Le pensioni "abusive"

Le pensioni "abusive" Le pensioni "abusive" Sul problema delle «pensioni abusive», riceviamo questo intervento dell'on. Mariangela Rosolen, che volentieri pubblichiamo. L'opportuna informazione data da Stampa Sera del 29 gennaio sul condono concesso fino al 29 marzo prossimo agli abusivi percettori di pensione, pone l'accento sul rigore dell'art. 28 della Legge Finanziaria, ma non evidenzia le misure di equità e di giustizia che quella stessa norma realizza a favore dei veri pensionati sociali. Si tratta, in questo caso, di lqconsistenti fasce di cittadii che, soprattutto negli ultimi anni, da legittimi sono diventati abusivi percettori di pensione sociale non perché le loro condizioni economiche, personali e familiari, .siano nel frattempo migliorate, ma per effetto invece dei meccanismi di rivalutazione dei limiti di reddito che, cumulato con quello del coniuge, esclude dal diritto alla pensione sociale. Tale limite aumentava finora di anno in anno in misura pari all'aumento annuo delle pensioni sociali la cui dinamica è agganciata al solo costo della vita ed è perciò molto più lenta di quella seguita dalle pensioni Inps, agganciate anche alla dinamica salariale. Ne derivava cosi che una coppia di pensionati di cui un coniuge (generalmente il marito) avesse una pensione di poco superiore al minimo e l'altro coniuge (quasi sempre la moglie) ricevesse la pensione sociale, quella coppia o aveva già superato o stava per superare il «tetto» di reddito cumulato e stava quindi perdendo, o aveva già perso, il diritto alla pensione sociale. Fin dal luglio 1978 il pei aveva presentato una proposta di legge per correggere quel meccanismo i cui effetti erano già stati denunciati dal Sindacato pensionati e dall'Udi. Analoga posizione ha poi assunto la Federazione sindacale unitaria nelle trattative con il gover¬ no per la riforma pensionistica e l'intesa è stata tradotta nel «Progetto Scotti». Data però l'estrema urgenza del problema, il pei ha voluto che questa specifica norma fosse «stralciata» dal Disegno di Legge Scotti per inserirla invece nella Legge Finanziaria la cui approvazione era imminente e che infatti è già entrata in vigore. Da quest'anno, dunque, per effetto del nuovo e più favorevole meccanismo di rivalutazione, il limite di reddito cumulato con quello del coniuge (che nel 1978 era di lire 1.883.050) non si ferma per il 1979 a lire 1.994.800 (secondo il vecchio metodo) ma sale a lire 2.361.000. L'Art. 28 della Legge Finanziaria stabilisce altresì che qualora tale limite venga superato ma «in misura inferiore all'importo della pensione sociale, è riconosciuto il diritto alla pensione sociale ridotta in misura corrispondente a tale eccedenza». In altre parole: d'ora in poi la pensione sociale spetterà in toto se il limite di reddito cumulato non supera 2.361.000 lire l'anno e in parte, via via decrescente, fino al limite di 3.300.250 lire l'anno. Finora, al contrario, questa erogazione parziale non era consentita e la pensione sociale veniva drasticamente revocata dall'Inps (pena l'omissione di atti d'ufficio) non appena si accertava un superamento del «tetto» anche di poche migliaia di lire. Il provvedimento, che ha visto consenzienti tutte le altre forze politiche, restituisce un po' di tranquillità a migliaia di donne e di coppie di pensionati il cui reddito non solo non verrà più-decurtato ma in molti casi avrà persino qualche incremento. Siamo ben consapevoli, tuttavia, di quanto — in ogni caso — esso sia ancora dolorosamente insufficiente. Mariangela Rosolen deputata pei

Persone citate: Mariangela Rosolen