Vietnam, la storia è guerra di Paolo Patruno

Vietnam, la storia è guerra ANTICA RIVALITÀ' CON I CINESI, COLONIALISMO, CONFLITTI DI OGGI Vietnam, la storia è guerra In un museo di Hanoi i vietnamiti mostrano tra i più antichi cimeli i «pioli di Bach Dang» che servirono a imprigionare nella bassa marea una flotta mongola - I rapporti di vassallaggio con il «Celeste Impero», la parentesi francese e la svolta di Dien Bien Phu - Partita la «legione straniera», arrivano gli americani - Ora sono i regimi comunisti a combattersi PARIGI — Nel museo storico di Hanoi, i vietnamiti mostrano con orgoglio ai visitatori stranieri i ricordi delle lotte ingaggiate, svariati secoli prima dell'arrivo degli europei, contro gli «invasori- cinesi. Fra i pezzi più esibiti, ci sono i celebri «pioli del Bach Dang-, posti durante l'alta marea alla foce del fiume omonimo da un principe vietnamita del XIII secolo, durante una guerra contro i mongoli. La flotta nemica venne attirata con l'inganno nel tranello e quando il mare si ritirò qualche ora dopo, vi rimase prigioniera; e gl'invasori furono facilmente sconfitti. I ricordi di queste lotte di liberazione, battaglie, leggende fiorite nel tempo sono innumerevoli e attestano una rivalità millenaria tra i cinesi e i «Yue Nam-, gli «Stranieri del Sud-. Jean Chesneaux, lo storico francese, autore nel '67 (ai tempi dell'«impegno- americano) del preveggente «Pour le Vietnam-, risalendo alle radici storiche della lotta d'indipendenza dei vietnamiti, ricorda acutamente che fin dal II secolo prima della nostra era, fino al X secolo, il Vietnam, ristretto allora ai delta del Nord, era stato occupato dagli eserciti cinesi e trasformato in una provincia militare dell'Impero, sotto le dinastie Han, Suei e Tang. Più fortunato / vietnamiti avevano assorbito la scrittura ideografica, la filosofia confuciana, l'organizzazione sociale e politica, ma non avevano accettato la dominazione cinese e si erano ripetutamente ribellati, fino a quando, nel 939, un capo più fortunato degli altri, Ngo Quyen, riusci a cacciarli definitivamente e a instaurare l'indipendenza vietnamita. Ma anche nei secoli successivi la monarchia vietnamita fu costretta a mantenere rapporti di vassallaggio più o meno simbolico con il «Celeste Impero- che periodicamente tentò di ristabilire il dominio diretto sui recalcitranti vicini meridionali, come ai tempi della dinastia mongola, poi degl'imperatori Ming, infine della dinastia Manciù al termine del 700. Nel secolo successivo sarebbero arrivati i francesi, e la penisola indocinese avrebbe iniziato un nuovo, travagliato capitolo della sua storia, la dominazione coloniale codificata ufficialmente nel 1887 con la creazione dell'« Unione indocinese-. Ma la lunga parentesi francese, punteggiata dalle rivolte nel Tonchino e dall'effimero impero-fantoccio di Bao Dai, non aveva fatto scordare ai fautori dell'indipendenza vietnamita la tradizionale «invadenza- dei cinesi. E quando, alla fine della seconda guerra mondiale e dopo la capitolazione giapponese, le truppe del generalissimo Ciang Kai-schek occuparono il Paese fino all'altezza del 16" parallelo e le forze britanniche la parte meridionale. Ho Chi-minh, leggendario capo della Resistenza, pronunciò un giudizio rimasto famoso e oggi ritornato d'attualità: .Meglio il puzzo della merda fra i piedi per cinque anni che quello dei cinesi per il resto della mia vita». Era preferibile cioè la presenza (già giudicata effimera) dei francesi a quella ben più pericolosa dei cinesi. La rivoluzione comunista in Cina, la fine del regime di Ciang Kai-scliek si sarebbero incaricate di togliere (almeno per qualche anno) di mezzo l'ingombrante vicino del Nord, e per Ho Chi-minh e i suoi compagni iniziava la lunga epopea della lotta di liberazione contro i francesi. Sintetizziamo le tappe principali. Nell941, in una grotta di Pac-Bo. vicino al confine cinese, un gruppetto di rivoluzionari vietnamiti aveva fondato il Vietminh, la Lega per l'indipendenza del Vietnam. Fra di loro c'era un personaggio con la barbetta appuntita già noto per aver fomentato negli Anni Trenta le rivolte nel Tonchino e cercato di unificare i gruppi sparsi d'ispirazione comunista. Si faceva chiamare Nguyen Ai Quoc, ma sarebbe stato più famoso sotto il nome di Ho Chi-minh, e sarebbe diventato il «padre della Patria-. Al suo fianco, si trovavano già allora Pham Van