Identikit del Diavolo (c'è ancora, tra noi)

Identikit del Diavolo (c'è ancora, tra noi) RICOSTRUITO DA UN'INCHIESTA Identikit del Diavolo (c'è ancora, tra noi) Quando si esamina il passato dell'umanità, le sue credenze, le sue superstizioni, o quelle di strati sociali ancorati a remote mitologie, si ripercorre di pari passo il proprio cammino dallo stadio pre-razionale dell'infanzia all'età della ragione. Le due evocazioni si identificano. I bambini di oggi avranno magari una nonna femminista, una mamma contestatrice e una zia brigatista: ma quelli delH mia generazione erano esposti a paure ancestrali, a presenze soprannaturali assidue: la Befana si calava dal camino, santa Bibbiana posava cinquanta centesimi sul davanzale per ogni dentino caduto, la cicogna picchiava ai vetri col lungo becco e affidava il fratellino alla mamma («perché sta a letto?» «perché ha aperto la finestra di notte, ha preso freddo»), Eravamo contesi tra l'angelo custode e il diavolo, il primo piangeva alla più lieve mancanza, il secondo ammiccava in fondo allo specchio; portavamo addosso, appesi alla catenina o in un sacchetto fittamente impuntito, amuleti e immaginette: ci era vietato di lasciare capelli sul pettine, fondi nelle tazze o di imprestare oggetti personali: qualcuno avrebbe potuto esercitare su di essi il maleficio. L'invidia poteva procurarci danni seri e altrettanti derivarcene dallo specchio rotto, dal sale e l'olio versati, dall'incontro con una gobba o con un gatto nero, specie se veniva da sinistra: la sera in campagna si ritirava la biancheria perché di notte, chi non lo sa?, girano le streghe. Per conto mio. quando anni fa lessi // ramo d'oro di Frazer e. ora l'Inchiesta sul Diavolo di Alfonso M. Di Nola (Laterza. L. 3000). non ho trovato nulla che non sapessi già. tranne, s'intende, l'acuta interpretazione dello studioso di quello spazio insondabile della nostra coscienza che ospita, come cittadino onorario, il Diavolo. Di Nola è un patito del diavolo: ne traccia l'identikit nelle epoche della storia e nelle più varie aree culturali. Le pagine che dedica a esso in questo volumetto, che accompagnano le inchieste svolte dagli studenti del Magistero di Arezzo, erano già in parte apparse nella Enciclopedia delle religioni (Vallecchi. 1970-73). un'opera che. mentre accoglie su un piano di parità le culture non cristiane, non rinuncia a considerarle «preparazione all'Evangelo». Di questa impostazione contraddittoria, che va dal finalismo della patristica al metodo scientifico dell'antropologia. Di Nola rappresenta la punta estrema laica: la sua interpretazione è ispirata a marxismo ortodosso. Nel Diavolo egli ravvisa la proiezione del disagio umano nelle sue varie forme, i mali perenni della povera gente, epidemia, siccità, morìa, la voce seducente e tentatrice della natura, che tutte le etiche, religiose e profane, reprimono o l'insidia sovvertitrice. In un'epoca come la nostra, che ha visto diluirsi tutte le certezze, dalla fede religiosa a quella nel progresso, e oramai dubita che il comunismo instauri veramente pace e fratellanza nel mondo, il Diavolo aggrega in sé lo sgomento di chi non ha più punti di riferimento sicuri. Si riversano in esso la noia, il bisogno d'evasione della borghesia urbana, inaridita dal vuoto ideologico, e i residui di antiche superstizioni contadine che accompagnano il lavoratore nelle zone industrializzate e provocano in lui uno sdoppiamento schizoide. L'autore infine accusa Paolo VI. che richiamò in vita il demonio non come negazione o carenza del bene ma come «persona» attiva come «essere astuto e conturbante» il quale, affermò nel 1972 in una pubblica udienza, «esiste davvero» — traggo