La crisi peserà sulle trattative

La crisi peserà sulle trattative La crisi peserà sulle trattative La stagione dei grandi contratti si apre in un vuoto di potere. Edili e metalmeccanici — categorie che. con quasi tre milioni di addetti, rappresentano da sole un terzo dei lavoratori chiamati quest'anno a rinnovare gli accordi nazionali — domani avvieranno le trattative. Il giorno dopo Andreotti comincerà la serie di colloqui per tentare di ricostruire tra i cinque partiti della disciolta maggioranza un «clima di reciproca fiducia» che eviti una lunga paralisi politico-economica. Quanto peserà la crisi sulle vertenze contrattuali? «Siamo maggiorenni e possiamo fare da solU, afferma il presidente degli industriali metalmeccanici. Mandelli. E precisa, politicamente, che «le condizioni per poter andare avanti sono altre», con un chiaro riferimento alla volontà degli imprenditori di operare senza vincoli sindacali troppo rigidi. E' però indubbio che l'assenza di un governo influirà sul decollo di un confronto destinato a incidere sulle scelte di politica economica e industriale. Se manca un quadro di riferimento governativo non è facile definire fino a che punto le richieste dei sindacati siano compatibili con la* situazione generale. La caduta del «monocolore» Andreotti ha fatto riporre nel cassetto il piano triennale, un documento tanto criticato, che resta, tuttavia, oggi l'unico programma concreto con l'obiettivo di conciliare risanamento e sviluppo. Il confronto fra le parti sociali su questo tema non è andato molto al di là delle interviste sui giornali. I sindacati, comunque, riconoscono che c'è finalmente un'occasione di verifica organica e non solo settoriale; ma contestano la parte in cui si stabilisce una sorta di blocco salariale, sostenendo che i risultati sarebbero disastrosi, come sta avvenendo in Gran Bretagna. C'è dunque il rischio che gli appuntamenti contrattuali slittino di fatto e che si scarichino in fabbrica tensioni e incertezze. Se poi la crisi di governo si rivelasse irrisolvibile e si arrivasse a elezioni anticipate, il ritardo diventerebbe di mesi; vanificando, probabilmente, anche quanto si è fatto negli ultimi due anni, con il pericolo di una ripresa inflazionistica. La mancanza di un governo, si sostiene nel sindacato, potrà avvertirsi soprattutto se gli imprenditori cercheranno lo «scontro contrattuale». I segnali di allarme non mancano. Gli industriali sostengono che la piattaforma dei metalmeccanici — punto di riferimento per l'intero movimento sindacale—è incompatibile sia con le indicazioni del piano triennale, sia con le disponibilità alla moderazione salariale espresse dal sindacato quando le rivendicazioni erano ancora in fase di studio. Il vero punto cruciale non sarà, però, quello economico, che pure ha il suo peso, quanto quello politico-normativo: la richiesta del sindacato di essere informato sempre di più sui piani di investimento delle aziende. Gli industriali sono rigidi su questo aspetto perché temono di veder soffocare la loro autonomia. Un'opposizionepregiudiziale che la Federazione sindacale unitaria ha definito «molto pesante». Date queste premesse non è escluso che, come in passato, sia necessario un intervento governativo di mediazione. Sindacati e imprenditori attendono con comprensibile interesse di vedere quale governo uscirà dal cilindro di Andreotti. E non è detto che un ulteriore spostamento a sinistra sarebbe visto con sfavore da tutto il mondo industriale. Anzi, Carli continua a sostenere pubblicamente che ci vuole una sempre maggior partecipazione dei comunisti alla maggioranza governativa. Perché, afferma il presidente della Confindustria, per correggere le storture della nostra economia si richiedono leggi austere che, in ogni caso, «feriscono interessi di milioni di cittadini». E questo non si può fare senza il concorso dei partiti che rappresentano il maggior numero di elettori. Roberto Beliate

Persone citate: Andreotti, Carli, Mandelli

Luoghi citati: Gran Bretagna