Raid terroristico nella società pubblicitaria Manzoni Chiuso, dopo feroci minacce, il cantiere delle carceri

Raid terroristico nella società pubblicitaria Manzoni Chiuso, dopo feroci minacce, il cantiere delle carceri Clima di tensione in città mentre si apre il processo ai 15 di «Prima linea» Raid terroristico nella società pubblicitaria Manzoni Chiuso, dopo feroci minacce, il cantiere delle carceri Primo episodio: Gommando lega gli impiegati e lascia un documento contro il processo di oggi - Secondo: i 150 operai del cantiere di Navone (i cui uffici sono stati incendiati martedì) trovano i cancelli sbarrati - L'impresa vuol chiudere? Nessuno sa nulla - I sindacati: «Stamane tutti al lavoro» - Partito ieri per l'ospedale di Lione il nipote del costruttore Un commando di -Squadre armate proletarie» ha assaltato ieri pomeriggio la filiale torinese di una delle più importanti società pubblicitarie italiane, la -Manzoni & C». corso Re Umberto 23. L'azione dei terroristi ha preceduto di poche ore il processo, che s'inizia questa mattina in Corte d'assise, contro quindici giovani imputati di appartenere al gruppo «Prima Linea» ritenuti responsabili di una serie di attentati compiuti a Torino e in provincia tra il '76 e il 2 giugno '77. Il gruppo (sette detenuti, tre latitanti, gli altri a piede libero) ha sempre dichiarato di non appartenere a -Prima Linea», bensì ai .Comitati comunisti per il potere operaio». I quindici sono: Barbara Graglia. Marco Scavino. Giulia Luisa Borelli, tutti di 25 anni: Enrico Galmozzi. 27 anni. Valeria Cora. 21 anni: Riccardo Borgogno. 24 anni: Cesare Rambaudi. 25 anni: tutti detenuti; Carlo Favero, 20 anni, scarcerato per decorrenza dei termini: Giorgio Corrarati. 18 anni, in libertà provvisoria: Marco Fagiano. 19 anni; Felice Maresca. 28 anni, e Nicola Solimano. 27 anni tutti e tre latitanti: a piede libero. Giuseppe Filidoro. 27 anni: Egle Junin Tridente. 27 anni e Mario Corrado, 19 anni. Le «Squadre armate proletarie», protagoniste dell'assalto di ieri pomeriggio alla società pubblicitaria, hanno minacciato gli impiegati, ingiungendo loro di far pubblicare oggi, sul quotidiano -Repubblica», un documento provocatorio sul processo al gruppo di «Prima Linea». In un altro manifesto, lasciato affisso ai muri degli uffici della «Manzoni», rivendicano alcuni attentati compiuti recentemente a Torino. Gli uffici della «Manzoni & C» sono al piano terra, in un alloggio di sei stanze. Il commando, composto da 4 terroristi mascherati con passamontagna colorati e armati, è entrato verso le 16. Gli impiegati (una decina, fra cui 3 ragazze) sono stati colti di sorpresa e di fronte alle pistole spianate non hanno potuto fare altro che alzare le mani e rimanere immobili alle scrivanie. Ricordano: -Un' azione di tipo militare, ben organizzata, perché gli sconosciuti si muovevano in base ad un piano preordinato. Ognuno aveva un compito preciso e appena hanno varcato la porta d'ingresso si sono sparpagliati nei locali. Il custode dello stabile è stato immobilizzato e imbavagliato. In pochi secondi sono stati padroni della situazione*. I terroristi hanno subito bloccato le tre impiegate che erano dietro al bancone, poi hanno fatto irruzione negli altri uffici, tra cui quello del direttore della filiale. Rocco Di Caso. 37 anni: • Stavo telefonando — dice — quando ini sono visto una pistola davanti agli occhi. Un giovane mi ha strappato di mano il ricevitore, invitandomo a seguirlo. Ho pensato ai rapinatori, quando ho sentito dire: "Pensate a Navone, noi siamo delle Squadre armate proletarie per l'esercito di liberazione comunista". Siamo qui per il processo che domani toggi.ndr) faranno a' compagni: dovete far pubblicare su • Repubblica* il documento che tri lasceremo: Continua Franco Pont: -Ci hanno messo sulla bocca del nastro adesivo e legate le mani dietro la schiena. Hanno lasciato libere solo le donne. Li abbiamo insti rovistare nei cassetti e prelevare tutto il denaro die trovavano (circa 200 mila lire), poi si sono rivolti a noi: "Vogliamo aneto i vostri portafogli e tutti i documenti d'identità"*. Aggiunge il direttore: .Prima di chiuderci in uno sgabuzzino, hanno lasciato sulla mia scrivania il documento sul processo alle 15 persone sospettate di appartenere a "Prima Linea" e hanno affisso al muro un manifesto che rivendica alcuni attentati Sono usciti ripetendo che il contenuto doveva essere pubblicato su "Repubblica", il quotidiano di cui noi abbiamo in appalto la pubblicità*. II documento, un ciclostilato di 10 pagine porta come titolo • Processo ai comunisti di Torino* e contiene un'analisi politica sulla situazione italiana con riferimenti alla strategia della «riro/usione proletaria Sul dibattimento che comincia stamane, i terroristi affermano che è «un processo al progetto politico, di cui gli arrestati sono stati promotori e al giornale "Sema tregua". Nel manifesto, firmato anch'esso dalle -Squadre armate