Lo "Sme,, dietro le quinte

Lo "Sme,, dietro le quinte COME S'ARRIVO' AL PIANO MONETARIO Lo "Sme,, dietro le quinte Sono parecchi i politici-economisti che possono vantare la paternità spirituale del Sistema monetario europeo. Tuttavia il merito di aver delineato per primo il pensiero della Cee sull'istituto dello Sme, che senza la contesa agricola avrebbe dovuto operare all'inizio dell'anno, spetta indubbiamente al Cancelliere federale tedesco. E' stato infatti il 7 aprile dell'anno scorso che Helmut Schmidt rivelò ai capi delegazione del vertice europeo di Copenaghen, riuniti in seduta informale senza il solito seguito dei ministri, funzionari e interpreti, le linee fondamentali del .suo» nuovo piano. La sorpresa fu grande. Soltanto una persona era al corrente: il presidente Valéry Giscard d'Estaing, con il quale il Cancelliere aveva discusso il tema già in marzo, prima del secondo turno elettorale francese. Le ragioni dell'iniziativa valutaria di Schmidt apparivano più di natura politica che economica. Basterà ricordare le difficoltà del dollaro, la debole azione di leadership dell'Amministrazione Carter, il timore d'un isolamento politico di Bonn nella questione di Berlino e la paura che il complesso d'invidia dei partners europei meno fortunati economicamente potesse evocare di nuovo le ombre oscure del passato tedesco. Nell'amico Valéry, Schmidt trovò subito un alleato entusiasta delle sue idee. Tutti e due, come ministri delle Finanze, sin dal crollo del sistema dei cambi fissi di Bretton Woods avevano più volte pensato ad una politica monetaria europea, tutti e due erano sostenitori dei cambi fissi e tutti e due erano anche concordi nell'apprezzare il ruolo di preminenza politica degli Stati Uniti. Con la sua prima sortita per un nuovo sistema monetario, il Cancelliere federale non sorprese unicamente i suoi colleghi degli altri Paesi membri. I primi frammenti del progetto monetario di Schmidt, che vennero resi noti da una stampa ancora non ■sufficientemente informata, suscitarono ovunque grande scalpore, persino tra i più alti responsabili della politica monetaria europea. Questi vennero informati infatti so¬ lo nella settimana successiva al convegno di Copenaghen. Soltanto un uomo a Bonn era al corrente di tutto fin dal principio: il direttore ministeriale Horst Schulmann, capo della sezione EconomiaFinanze e Socialità nell'ufficio della Cancelleria di Bonn. Ex segretario generale del Consiglio degli esperti e più tardi successore presso la Banca mondiale e la Comunità europea dell'allora segretario di Stato alle Finanze di Bonn, Manfred Lahnstein, nella carica di consigliere finanziario del Cancelliere, Schulmann era infatti l'autore del -dossier monetario» che Schmidt a Copenaghen non lasciò nemmeno una volta nelle inani dei suoi colleghi. Le precauzioni, disse, non sono mai troppe. Schulmann ha così collaborato fin dal principio alla stesura del progetto monetario ed ha anche fatto superare alla Comunità europea molti ostacoli insieme con il presidente della banca d'emissione francese, Bernard Clappier, il cui incarico fu prolungato di circa un anno perché potesse contribuire all'elaborazione d'un sistema monetario in grado di sostituire il serpente, ormai non più accettabile da Parigi che lo giudicava un «vermiciattolo». Schulmann e Clappier erano dunque gli attori più importanti nel gruppo non ufficiale dei « Tre Saggi» che, dopo il vertice di Copenaghen, furono incaricati di portare avanti le idee sullo Sme. Si incontrarono spesso, prepararono piani di lavoro, studiarono i memoriali elaborati dal Comitato monetario della Cee, dal Comitato dei governatori delle banche centrali e dal Consiglio dei ministri dell'Economia e delle