Breznev in vantaggio di Frane Barbieri
Breznev in vantaggio Breznev in vantaggio (Segue dalla l'pagina) simo ad uno spostamento delle girovaganti truppe cubane sul fronte a Nord di Hanoi. Ai sovietici basterà, oltre a tenere viva la tensione sull'Ussuri, mandare con il ponte aereo le armi, accompagnate dai comandanti (magari il generale «etiopico» Petrov, stratega della battaglia di Asinara) ed i soliti specialisti. Gli altri Paesi della Comunità potranno anche ridurre il loro intervento all'invio degli ospedali da campo. Nell'insieme, tuttavia, si creerà una specie di fronte, appunto collettivo, della Comunità socialista e del Patto di Varsavia contrapposto, a difesa del mitico Vietnam, agli invasori cinesi, presentati come alleati degli americani, aggressori precedenti. La Cina aveva tutte le intenzioni e tutte le buone ragioni, di chiudere presto la guerra. Benché sia difficile stabilire che cosa significhi «presto- in termini cinesi, dal corso dei combattimenti sembra che i cinesi non riescano a chiudere questa guerra. E quanto meno ci riescono, tanto più si vedono costretti a spostare più in là i propri obiettivi. Compromettono cosi ulteriormente le possibilità di una ritirata che non appaia una sconfitta. Pechino, con la decisione d'impartire la famosa lezione ai vietnamiti, ha voluto dimostrare ai sovietici di poter fare una guerra. Ora, invece, torna utile ai sovietici che i cinesi facciano la guerra. E faranno di tutto per non farli uscire. La Cina belligerante si logora politicamente, s'indebolisce economicamente, confron tata sul campo di battaglia alle forze «collettive- della Comunità socialista, finisce con il consolidare, per conto di Mosca, il monolitismo del dominio sovietico. Dalla guerra intercomunista l'Urss esce finora rafforzata come potenza. Chi esce indebolito è il movimento comunista. Un paradosso, che al Cremlino non crea preoccupazioni, in quanto nemmeno lo considera paradossale. Frane Barbieri
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