«Produciamo» troppa anidride carbonica c'è il rischio di alterare il clima della Terra

«Produciamo» troppa anidride carbonica c'è il rischio di alterare il clima della Terra Pessimistiche previsioni tra gli scienziati al convegno mondiale di Ginevra «Produciamo» troppa anidride carbonica c'è il rischio di alterare il clima della Terra Lunghi periodi di siccità, freddi improvvisi e intensissimi potrebbero essere causati dalle conseguenze dell'inquinamento atmosferico - Gravi danni all'equilibrio terrestre per l'eliminazione delle grandi foreste GINEVRA — «Perché vi preoccupate tanto di agricoltura, di energia, di inquinamenti. se i! vostro mestiere è quello di studiare il clima?» hanno domandato all'americano Robert M. White, che dirige i lavori della conferenza mondiale. White ha avuto: buon gioco: «Se non riusciremo a far capire che esiste uno stretto legame fra qualsiasi attività umana, ambiente, clima, i programmi e gli sforzi dei governi di tutto il mondo produrranno altri danni, con conseguenze sempre più gravi... Da Ginevra gli scienziati di una trentina di Paesi inondano un messaggio ai responsabili delle sorti dell'umanità: i limiti al cosiddetto sviluppo sono posti anche dal clima, che può variare in rapporto all'uso delle risorse naturali. I tre fattori principali di mutamento del clima sono: l'inquinamento dell'aria e degli oceani, l'estensione indiscriminata delle aree urbanizzate e di quelle coltivate con sistemi meccanici, la riduzione delle foreste. L'insidia maggiore viene dall'anidride carbonica, prodotta da qualsiasi processo di combustione. Affamati di energia, bruciamo petrolio in mille forme, carbone, gas naturale laggiungendo energia nucleare) per far muovere motori e produrre elettricità. Il consumo di energia nel mondo equivale a 8000 centrali da 1000 MW. La produzione di petrolio si aggira sui tre miliardi di tonnellate. Su scala locale basta un'area metropolitana da un milione di abitanti (più industrie e ventrali termiche) per aumentare la niwotosità col calore disperso nell'atmosfera, con le polveri ti satelliti rivelano con fotografie speciali nubi di polvere e vapore a 200 chilometri dalle città industriali), con l'anidride carbonica. Continuando le tendenze in atto, nel2050 la temperatura del globo salirebbe mediamente di quattro gradi centigradi. .L'anidride carbonica è stata sinora sottovalutata perché non danneggia direttaniente la salute umana. I tecnici lavorano per ridurre le emissioni di ossido di carbonio, altamente pericoloso, e di anidride solforosa. L'anidride carbonica viene sparsa a volontà», mi dice il canadese Munti. ..Il suo aumento è stalo misurato alle Hawaii come al Polo Nord. E' impressionante, più del dieci per cento in mezzo secolo. L'accumulo di anidride carbonica crea il cosiddetto effetto terra. Gli strati inferiori dell'atmosfera si riscaldano, modificando il regime delle perturbazioni. Il calore si trasmette agli oceani e questi liberano altra anidride carbonica, assorbendone meno. La catena può modificare il clima dell'intero globo terrestre, regolato appunto dagli oceani... Propensi a quantificare ogni fenomeno e a tradurlo in termini monetari, gli americani hanno già valutato i costi del cambiamento del clima facendo diverse ipotesi nei calcolatori elettronici. Ralph C Arge. dell'Università del Wyoming, ha riferito su uno studio che contempla la diminuzione 0 l'aumento di un grado centigrado della temperatura media della Terra, con parallelo aumento delle precipitazioni: 1 danni alla salute umana, soltanto negli Stati Uniti, ammonterebbero a oltre 100 mila miliardi di lire. Il costo economico annuo della variazione di un grado (media mondiale) sarebbe 60 mila miliardi di lire per il riscaldamento in più e per le spese pubbliche, dall'assistenza