Macario: la scantra sarà dura agni ottimismo è fuori luogo di Luigi Macario

Macario: la scantra sarà dura agni ottimismo è fuori luogo Le previsioni del segretario generale della Cisl Macario: la scantra sarà dura agni ottimismo è fuori luogo Ogni facile ottimismo è fuori luogo. E' bene prepararsi a giorni duri e difficili?' Il conflitto c'è ed è grande e, ormai, lo si vede. Sulla pentola che bolle c'è anche chi, sparando, col terrorismo, pensa e si illude di farla' scoppiare. Non per questo sarebbe saggio spegnere puramente e semplicemente i fornelli. Al contrario la società democratica solo se affronta i suoi problemi, cioè va avanti con la sua dialettica, può rinvigorire le sue difese. I rinnovi contrattuali animano da tempo la vita dei luoghi di lavoro. Sono una grande occasione politica. E' un anno che se ne discute sul filo conduttore, anche positivamente provocatorio, dell'assemblea dell'Eur, concretizzatosi soprattutto nella vertenza del Mezzogiorno, divenuta proprio nei giorni scorsi a Palazzo Chigi, negli incontri sindacato-governo-regioni meridionali, primo essenziale terreno di verifica della programmazione ed ora elemento fondamentale per la soluzione della crisi che è politica e di governo insieme. I rinnovi contrattuali, ognuno importante in sé, non saranno tanti segmenti della vita sociale staccati uno dall'altro oppure una serie di episodi isolati. Prima che fatti di categoria sono fatti di classe, di tutta la classe lavoratrice, dove questa parola vuole comprendere anche quelli che un contratto non l'hanno, ma aspirano ad averlo: i disoccupati, i meridionali, i giovani, le,, donne. E noi un contratto per costoro lo vogliamo fare prima di ogni altra cosa: il contratto per far aumentare l'occupazione, un contratto per avviare a nuovo sviluppo economico il Mezzogiorno. Sarebbe sbagliato credere che questo obbiettivo è per noi una frase fatta, una sorta di giaculatoria propiziatrice. uno scarico di coscienza o peggio la ricerca di un alibi per poi «rassegnarci» a far star meglio la parte più protetta o meno indifesa della classe lavoratrice. No, noi non scherziamo. Infatti abbiamo corso consapevolmente il rischio della crisi politica quando proclamammo lo sciopero generale del 2 febbraio, senza subirne il ricatto, anche se questa non era il nostro obiettivo, ma solo una possibile conseguenza, anche, della nostra azione. Ora lo sciopero non è stato revocato, ma trasformato in giornata di lotta nazionale con 2 ore di sciopero per le assemblee: questo vuole dire che la mobilitazione e la lotta continuano; vuol dire che intendiamo pesare in maniera diretta sulla soluzione della crisi perché questa può dare anche subito le risposte che cerchiamo e che non abbiamo avute soprattutto sui 13 punti indicati sulla risolu- zione del recente comitato direttivo unitario della Cgil-Cisl-Uil. Il parametro con cui valuteremo la soluzione della crisi saranno quei 13 punti, cosi strettamente connessi alla occupazione ed al Mezzogiorno, ben più, infinitamente di-più, che non la formula di governo che ne potrà scaturire. Se saranno accolti, almeno nella loro parte fondamentale, si avrà forse, anche, una meno difficile conclusione dei contratti e cioè un'attitudine, come dire, cooperativa del sindacato, altrimenti la lotta per questo obiettivo generale riprenderà con estrema fermezza ed i contratti non potranno che risentire della durezza dello scontro generale. Di qui anche l'importanza della questione della riduzione dell'orario troppo sottovalutata da chi ha vista corta. Non certo dal prof. Momigliano che ha coscien¬ za più alta della gravità del problema. Una cosa devo aggiungere, dopo aver ascoltato Carli alla Tv giovedì scorso. Egli vorrebbe infatti passare la patata bollente alla programmazione, al governo, ai partiti per lasciare libere le imprese di fare e disfare. Non siamo disposti a farci mandare da Erode a Pilato e viceversa. Certo c'è bisogno di scelte politiche e di programmazione radicalmente rinnovate da parte del governo e dei partiti e i 13 punti le indicano con chiarezza. Ma vi è non meno bisogno di nuove assunzioni di responsabilità da parte del padronato per l'occupazione e il Mezzogiorno che, pur connesse alla programmazione, sono dipendenti in larghissima misura dal padronato stesso. A queste né Carli, né la Confindustria possono sfuggire. Essi sono l'altra indispensabile e più diretta nostra controparte. Per questo dicevo all'inizio che il conflitto c'è ed è grande. Pare previsioni al di là di esso, al di là dei contratti cioè, non è possibile. Dipende tutto dalla volontà reale di trovare delle intese. Noi non ci proponiamo lotte e scioperi fine a se stessi. Ci proponiamo degli obbiettivi, la soluzione dei problemi che riguardano occupati e non occupati. Prima questi di quelli, e da risolvere in una unica visione. Se venissero le elezioni anticipate, rischio reale del quale tanto si parla, le cose certamente si aggraverebbero, diverrebbe anche più lungo e tortuoso il cammino da percorrere, ma noi continueremo a volere, a batterci per le stesse cose con una tenacia ed una determinazione capaci di ogni prova, convinti come siamo che sulle cose che perseguiamo vi è la strada più giusta per uscire dalla crisi. Luigi Macario Segretario generale della Cisl

Persone citate: Carli, Erode, Macario, Momigliano, Pilato