proletarie» i terroristi rivendicano gli attentati all'architetto De Orsola, progettista della ristrutturazione alla caserma Lamarmora. dove venne processato Curcio. al dott. Romano, medico delle Nuove, e alla caserma in costruzione dei carabinieri di Orbassano. * * * Cancelli chiusi ieri mattina al cantiere per il nuovo carcere in costruzione alle Vallette in strada Pianezza 300. Un rappresentante della ditta dei fratelli Giuseppe e Ludovico Navone, che hanno l'appalto dell'opera, ha avvertito alle 8 i 150 operai che stazionavano sospesi davanti all'ingresso sbarrato: -Andate pure a casa, oggi non si lavora. L'azienda ha deciso di sospendere tutto*. Gli operai hanno chiesto spiegazioni, i cancelli sono rimasti chiusi, nessuna giustificazione è stata data dal rappresentante della ditta. E nessuna ne è venuta da parte dei fratelli Navone. Impossibile per tutto il giorno sapere se la costruzione andrà avanti o no. Irreperibile il dott. Giuseppe Navone [-E'fuori città per affa-. riRfuGcllsuMdnttzflmtspBdssdcmctdaSDrplCtveagqlvNdtvttaes ri» dicono nella sua villa di corso Re Umberto 22): introvabile il fratello Ludovico: ricoverato in una clinica del centro il figlio di Giuseppe, Giorgio, per una colica; scomparso dalla circolazione l'ardi. Momo Aspromonte-Milardi. genero di Navone e responsabile tecnico dell'azienda. Intanto, ieri sera alle 19. su un'ambulanza, ha lasciato le Molinette diretto a una clinica di Lione, il giovane Marco Navone, gravemente ustionato e intossicato dall'incendio appiccato dai terroristi durante l'irruzione di martedì scorso negli uffici dello zio. Giuseppe Navone. in corso Monte Cucco 131. Un'ora prima, i medici del reparto di terapia intensiva, interpellati da un nostro cronista sulle condizione! del ragazzo, avevano detto: «Sono sragionane; nutriamo però un cauto ottimismo*. Quale sarà la sorte del cantiere? Che i Navone, già tre volte colpiti dal terrorismo (prima dell'attentato di una settimana fa agli uffici di corso Monte Cucco, per due volte il cantiere era stato preso di mira dai criminali, la vigilia di Natale'77 e nel gennaio '78) abbiano deciso di rinunciare ad edificare il nuo¬ vo cantiere? Dopo l'irruzione di martedì scorso, rivendicato dalle «Squadre armate proletarie», i terroristi non hanno dato tregua ai titolari della ditta, hanno telefonato parecchie volte al centralino del cantiere minacciando: «O piantate tutto o faremo altre azioni, vi uccideremo tutti*. L'ultima di queste telefonate è giunta sabato, l'intimidazione e stata estesa anche agli operai: •■Chiunque lavora per il cantiere sarà punito» ha detto una voce maschile. «Comprendiamo lo stato d'animo della famiglia Navone — afferma in un comunicato la federazione lavoratori edili — ma non accettiamo la decisione di sospendere i lavori perché se si cede alla paura ed al ricatto si legittima l'obiettivo dei criminali e si pregiudica il posto di lavoro di 150 operai. Bisogna evitare che si creino altri disoccupati Ira gli edili*. Analoghi concetti ribadisce la federazione Cgil-Cisl- Uil di Barriera Milano, annunciando che stamane i lavoratori si presenteranno al cantiere per continuare ilavori. Non è escluso che la sospen¬ sione di ieri sia soltanto temporanea: al momento comunque tutte le ipotesi sono possibili. «Noi non ne sappiamo nulla — assicurano al Collegio costruttori — i Navone non ci hanno informato*. In corso Bolzano 44, al Provveditorato per le opere pubbliche in Piemonte un dirigente osserva: «Sono all'oscuro di tutto. Che laditta rinunci alla costruzione'.' Mi pare assurdo: oltrcttutto i Navone ci rimetterebbero un sacco di soldi, pagherebbero penali altissime. Stamane (ieri, n.d.r.) uno dei fratelli Navone t venuto da noi. ma se ne è andato precipitosamente prima di incontrarsi con il nostro funzionario*. Dei 150 operai che ieri sono rimasti a riposo solo la metà è alle dipendenze dei Navone. Due misteriosi attentati domenica sera, a Orbassano. contro abitazioni private. Sconosciuti hanno lanciato bombe incendiarie contro la porta d'ingresso della casa del commerciante Rizziero Motteran. 51 anni, via Alfieri 10 e nel giardino della villa dell'impresario edile Felice Bona. 52 anni, via Manzoni 21. Poco dopo una donna ha telefonato all'Ansa: -Questa sera le "Ronde proletarie", divise in due nuclei, hanno operato in Orbassano colpendo la villa di Felice Bona, addetto alla manutenzione delle carceri di Torino e bruciato la porta dell'agente Motteran*. Inspiegabili per ora le ragioni dei due atti terroristici perché il Motteran, definito dalla telefonata come agente, è in realtà titolare di una lavanderia, mentre l'impresario Bona non ha mai svolto lavori di manutenzione alle Nuove. Servìzio di: Emanuele Monta, Ezio Mascarino, Claudio Giacchino, Galliano Fantini. Il direttore della Manzoni Rocco Di Caso. Deserto il cantiere del carcere, impossibile parlare con l'impresario Giuseppe Navone

Luoghi citati: Momo, Orbassano, Piemonte, Torino