Le tecnologie nei quotidiani «dramma e necessità storiche» di Carlo Moriondo
Le tecnologie nei quotidiani «dramma e necessità storiche» Il presidente Fieg al convegno dei direttori Le tecnologie nei quotidiani «dramma e necessità storiche» DAL NOSTRO INVIATO FIRENZE —Si è conclusa Ity conferenza nazionale dei direttori di quotidiani, indetta per discutere i problemi più attuali e più gravi della categoria: la formazione delle* nuove leve, la responsabilità penale e morale del direttore, il ruolo del giornale di fronte al potere sindacale e politico, il «silenzio stampa» in occasione di sequestri o di altri reati, il comportamento dì fronte agli atti di terrorismo, l'introduzione delle nuove, pressanti tecnologie. Su questi aspetti del giornalismo d'oggi è intervenuto anche il presidente della Federazione Italiana Editori di Giornali, Giovanni Giovannini. f Giovannini si è soffermato sulla figura e sulla responsabilità del direttore, dichiarando che «la classe direttoriale italiana di oggi non ha nulla da invidiare a quella della stampa di altri Paesi»: il direttore rappresenta sempre la «sintesi aziendale, è caricato di responsabilità immani, deve vedere e sapere tutto, e finisce spesso per essere un comodo capro espiatorio: secondo le statistiche — ha detto Giovannini — i direttori di giornali sono i soli in Italia che vengano licenziati Giovannini ha poi lamentato die i quotidiani dedichino scarso spazio e scarso interesse ai problemi della categoria: «In questo modo, un contributo di dati, di esperienze, di idee viene a mancare all'intera editoria» : si è poi soffermato con particolare ampiezza sui problemi crescenti che vengono imposti dall'avvento delle tecnologie nuove e più avanzate. «Sull'argomento — ha detto il presidente della Fieg — il discorso è di una semplicità estrema. Le tecnologie devono essere considerate dei semplici "mezzi" posti a disposizione del giornalista anche per renderne più rapido il lavoro: scrivere con la penna d'oca, a macchina, per telex, è la stessa cosa: sono stati tre gradini di una scalata della tecnica, eppure il mestiere di giornalista è rimasto quello di sempre e non cambierà mai. Il giornalista resta colui che si serve dei "mezzi" migliori per comunicare con il lettore nel modo più ampio e più rapido». «Il problema — ha proseguito Giovannini — presenta aspetti di ben altra gravità—e gli editori se ne rendono perfettamente conto — per la categoria dei poligrafici, che vanno perdendo posti di lavoro. E' un dramma storico, quello che viviamo in questi anni, con aspetti di necessità ineluttabile. Potremmo paragonarlo ad altre "crisi" che hanno colpito altre categorie di lavoratori. Rendiamoci conto che si tratta di un appuntamento con la storia che non dobbiamo assolutamente perdere, né ignorare; dobbiamo invece affrontarlo con vigore e cautela, salvando insieme la professione del giornalista e l'occupazione dei poligrafici». Sugli stessi argomenti aveva parlato in precedenza Luciano Ceschia, segretario della Federazione nazionale della stampa italiana, auspicando tra l'altro la formazione di scuole professionali che qualifichino i giovani per il «mestiere di giornalista». Circa l'introduzione delle nuove tecniche, Ceschia è stato assai esplicito: «SI alle moderne tecnologie: questa è la posizione del sindacato». Ma — ha aggiunto — sempre salvaguardando l'autonomia e la professionalità del giornalista, che proprio per non essere strumentalizzato al pari delle macchine, ha il dovere di conoscere perfettamente il loro funzionamento e di sapersene servire per un giornale migliore, più informato, più rapido. Carlo Moriondo
Persone citate: Ceschia, Giovanni Giovannini, Giovannini, Luciano Ceschia
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