le citazioni dal documentarissimo libro di Vittorio Gorresio // Papa e il Diavolo -. Presentandone un'immagine perversa ma senza connotati precisi, dice Di Nola, il Papa adombrò in essa la rivolta'sovvertitrice. l'utopia tentatrice che può inquinare intere società — «seduzioni ideologiche degli errori di moda» — e qualsiasi corrente anti-dogmatica, anti-tradizionalista. il che. insinua lo studioso, ne fa «uno strumento delle classi di potere a fini di sfruttamento» In una conferenza tenuta a Roma al Centro di Cultura Ebraica. Di Nola e il rabbino prof Toaf osservarono che la presenza del Diavolo è rara nell'Antico Testamento, mentre appare ben 52 volte nei Vangeli — ma va notato che mentre nel confronto con i cristiani il demonio esce docilmente dalla bocca schiumante dell'indemoniato all'imposizione delle mani o al segno della croce, nella Bibbia si comporta da contestatore molto più te- mibile: è il serpente che tenta Eva. è Satana che sfida Dio a infierire su Giobbe per metter-, 10 alla prova-. Dio acconsente ed è costretto a constatare chele sue creature dilette nell'Eden gli hanno disobbedito e che il suo devotissimo Giobbe esige un regolare processo e una sentenza. Per i primi cristiani, il demonio si manifestò nell'opposizione tenace degli antichi culti: lo spirito degli dèi si aggirava nei templi negletti, tanto che essi furono adibiti a usi civili già nel V secolo ma molto più tardi trasformati in chiese; nel Medioevo il Diavolo è una presenza familiare e inquietante e trascina le anime all'Inferno, è 11 patetico angelo caduto che. a seguito del verdetto divino, è condannato a essere malvagio ma rimpiange pur sempre il paradiso dal quale è stato escluso («slese un braccio — scrive G. Belli — lungo tremila mijia er Padreterno e serrò er Paradiso a catenaccio"). Oggi, ricorrono all'esorcismo molti che non si sottopongono alle sedute di psicanalisi. Gli studenti di Arezzo hanno compiuto un'indagine tipo quella di De Martino tra i pugliesi morsi dalla tarantola e. fingendosi colpiti da mali oscuri o da pene d'amore, hanno interpellato frati, maghi e guaritori. I resoconti sono pieni di sapore ma non stupiscono chi conosce qualsiasi paese del Centro-Sud. Straordinario, per i non addetti ai lavori, l'elenco delle opere di teologi e inquisitori dal 1400 in poi. l'epoca in cui una conoscenza esatta del demonio diventò necessaria a chi era chiamato a riconoscere i sintomi dell'invasamento negli individui sospetti, diagnosticarli e curarli, magari con il rogo. Sacerdoti di varie nazioni hanno composto poderosi trattati, nei quali sono indicati i segni di occulti rapporti con il demonio; si conoscevano 60 diavoli con relative legioni di sottufficiali e se ne descrivono l'aspetto, il nome e le abitudini. Quando poi si addentrano nella descrizione degli accoppiamenti mostruosi (succubi e incubi) e nella casistica delle perversioni sessuali, gli inquisitori rivelano un'esperienza raffinata e un compiacimento morboso Per i posseduti si propongono pozioni immonde, fumigazioni, farmaci orripilanti, terapie aberranti. Ma non vedo alcun motivo di inorgoglire del progresso e della nostra lucida razionalità né di scandalizzarci per le credenze assurde e le intolleranze feroci dei tempi andati: viviamo in un'epoca in cui un giovane con una sciarpa bianca sul viso si presenta in una riunione di altri giovani e dichiara il suo consenso all'assassinio d'un ragazzo di diciassette anni, un ragazzo come lui. E nessuno dei presenti gli impedisce di proseguire, nessuno esce dalla sala, non si fa il vuoto attorno a lui. Lidia Storoni Tap, «gran principe degli inferi» nell'illustrazione di L. Breton

Luoghi citati: Arezzo, Roma