Inevitabile una risposta dell'Urss se continua l'offensiva dei cinesi
Inevitabile una risposta dell'Urss se continua l'offensiva dei cinesi Secondo l'opinione diffusa negli ambienti diplomatici di Mosca Inevitabile una risposta dell'Urss se continua l'offensiva dei cinesi Il commentatore della tv sovietica, Zorin: «Il clima nel mondo oggi non permette che un'aggressione rimanga impunita» - Nuove accuse di «connivenza» con la Cina agli Usa MOSCA — L'impressione che il Cremlino stia prendendo in serio esame una rappresaglia contro la Cina qualora perdurasse l'offensiva cinese in Vietnam prevale oggi a Mosca dopo le notizie che le forze di Pechino non solo mantengono i territori occupati ma avrebbero intensificato le operazioni in seguito al contrattacco vietnamita. Quali forme potrebbe assumere un'eventuale ritorsione» sovietica ( e se essa verrebbe compiuta direttamente oppure tramite l'alleato asiatico oggetto dell'aggressione cinese) nessuno è in grado per ora di dire. Tuttavia una risposta sovietica si dà per scontata negli ambienti diplomatici di Mosca. E' infatti giunta qui notizia che i cinesi non solo hanno trasferito ingenti forze dalle province orientali (Taiwan ha perduto di attualità militare per Pechino dopo la normalizzazione con gli Stati Uniti) verso le zone Nord-occidentali confinanti con l'Urss, ma hanno anche sgomberato le popolazioni civili da alcuni centri di quelle regioni per cautelarsi contro l'eventualità di un intervento sovie: tico. Mentre dispacci da Pechino informano che le truppe cinesi sui confini dell'Urss sono state poste in stato di allarme — e sono circolate notizie non ufficiali sovietiche di «massimo livello di allerta» decretato per l'Armata Rossa di stanza in quelle regioni — il Cremlino mantiene il silenzio sulle proprie intenzioni. Mosca per il momento sembra segnare il passo, forse in risposta agli urgenti appelli americani alla massima cautela e dopo il discorso di Carter all'università della Georgia sui pericoli di un allargamento del conflitto, forse in attesa di veder chiarite le intenzioni cinesi. La stessa ambasciata americana qui osserva il riserbo totale sui contatti con il governo sovietico di cui ha parlato ieri il portavoce del Dipartimento di Stato. Invece il tono della stampa e della radio-Tv sovietiche si fa sempre più duro nei confronti tanto della Cina quanto degli Stati Uniti, mentre l'opinione pubblica russa viene preparata al peggio. Valentin Zorin. principale commentatore politico della rete televisiva di stato e autorevole portavoce del governo, ha dichiarato che «il clima nel mondo oggi non è tale da permettere che un'aggressione abbia successo e rhnanga impunita». Tale monito, che il Cremlino rivolge indirettamente al mondo, fa tuttavia seguito alle notizie diffuse a Mosca secondo cui la Cina ha subito «perdite considerevoli» e che il Vietnam «è capace di difendersi da solo», per cui non è chiaro dal commento di Zorin se la punizione al «drago cinese» deve venire dall'Urss o dal Vietnam stesso, al quale il trattato di amicizia e cooperazione con Mosca garantisce in ogni caso un intervento diretto della Russia al suo fianco. Non c'è dubbio che le relazioni sovietico-americane siano in questi ultimi giorni nettamente peggiorate se la Pravda ha potuto scrivere oggi che «l'aggressione è stata praticamente lanciata il giorno dopo la visita del vice primo ministro cinese negli Stati Uniti» e che «non esiste trucco propagandistico capace di nascondere la responsabilità di quei circoli americani che in modo diretto o indiretto hanno favorito gli atti di Pechino». Oltre a quegli ambienti occidentali che secondo l'Urss facilitano i disegni dell'espansionismo cinese, anche la Jugoslavia è oggi duramente criticata dalla stampa sovieti¬ ca per la linea indipendente assunta nella nuova crisi indocinese. L'attacco è rivolto in particolare dall'organo del pcus al quotidiano Vjesnik di Zagabria, «unitosi alla poco rispettabile compagnia delle molte voci maligne che fanno eco all'aggressore». Quel giornale jugoslavo — scrive la Pravda «ha superato tutti i limiti del buon senso ed è pronto a piegarsi alla volontà dei padroni di Pechino. Esso non solo attribuisce la responsabilità dell'aggressione cinese alla sua vittima, ma la estende anche all'Urss, colpevole di aver ostacolato l'adozione al Consiglio di sicurezza di una risoluzione sulla questione cambogiana. A questo punto di sfrontatezza non era arrivato nessuno, tranne i propagandisti di Pechino e gli originali del Vjesnik che riempiono le loro colonne di trite banalità antisovietiche (...) persino gli ambienti di estrema destra e dichiaratamente reazionari cercano, almeno a parole, di prendere le distanze da Pechino». (Ansa)
Persone citate: Valentin Zorin, Zorin
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