Scontro all'Onu di Ennio Caretto
Scontro all'OnuScontro all'Onu (Segue dalla 1* pagina) stanza da Pechino e da Mosca degli Stati Uniti. Egli ha ri chiesto un dibattito globale «sulla situazione in Indocina e le sue conseguenze per la pace nel mondo-, dicendo di non volersi «schierare al fianco di nessuno né fare nomi'. «Noi desideriamo un sistema stabile di Stati indipendenti nel Sud-Est asiatico — ha affermato Young —. la cessazione dei combattimenti e la convocazione dei governi interessati al tavolo delle trattative-. L'ambasciatore ha attribuito la responsabilità della grave crisi «a coloro che hanno fatto fallire il mese scorso il dibattito del Consiglio di Sicurezza sulla Cambogia*. A nome anche di altri membri dello stesso Consiglio, e cioè l'Inghilterra, la Norvegia, il Portogallo, e «delle nazioni non comuniste della regione-, ossia dei membri dell'Asean (Thailandia. Singapore. Malaysia. Indonesia. Filippine) ha quindi proposto il piano in quattro punti. Urss e Cina hanno subito mosso obiezioni preliminari, scambiandosi violente accuse. Kharlamov ha denunciato «il flagrante crimine commesso dai leaders maoisti di Pechino contro il Vietnam- e «l'opera di sommersione armata cinese contro i legittimi governi di altri Paesi- (un riferimento alla guerriglia in Cambogia). Il delegato sovietico ha poi redatto una mozione per «il ritiro delle truppe di invasione cinesi dal territorio vietnamita e il risarcimento dei danni inflitti ad Hanoi». L'ambasciatore Chen Chu ha reagito accusando l'Urss di aver «programmato l'aggressione vietnamita in Cambogia- e le incursioni alla frontiera cinese. «Sono i carri armati sovietici che consentono il protrarsi del conflitto — ha aggiunto —. // Vietnam è la pedina dell'espansionismo sovietico in Asia come Cuba lo è in Africa-. Chen Chu ha sostenuto che «la Cina non vuole un singolo centimetro di suolo vietnamita- e che «dopo aver contrattaccato Hanoi come essa si merita, si ritirerà e difenderà soltanto i suoi confini-. L a seduta di venerdì notte si è conclusa con la dichiarazione dell'ambasciatore cinese che l'attacco al Vietnam «è di natura difensiva e di sostegno alla libertà della Cambogia: finirà nei prossimi giorni-. Essa è stata ricevuta con qualche scetticismo: l'Onu è persuasa della sincerità delle intenzioni di Pechino di non occupare il Vietnam, ma ritiene che i cinesi intendano ridefinire la frontiera e mantenere quindi un confronto prolungato con Hanoi. I quindici Paesi membri del Consiglio di Sicurezza appaiono divisi sul piano americano esattamente come a gennaio sulla Cambogia: da un lato Stati Uniti. Cina. Inghilterra. Francia. Norvegia. Portogallo. Bangladesh. Bolivia. Gabon, Giamaica. Kuwait, Nigeria e Zambia, e dall'altro Urss e Cecoslovacchia. Col segretario di Stato Vance a Camp David, occupato nelle trattative di pace fra Egitto ed Israele, il presidente Carter ha preferito trascorrere le giornate di ieri e di oggi alla Casa Bianca, insieme col consigliere politico Brzezinski. pronto ad intervenire di persona presso Hua Kuofeng e Breznev qualora la situazione precipitasse. Il presidente è preoccupato per gli aiuti militari che l'Urss sta fornendo ad Hanoi dall'altro ieri con i giganteschi aerei da trasporto «Antonov». che fanno scalo a Bagdad nell'Iraq, e con le navi della flotta sovietica del Pacifico. Il Dipartimento di Stato considera tuttora improbabile un attacco sovietico alla Cina, ma non tutti i funzionari sono d'accordo. Leslie Gelb. che ne dirige l'ufficio politico-militare, ha dichiarato ad esempio che «l'Urss potrebbe sferrare un'offensiva limitata in territorio cinese entro due settimane-. Da venerdì Carter si tiene in costante contatto telefonico con l'ambasciatore Toon a Mosca e col ministro del Tesoro Blumenthal a Pechino. Il presidente ha voluto inviare quest'ultimo da Hua Kuofeng e Teng Hsiao-ping, in base ad accordi presi durante la visita del vice-premier cinese a Washington a gennaio, affinché manifestasse «l'apprensione e il dissenso americani- per il conflitto col Vietnam. Blumenthal ha dichiarato ai giornalisti al suo seguito che il messaggio presidenziale «è fermo e preciso-. Carter in sostanza conterebbe sugli interessi che la Cina nutre per la distensione con gli Stati Uniti, e gli aiuti economici e tecnologici, per strappare un impegno al ritiro delle truppe, e alle trattative di pace. Ennio Caretto La rubrica «Cattivi pensieri» di Luigi Firpo è a pagina 14.
Persone citate: Blumenthal, Breznev, Brzezinski, Chen Chu, Leslie Gelb, Luigi Firpo, Teng Hsiao-ping
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