Quando la Terra sarà troppo stretta

Quando la Terra sarà troppo stretta LA CRESCITA DELLA POPOLAZIONE Quando la Terra sarà troppo stretta La nostra avidità di conoscere il futuro ogni tanto viene punita. Ma questa volta la punizione ci sembra un tantino eccessiva. Veniamo informati, quasi a bruciapelo, che fra poco più di sei secoli ogni uomo potrà disporre sulla Terra di uno spazio appena I sufficiente per stare in piedi. S'intende, spalla a spalla e; faccia a faccia col suo vicino. E' una prospettiva raggelante: l'intero globo terrestre ricoperto da un oceano, per non dire un selciato di teste. Sarebbe, forse, più umano, parlare di una sterminata' moltitudine, ma una moltitudine è tale solo quando qualcuno, per misurarla, può vederla; e, invece, nessuno potrà vedere proprio niente. ' ** C'è dunque da ritrarsi spaventati di fronte a tanto orrore e a tanta goffaggine. Tentiamo piuttosto di rifugiarci in qualche dettaglio meno (rabbrividente ancorché peno' so. Non ci saranno più le cose circostanti, le bellezze occulte e, men che meno, le zone inesplorate. Ma soprattutto verrà meno ogni residua possibilità di salutare da lontano con una scappellata, di ammirare le signore a passeggio, di organizzare un dibattito televisivo, di fare quattro salti in famiglia per carnevale. C'è solo da sperare nell'incommensurabile capacità di adattamento dell'uomo, che certamente sarà messa a dura prova, ma che forse qualche frutto lo darà. Non è infatti difficile intravedere fin d'ora anche qualche vantaggio. Quella grande ammucchiata non accorcerà forse definitivamente le distanze sociali? Non eliminerà i diaframmi? Non porrà fine all'incomunicabilità? E le stesse aree depresse non saranno colmate? E non saranno forse cancellati per sempre dalla faccia della Terra quei ghetti socialmente e moralmente inammissibili? Insomma, bisogna vedervi anche il buono. Per esempio, così stretti, saremo un po' accaldati; ma il vento, quando si leverà, saprà di umanità. E' vero, ci terremo vicendevolmente gli occhi addosso; ma questo permetterà ad ognuno di noi di verificare l'altrui ricchezza, con relativi adempimenti tributari.'E' anche vero che rischieremo di soffocare; ma ci saranno più persone pronte a darci una mano. Direte che si tratta di consolazioni, di vaghi auspici di fronte a una prospettiva com¬ plessivamente sinistra. E allora vediamo quando e come il mondo si è inoltrato cosi stoltamente lungo una strada tanto perigliosa e in che modo potrà arrestarsi in tempo. Dunque i seguaci della scienza statistica sono partiti, per la precisione, dai tempi di Cristo per informarci che allora la situazione demografica mondiale era assai meno intollerabile. I dati forniti sono infatti inoppugnabili: erano tempi, quelli, in cui sulla Terra per ogni chilometro quadrato c'era un solo uomo. Ora. a parte il fatto che noi non sapevamo ancora che l'avvento di Cristo coincidesse con un numero così perfetto, c'è da chiedersi perché fummo così accorti fino ad allora e perché siamo stati sprovveduti in seguito. Fatto sta che attualmente (i dati, recentissimi, provengono dal Population Reference Bureau) ad ogni nuova alba la somma degli esseri umani aumenta, fatto il calcolo algebrico fra nati e morti, di quasi duecentomila unità. Ne consegue che se la cadenza non dovesse mutare, trent'anni sarebbero sufficienti (come Wilson e altri ci assicurano in «La vita sulla Terra») per raddoppiare la popolazione mondiale e soprattutto assumeremo, nel 2600. quella famosa posizione eretta cui dolorosamente accennavamo all'inizio. Probabilmente guerre, pestilenze, epidemie e tornadi non sono equivalsi al diluvio universale o alle guerre puniche, che hanno preceduto, come si sa. la nascita di Cristo. I matematici potrebbero farsi forti della legge della progressione geometrica per spiegarci le ragioni dell'incredibile pasticciaccio in cui siamo incorsi, ma un metodo siffatto porterebbe ad una generale assoluzione che. forse, non meritiamo. Meglio sarebbe, invece, dedicare il nostro tempo a studiare i rimedi. Senza tuttavia nasconderci che un'operazione del genere è comunque destinata ad imbattersi in due ostacoli. * * Il primo è rappresentato dal fatto che esiste una preistoria, vale a dire un periodo di tempo non precisamente breve (gli studiosi lo misurano in circa seicentomila anni) che l'umanità ha onestamente convenuto di chiamare così per evitare d'interrogarsi su vicende ed eventi che non conosce. Invece con tutta probabili¬ tà è proprio la preistoria che racchiude quel segreto che andiamo cercando di scoprire: il segreto, cioè, di vivere e moltiplicarsi sulla Terra senza rischiare di affondarla col peso di decine di miliardi di individui. Perché un sistema segreto ci deve pur essere stato se in ben seicentomila anni si riuscì ad evitai un pericolo che in soli altri seicento dovrebbe portare il mondo all'asfissia da sovraffollamento. Ma così va il mondo. Evidentemente qualcuno prima di noi ha perduto i collegamenti col passato lasciandoci senza notizie, disinformati e ignoranti. Ci resta solo una curiosità: possibile che l'uomo abbia impiegato più di mezzo milione di anni per scoprire la scintilla che dà il fuoco e gli sia bastato un tempo infinitamente minore per scoprire come si fa a non affollare la Terra? A meno che quest'ultima non sia la più facile delle scoperte che si possono fare a questo mondo. * * E forse si tratta di un sistema ancor oggi praticabile, se è vero che gli italiani, frugando fra le pieghe della preistoria, non solo lo hanno individuato ma lo hanno di recente rimesso in circolazione. Lo attesta una conferenza tenuta all'Accademia dei Lincei dalla quale ci è venuto l'indispensabile chiarimento: e cioè che in Italia ci sono sempre meno bambini. I dati sono precisi: siamo scesi sotto la media di due figli per donna, con una regione in testa a tutte, la Liguria. Ma l'Italia non è il mondo intero. E resta il grande problema di quella scomoda posizione da assumere fra qualche secolo. Metterà in atto il mondo le necessarie misure per evitarcela? Finito lo spazio sulla Terra, si vivrà anche sotto Terra? O si abbandonerà in massa la Terra? O prima si abbatteranno tutti gli alberi? Ma basterà? O non è più facile prevedere — ecco il secondo grande ostacolo — che nessuno adotterà il benché minimo provvedimento, per la semplice ragione che non lo riguarda ancora personalmente? Tuttavia, se. come temiamo, ci dovesse andar male, il giorno in cui la Terra si ridurrà a una foresta umana, potremo sempre dire che finalmente il mondo sarà fatto a somiglianza dell'uomo. Nerlno Rossi

Luoghi citati: Italia, Liguria