al traffico. Già i primi segni del mutamento del clima arrivano dagli oceani, considerati la principale risorsa alimentare dell'umanità per il futuro. La comparsa di una inesplicabile corrente, battezzata «El Nitìo». al largo delle coste dei Perù, ha provocato il crollo della pesca delle acciughe e delle industrie collegate. La «Anchovita Fishery» ha prodotto nel 1976 quattro milioni di tonnellate contro i dodici del 1970. La corrente «El Nino» ha segnato la graduale scomparsa degli uccelli acquatici, la cui popolazione è scesa da 18 a 4 milioni di unità. Gli scienziati confermano, con prove raccolte in campagne di decenni, che ci sono cambiamenti anche nel plancton dell'Atlantico settentrionale e del Mare del Nord, con effetti radicali sul processo di riproduzione. Come molti sanno la catena alimentare parte dal plancton. Senza plancton non si hanno pesci. ■E i 6 miliardi e mezzo di abitanti della Terra previsti nel Duemila dovrebbero contare soprattutto sul pesce, essendo nere le previsioni della produzione agricola. L'uso di concimi chimici aveva esaltato inizialmente i rendimenti, ma a lungo termine il deficit di cereali aumenta. Nel 1985 mancheranno 85 milioni di tonnel¬ late di grano, e 460 milioni di persone resteranno sottoalimen tate. Ma la più grave manomissione dell'ambiente e del clima è quella dovuta al taglio delle foreste e alle colture' estese su vastissime superficV preparate con le macchine eliminando ogni forma di vegetazione spontanea. Il tedesco A. Baumgartner. dell'Istituto di bioclimatologia dell'Università di Monaco di Baviera, mi dice: «La vegetazione ha il compito di un laboratorio chimico. Ogni anno assimila 285 miliardi di tonnellate di anidride carbonica. Fin qui si tratta di nozioni elementari quanto trascurate. Quel che noi vogliamo far sapere oggi è che il solo taglio delle foreste tropicali provoca un aumento di 17 miliardi di anidride carbonica nell'atmosfera, ogni anno. Ne viene uno squilibrio termico che si traduce nel peggioramento del clima nel¬ le zone temperate, come l'Europa meridionale». Baumgartner mi parla anche della «rugosità» della Terra. Dovuta alle foreste, ha il compito di frenare i venti e di dirigere i flussi atmosferici. Diminuendo questa «rugosità» con la distruzione massiccia di alberi (i Paesi tropicali dell'Asia e del Pacifico esportano annualmente 60 milioni di metri cubi di legname) si modifica il regime dei venti. In più le terre disboscate producono enormi quantità di polvere che passa nell'atmosfera e nella stratosfera. Il nigeriano J. S. Oguntoylnbo. dell'Università di Ibadan. stima che in un solo anno gli alisei hanno trasferito sull'Atlantico fi mi/ioni di tonnellate di sedimenti fini, sollevati dalle regioni aride dell'Africa dorè la siccità disastrosa degli anni 1968-73 e ritenuta di origine umana (disboscamento, iiicendi di saldane, coltwazio- ne di terreni secchi). «Distruggendo le foreste si accresce inizialmente la temperatura, si riduce l'assorbimento di vapore, infine si accrescono le precipitazioni ai Tropici e si diminuiscono nelle zone temperate, con raffreddamento successivo. Tutto certo, chiaro, prevedibile? Non direi, ascoltando questi scienziati serissimi i quali non si stancano di ripetere: «Le opinioni sono contraddittorie, conosciamo ancora troppo poco, c'è molto da studiare». Sorridono soltanto quando dicono: «Può anche darsi che persino gli inquinamenti siano benefici, con un leggero aumento della temperatura del globo». Soprattutto non vogliono apparire indovini, né predicatori del ritorno alle caverne. Ci invitano soltanto a cercare uno «sviluppo» che non ignori del tutto le leggi della natura. Mario Fazio

Persone citate: A. Baumgartner, Baumgartner, J. S. Oguntoylnbo, Mario Fazio, Ralph C Arge, Robert M. White