Dong e Vo Nguyen Giap, il «Napoleone rosso-, che saranno i massimi dirigenti di Hanoi dopo l'indipendenza. Da quella grotta, che ricorda i rifugi di Mao nello Yunan, prende l'avvio la storia moderna del Vietnam. Dopo la resa dei giapponesi e la «rotta- delle truppe cinesi nazionaliste che, in base agli accordi di Potsdam, avevano occupato la parte settentrionale dell'Indocina, il Vietminh parte all'offensiva. Mentre Ho Chi-minh continua un sorprendente «flirt- con Roosevelt (e viene paragonato da Newsweek a Giorgio Washington) e Giap elogia l'amicizia con gli Stati Uniti, i vietminh si impadroniscono nell'agosto del '45 di Hanoi, di Hue, di Saigon. E il 2 settembre. Ho Chi-minh può proclamare l'indipendenza del Vietnam. Gli ci vorranno però quasi trent'anni perché le «grandi potenze- la riconoscano. Per prima bisogna convincere la Francia di De Gaulle. Il generale dimostra un'olimpica sicurezza affermando: «Ritorneremo in Indocina perché siamo i più forti-. La prima tappa della riconquista è Saigon, dove le forze «rivoluzionarie- sono respinte dai «commandos- francesi appoggiati da truppe britanniche. La seconda fase si esprime con il bombardamento di Haiphong (che fa 6 mila morti tra i civili), la terza è l'esplosione del conflitto aperto con Hanoi, il 19 dicembre 1946. E' la data d'inizio della «prima guerra d'Indocina-, Ho Chi-minh ritorna alla macchia, Giap diventa lo stratega militare del Vietminh e si avvia la lotta di liberazione contro la Francia. Ci vorranno otto anni perché questo capitolo si chiuda, con centinaia di migliaia di morti. Come ricorda Jean Lacouture, uno dei più acuti conoscitori delle vicende indocinesi, la politica francese è retta successivamente da tre direttive. Dapprima Parigi tenta lo sterminio dei vietminh. la guerra coloniale dal '46 al '48 registra episodi crudeli tendenti a fiaccare la resistenza dei partigiani. Di fronte al fallimento di questa strategia, la Francia muta rotta, «trasforma la spedizione coloniale in guerra civile vietnamita», contrapponendo Ho Chi-minh all'imperatore Bao Dai, rimesso all 'uopo sul trono. Una tenaglia Parallelamente si fa strada una terza idea, l'inserimento del conflitto indocinese nel quadro generale della guerra fredda. Il Vietnam diventa così un teatro delle operazioni belliche dell'Occidente, della «crociatacontro il comunismo. Per il generale De Lattre, che è il teorico di questo tentativo, «si tratta di prendere come in una tenaglia il comunismo asiatico» a partire da Sud, dal Vietnam, fino a Nord, dove il generale Mac Arthur combatte in Corea. In realtà sarà proprio la guerra di Corea, con Hnvasione cinese, a rompere il «ghetto- entro il quale il movimento internazionale comunista aveva mantenuto fino ad allora la lotta di Ho Chi-minh. Mosca, Pechino e gli altri Paesi comunisti riconoscono alfine la Repub- blica Democratica del Vietnam. La storia s'accelera, alla fine del '53 il generale Navarre crede di potere sferrare il colpo decisivo al Vietminh, pensa di attirare le forze di Giap in un micidiale tranello a Dien Bien Phu. In realtà sono i francesi a restare in trappola, dopo un lunghissimo sanguinoso assedio il 7 maggio del '54 la guarnigione è costretta alla resa. Sedicimila dei migliori soldati francesi restano a Dien Bien Phu, uccisi o prigionieri. Scrive Lacouture: «Lo choc psicologico provocato da questo disastro, il più grave della storia coloniale francese, rende impossibile il proseguimento di una guerra1 della quale l'opinione pubblica francese scopre la rovinosa imbecillità». Gli accordi di Ginevra, pochi mesi dopo, sanciscono l'indipendenza della Cambogia, del Laos e del Vietnam, suddiviso «provvisoriamente- al diciassettesimo parallelo in attesa di elezioni generali che non si terranno mai. A Nord, ad Hanoi, si installa Ho Chi-minh; a Sud, a Saigon, dopo la breve parentesi di Bao Dai viene proclamata la Repubblica, con presidente Diem. Rimpatria la «legione straniera-, i kepi tornano in Francia, mentre nel Sud-Vietnam compaiono gli attori della «seconda guerra d'Indocina-, i G.I. americani. E' il presidente Eisenhower che invia i primi «consiglieri- a Saigon, anche se resiste alle pressioni di Foster Dulles (che secondo i documenti del Pentagono avrebbe offerto alla Francia di usare le atomiche tattiche ■ contro il Nord Vietnam), il quale spingeva per un accresciuto impegno diretto degli americani. «Il