Già 37 mila i morti e i feriti nel conflitto Pechino-Hanoi di Mimmo Candito

Già 37 mila i morti e i feriti nel conflitto Pechino-Hanoi Un gigantesco arco di combattimento profondo 60 km Già 37 mila i morti e i feriti nel conflitto Pechino-Hanoi Si tratterebbe di 20 mila cinesi e 17 mila vietnamiti - Anche gli invasori ora fanno guerriglia, dopo avere rinunciato alla «valanga umana» riuscita in Corea e in India ma non con i viet DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE BANGKOK — Gli esperti di cose indocinesi, che la caduta di Saigon ha ormai raccolto tutti qui a Bangkok. concordano nel dire che la prima fase di questa guerra si è chiusa ieri. E' gente che sa bene di cose militari e di politica, e soprattutto conosce a a i a a I fondo la storia, le molte guer] re. e la mentalità di questo j pezzo d'Asia. La guerra tra Cina e Vietnam non è certo finita, dicono, ma se proprio si vogliono tirar giù i conti fino a questo punto, «allora bisogna riconoscere che Pechino ha ottenuto gli stessi risultati di un bufalo che carica un nido d'api-. Gli spostamenti di truppe e le battaglie coinvolgono ormai la regione settentrionale del Vietnam per una profondità costante che va dai 40 ai 60 chilometri, in un arco gigantesco, e furioso, di scontri a fuoco, cannoneggiamenti, manovre di carri armati e ritirate tattiche. L'avanzata cinese è contrastata ma non si arresta ancora. Si combatte a a. e a l e! a Sud di Lao Cai. nella regione i o , i i e , a : o i e i . i i occidentale bagnata dal Fiume Rosso, poi dalle parti di Ngan Son. lungo la strada che taglia a mezzo il confine cinese, e ancora verso il mare, sull'altopiano roccioso di Lang Son. E' un fronte lunghissimo, battuto da larghe manovre di fanteria. Le poche foto che arrivano da una guerra senza testimoni riportano immagini prevedibili di soldati feriti, prigionieri in fila, corpi di ragazzi morti in battaglia. Il conto delle perdite cinesi è arrivato, secondo Hanoi, a più di 20 mila tra morti e feriti e a 300 carri armati distrutti. Sulle perdite vietnamite traccia un bilancio l'agenzia giapponese Kyodo: 17 mila tra morti e feriti, oltre mille prigionieri. In tutto 37 mila fra morti e feriti. Undici giorni di combattimenti sono andati via quasi allo stesso modo, nell'attesa di vedere fin dove si spingeva la Cina, e fino a che punto il Vietnam avrebbe potuto farcela da solo. Ieri s'è cominciato a vedere il segno dei primi cambiamenti. La notizia è arrivata dal fronte, portata un po' dai soldati vietnamiti che si spostavano verso le retrovie: la Cina sta abbandonando la tattica usata finora, le sue truppe sembrano muoversi secondo ordini evidentemente diversi. Fino a ieri, i generali di Pechino avevano ripetuto la strategia adottata con tanto successo in Corea e poi in India: scaricare una valanga umana sul nemico e travolgerlo con la forza stessa, inarrestabile, di queste ondate continue all'assalto. Gli americani dal fiume Yalu si erano dovuti ritirare in gravi difficoltà, gli indiani dell'Himalaya avevano lasciato sul terreno una divisione di morti e un'altra di prigionieri. I vietnamiti hanno adottato invece una difesa «morbida», e i soldati cinesi si sono trovati in difficoltà, imbrigliati anche da un terreno difficile, da una ridotta «abitudine» al combattimento, e dagli assalti mobilissimi della guerriglia. Il comando di Pechino ha capito ora che questa tattica non rende: e da ieri le sue truppe si muovono in pattuglie ridotte, tentando di contrastare direttamente le operazioni di guerriglia dei miliziani viet. Il fronte resta sempre molto confuso, tuttavia la nuova tattica cinese pare modificare il corso della guerra: secondo gli esperti militari di Bangkok, è il riconoscimento che la blitzkrieg (la «lezionedì Teng) è fallita, e che ora le truppe d'invasione possono essere usate anche per un'o- Mimmo Candito (Continua a pagina 2 in quinta colonna) L'ammiraglia sovietica e un incrociatore Usa seguono la stessa rotta nel Mare della Cina

Persone citate: Lang Son, Teng