Fonte aereo russo con Hanoi di Ennio Caretto

Fonte aereo russo con Hanoi Fonte aereo russo con Hanoi militari della Nato, a cui gli Usa opporrebbero il veto «in caso estremo». Il portavoce della Casa Bianca Powell ha ribadito che gli Stati Uniti «intendono mantenere una posizione di equidistanza da Mosca e Pechino nella vicenda». Nessun commento è stato fatto alla dichiarazione del Presidente che «gli Stati Uniti hanno pronti mezzi e truppe da usare in caso di necessità». Esso viene interpretato tuttavia come un monito all'Urss a non intervenire direttamente nel conflitto. Il New York Post ha avanzato ieri l'ipotesi che, «in un'azione dimostrativa». essa bombardi i pozzi petroliferi di Taching, i più importanti della Cina, che si trovano a soli 350 chilometri dalla frontiera siberiana. Il Pentagono non ha riscontrato finora preparativi del genere. Secondo il Dipartimento di Stato, nonostante la minaccia formulata a più riprese contro Pechino, Mosca «ha mostrato notevole moderazione». (Segue dalla 1 " pagina) ma per il mondo intero. Il presidente Carter è in continuo contatto coi leaders sovietici, cinesi e vietnamiti da un lato, e con quelli europei e giapponesi dall'altro, per una mediazione accettabile a tutti. Carter ha avuto ieri un lungo colloquio col ministro del Tesoro Blumenthal che è partito per una visita di dieci giorni in Cina. Blumenthal reca con sé un messaggio personale del presidente per Hua Kuo-feng e Teng Hsiao-ping. in cui chiede il ritiro delle truppe cinesi dai territori occupati. La partenza del ministro del Tesoro ha provocato polemiche a Washington perché potrebbe apparire all'Urss un segno dell'appoggio americano a Pechino. Carter ha tuttavia insistito, precisando che Blumenthal può fare leva su tre cose: il bisogno cinese degli aiuti americani, lo scambio formale degli ambasciatori stabilito per il primo marzo, e le forniture Il Dipartimento di Stato ha messo in rilievo che le due capitali conservano i rapporti diplomatici, come Pechino li conserva con Hanoi. Al Consiglio di sicurezza dell'Onu, il presidente. Abdalla Bishara del Kuwait, ha cercato di accelerare i lavori, incontrando però l'opposizione sia dell'Urss sia della Cina. I 15 membri del Consiglio si sono riuniti a porte chiuse nella mattina e pubblicamente alla sera. La situazione è ancora più complicata di un mese e mezzo fa. quando il Consiglio dovette pronunciarsi sull'in- vasione vietnamita della Cambogia. Esso votò allora una mozione di condanna di Hanoi con 13 voti contro 2, quelli dell'Urss e della Cecoslovacchia. L'Urss bloccò col veto, a cui ha diritto in quanto membro permanente del Consiglio, come gli Usa la Francia l'Inghilterra e la Cina, il ritiro delle truppe vietnamite dal territorio cambogiano. Adesso, i cinesi minacciano di ricorrere allo stesso strumento, se saranno messi in minoranza. Per sbloccare l'impasse, il segretario generale dell'Onu Waldheim ha proposto di recarsi personalmente «nella zona dei combattimenti». Waldheim, che considera il conflitto indocinese «una miccia accesa in una polveriera», insiste per un armistizio immediato e una trattativa a quattro, Cambogia, Vietnam, Cina e Urss, per un accordo globale di pace. In margine a tutto ciò, ribolle il problema di Formosa. Ennio Caretto

Persone citate: Abdalla, Bishara, Blumenthal, Hua Kuo-feng, Powell, Teng Hsiao-ping, Waldheim