Finanze della Comunità. Tuttavia nessuno sapeva ancora esattamente dove si sarebbe andati a parare. Le concezioni erano controverse. Nel Comitato monetario si credeva addirittura che l'intero piano sarebbe di nuovo finito nel nulla e il capo della Bundesbank , Emminger, espresse il timore che la politica tedesca di stabilità potrebbe venir minata dall'esterno. Ma gli scambi erano ormai stati azionati da Schmidt e da Giscard e su questo binario tedesco-francese Schulmann e Clappier continuarono intensamente il loro lavoro, come diplomatici segreti dei loro capi supremi. La settimana cruciale fu quella precedente il vertice di Brema, il 6 e 7 luglio, ricorda Horst Schulmann. Appena 15 giorni prima Schmidt e Giscard avevano toccato nel segno, ad Amburgo, quando prepararono da soli la strategia e le idee di fondo per Brema, cosa che non potè non irritare gli altri interlocutori. Pure la direzione della Bundesbank si senti ferita perché il Cancelliere lasciò passare alcuni giorni prima di informare il capo della banca d'emissione sui suoi colloqui con Giscard. Quando il Consiglio europeo a Brema incaricò finalmente i ministri delle Finanze di elaborare il nuovo sistema monetario europeo, il più era fatto. Cominciarono però, a livello dei tecnici e degli assistenti, le dispute sui dettagli. Furono elaborati diversi modelli, ma mancò una direttiva precisa da parte della direzione politica. I ministri delle Finanze non osarono fare ricorso alla loro competenza e il gioco a ping-pong degli interessi nazionali continuò a sfibrare gli esperti. Le divergenze d'opinione sulle modalità di intervento, sul paniere monetario, sullo sbarramento e i meccanismi di credito si facevano sempre più forti. I -custodi valutari» di Francoforte, ansiosi per la stabilità del mercato del danaro, intervennero allora presso il Cancelliere. In sostanza non era un'atmosfera allegra quella in cui, durante l'estate, si svolsero i lavori preliminari per lo Sme. Talvolta i progressi vennero ostacolati dai contrasti insorti fra i due protagonisti, tedeschi e francesi, che avrebbero dovuto essere eliminati dall'incontro fra Giscard e Schmidt ad Aquisgrana, il 12 ottobre. Lo sblocco avvenne, ma dopo notevoli fatiche. Fino alle 23 il Cancelliere federale, il capo dello Stato francese e il seguito erano stati a tavola al Quellenhof di Aquisgrana e avevano discusso fra un bicchiere e l'altro di un ottimo vino rosso. A questo punto gli esperti, che già pregustavano una bella dormita, vennero perentoriamente invitati a portare subito i dossiers di lavoro. La seduta durò fino alle 3 e mezzo di notte. Erano presenti da parte tedesca il vicepresidente della Bundesbank, Poehl, che aveva perso la voce, Manfred Lahnstein, il direttore ministeriale Weber e il consigliere del Cancelliere, Schulmann, e da parte francese Clappier e la sua équipe. Nonostante la grande flessibilità francese, che gli esperti tedeschi apprezzarono come la qualità particolare di Clappier, non si riuscì a progredire nella questione decisiva sulla modalità di intervento. Occorse un nuovo documento, elaborato nelle prime ore del mattino da Schulmann, per creare le basi del compromesso franco-tedesco di Aquisgrana. Finalmente, a Bruxelles, ai primi di dicembre, nella più lunga seduta mai tenuta dal Consiglio d'Europa, fu deciso di dare il via allo Sme introducendo tutta una fila di nuovi componenti. E se in quest'opera un ruolo merita particolare accenno, è quello avuto dai belgi che con una serie di proposte costruttive, non sempre gradite alla Repubblica Federale, hanno reso possibili alcuni compromessi. Il resto è storia recente: la -pausa di riflessione» italiana, il nuovo dissidio a sorpresa fra Parigi e Bonn. Claus Dertìnger