popolo americano non consentirà mai che "il partito dell'uomo bianco" determini i destini dei popoli del Sud-Est Asiatico», proclama il generale presidente. Ma quando Eisenhower passa la mano all'amministrazione democratica di Kennedy la situazione in Indocina pare senza via d'uscita per gli Stati Uniti: l'unico mezzo per resistere allo sgretolamento del Sud Vietnam, dove nel 1960 si è costituito il Vietcong, è di sorreggere il regime dittatoriale di Diem. Alla fine del '61, il generale Taylor consiglia Kennedy di potenziare le forze militari americane, che giungono a quindicimila uomini. Ma il sostegno di Washington decolla soltanto dopo il putsch militare che elimina Diem nel '63 e l'intensificarsi della guerriglia potentemente sorretta dal Nord Vietnam. Il cosiddetto «incidente del Golfo del Tonchino(prefabbricato, secondo i documenti segreti del Pentago- ' no), nel quale unità americane vengono attaccate nell'agosto del '64 da navi nordvietnamite, fornisce agli Stati Uniti di Johnson il pretesto per un intervento generalizzato. Iniziano i raid dell'aviazione americana sul Nord Vietnam, l'escalation prosegue con lo sbarco dei mari- nes a Dancing, e il corpo di spedizione assomma a oltre mezzo milione di soldati. All'accresciuto impegno diretto degli americani, il Vietcong replica all'inizio del '68 con «l'offensiva del Tet- (il capodanno buddista) quando i guerriglieri comunisti dilagano a Sud, occupano una ventina di capoluoghi, attaccano la stessa Saigon, irrompono addirittura nell'ambasciata americana. La guerra fra gli yankees e i vietcong diventa sempre più aspra, basta parlare dell'assedio di Khe Sanh, della strage di Hue, dei bombardamenti su Hanoi per richiamare alla memoria le immagini bestiali di questo conflitto lunghissimo che costa la presidenza a Johnson e che Nixon riesce a chiudere soltanto all'inizio del '73, dopo i raid della «diplomazia segreta- di Kissinger, le estenuanti trattative di Parigi intervallate da sanguinosi sussulti di battaglia. Il 29 aprile del '73 si imbarcano gli ultimi soldati Usa combattenti e finisce la «guerra americana-. Il bilancio è di oltre due milioni di morti, fra civili e militari, di cui cinquantaseimila soldati statunitensi. Ma se gli americani hanno deciso di non morire più nelle risaie del Mekong, in Vietnam si continua a sparare e a uccidere, Nord contro Sud, vietcong contro «governativi- di Thieu. E' la cosiddetta vletnamizzazione, che si sfi-, taccia per due anni in scontri violenti, in un'avanzata generale dei guerriglieri e delle forze nordvietnamite che, in violazione degli accordi di pace, sono passati a Sud. L'anno decisivo per l'Indocina è il 1975: i khmer rossi entrano a Phnom Penh, in Laos si installa un regime comunista. E in Vietnam? L'offensiva scatta nella notte tra il 9 e il 10 marzo con un attacco nordvietnamita contro la base di Ban Me Thuot. Dovrebbe essere un'operazione isolata, ma la palla di neve si trasforma in valanga: la resistenza sudvietnamita crolla, cadono Hue e Danang, l'esercito è in rotta, il regime indifendibile. Thieu si dimette e scappa a Formosa, e il 29 aprile gli ultimi americani vengono evacuati in elicottero da Saigon in un clima di agghiacciante tracollo. Poche ore dopo si consuma la presa di Saigon. L'intera Indocina è comunista. Nei mesi seguenti cala una barriera di silenzio su quello che accade in Vietnam, in Cambogia. Poi, gradualmente, cominciano a filtrare notizie drammatiche sul regime instaurato dai khmer rossi, mentre le immagini dei barconi sovraccarichi di profughi fuggiaschi testimoniano la realtà del Vietnam riunificato. La pace, la ricostruzione continuano ad essere parole vane in questa disgraziata regione del mondo. Dopo la guerra francese, la ' guerra americana e la guerra vietnamizzata, sono i regimi comunisti della regione che si combattono fra di loro: prima si uccidono cambogiani e vietnamiti, adesso cinesi e vietnamiti. Di mezzo c'è sempre il «popolo guerrierodei Vietnam, la cui storia è intessuta di una lotta continua per l'indipendenza, o per il predominio. All'Indocina oggi si adatta la definizione di «Balcani dell'Asia-, con le pesanti incognite per la pace mondiale che questo riferimento comporta. Paolo Patruno Un'immagine di qualche anno fa, quando la guerra tra Saigon (con l'appoggio americano) e Hanoi dilaniava il Vietnam 11 pianto di una bambina tra le macerie della casa