nella sfera del responsabile a spese dell'operativo e non tutti i managers sono in grado di accettare tale evoluzione senza traumi. Quest'anno gli organizzatori del simposio hanno ritenuto opportuno far «quadrare» gli sforzi dei loro invitati invitandoli a definire il più chiaramente possibile le strategie che intendono perseguire nel prossimo decennio. Ognuno dei partecipanti ha ricevuto una lista di domande obbligate «da porsi se non si vuole procedere ciecamente verso l'avvenire». Ad esempio: cosa pensano dell'intervento statale, come si presenteranno i conflitti sociali, quali saranno le nuove esigenze dei dipendenti, che cambiamenti dobbiamo anticipare nell'evoluzione tecnica. Altri interrogativi riguardavano la reazione dei consumatori, la caduta di alcuni mercati, le difficoltà di approvvigionamento di certe materie prime. Poi viene la seconda parte: il traguardo singolo a cui puntare in termini di produzione, commercializzazione, guadagno, capacità di adattamento, armonizzazione in rapporto all'ambiente sociale e economico. Il dirigente può quindi radiografare se stesso e la propria ditta, giudicandola nei confronti della concorrenza, un esercizio utile e interessante come una vera prova d'esame tanto che si può già scommettere che molti managers farebbero di tutto pur di poter gettare un 'occhiata sulle schede confidenziali riempite dai colleghi. Non contenti di valutare sistematicamente la propria posizione rispetto al mondo che cambia, gli industriali riuniti a Davos hanno deciso quest'anno di ampliare il questionario avanzando una serie di proposte die dovrebbero influenzare la prossima generazione manageriale. In sostanza si vuole sapere quale dovrebbe essere il ruolo del profitto nella vita economica e sociale, come concretizzare la spartizione dei frutti dello sviluppo, quali i prossimi sistemi di direzione e di controllo delle imprese, che tipo di nuovi rapporti si possono ipotizzare fra il lavoro e tempo libero, come l'impresa dovrà accettare di vivere e di morire in un universo nel quale liberalismo, dirigismo e competitività coabiteranno in precario equilibrio. Ed ancora: quali temi dovranno essere abbordati nei negoziati sociali per contribuire, malgrado tutto, alla prosperità economica? Bisogna ostinarsi a legare le remunerazioni al risultato? Come concepire una nuova organizzazione degli scambi internazionali in grado di soddisfare le aspirazioni delle nuove imprese di mercato e limitare nello stesso tempo i danni della concorrenza selvaggia? Come risolvere i problemi posti dall'azione sociale e economica delle multinazionali dinanzi le strutture storielle degli Stati? Come si vede sono quesiti che coprono l'intero campo d'azione delle imprese. L'obiettivo è di creare un nuovo «gioco di attori» fra governi, sindacati e imprese. Di solito si tratta di un esercizio riservato agli organismi padronali e alle confindustrie nazionali. E' raro vedere un gruppo di dirigenti d'impresa proporre solennemente, a titolo individuale, la loro visione sull'avvenire, in risposta alle grandi questioni irrisolte, e ancora meno un gruppo che rappresenta il padronato venuto da tutte le parti dell'Europa. E' chiaro che con questo metodo sarà più difficile giungere a posizioni comuni viste le differenze di fondo fra le rispettive caratteristiche nazionali. E'noto infatti che gli industriali tedeschi affrontano i temi sociali e politici in un'ottica più liberale dei colleghi italiani o francesi, più abituati all'intervento statale. Eppure, in senso opposto, spesso diventa più facile ammettere certe idee nuove in una cerchia internazionale senza farle urtare a priori con blocchi tipicamente nazionali. Cosi, in campo sociale, certi proponimenti che possono suscitare meraviglia in Francia appaiono logici ed evidenti ad americani, tedeschi o svizzeri. Infine, dalle commissioni di studio dovrebbe uscire un documento di sintesi in grado di indicare il mondo del domani cosi come gli industriali lo desiderano e non come esso potrebbe ragionevolmente diventare. In rapporto alle prese di posizioni abituali dei padronati ufficiali queste voci di industriali e banchieri «sciolti» saranno più libere dato che la maggior parte di essi non parteciperà ai grandi negoziati politici che le questioni trattate implicano in ciascun Paese. Ma si potrà trattarli nello stesso tempo come irresponsabili? Tutto dipende dall'uso die faranno della loro libertà. Posti dinanzi alla necessità di essere né troppo conservatori né troppo futuristi, essa sarà per loro una porta stretta. La loro forza in rapporto agli altri gruppi sociali, come i lavoratori e i consumatori è di poter proporre. A disporre c'è sempre tempo. jacqueline Grapin

Persone citate: Edward Heath, John Kenneth Galbraith, Raymond Barre

Luoghi citati: Europa, Francia, Svizzera