Falce e martello sull'Iran di Khomeini di Igor Man

Falce e martello sull'Iran di Khomeini LA RIVOLUZIONE DELL'AYATOLLAH E IL GIOCO DEL PC IRANIANO Falce e martello sull'Iran di Khomeini Forte della sua esperienza rivoluzionaria, dopo la vittoria del movimento religioso, il Tudeh offre la sua collaborazione al vecchio prestigioso leader sciita - Ma forse è soltanto un espediente tattico, nel tentativo di recuperare, sulla lunga distanza, le masse trascinate dall'Imam - «Un'amicizia iraniana sarebbe la migliore garanzia per la sicurezza dell'Urss» // processo sommario, la fucilazione di quattro generali — l'ex capo della Savak, Nassirì, l'ex responsabile della legge marziale, Rahimi, il boia di Tabriz, generale Kosrowdad, il boia di Isfahan, generale Nagii (l'esecuzione dell 'ex primo ministro Hoveida non viene per ora confermata) — sono stati decisi dal consiglio rivoluzionario, il governo Bazargan si è limitato a prenderne atto. Nessuno si aspettava che l'eliminazione fisica dei vecchi tiranni cominciasse così presto, c'è chi sospetta un conflitto in seno al gruppo dirigente. Tuttavia non dovrebbe meravigliare il fatto che l'insurrezione popolare abbia inasprito la situazione, accelerando il formarsi di tensioni all'interno stesso del movimento rivoluzionario. Poiché è stata la classe operaia, con i suoi scioperi a oltranza, specie nel settore petrolifero, a svolgere un ruolo decisivo nella lotta contro la dinastia Pahlavi. poiché la vittoria armata raggiunta in sole 48 ore si deve all'intervento dei gruppi di guerrìglia marxisti e islamici, Khomeini è venuto a trovarsi in presenza di forze «che non saranno facilmente assimilabili a una gestione moderata del successo conseguito». Tutto questo significa che la «terza via» postulata dalZ'ayatollah, e cioè la creazione di una nuova società islamica distante in eguale misura dal capitalismo euro-americano e dal marxismo sovietico, dovrà verosimilmente subire qualche correzione. Se è vero che i marxisti iraniani hanno molto imparato dalla rivoluzione islamica, è anche vero che allorché le prime contraddizioni sociali cominceranno a manifestarsi, l'Islam sciita — che rifiuta l'analisi di classe — avrà non poco da imparare dai marxisti per non subire una «perdita di velocità-. Quando parliamo di marxisti, intendiamo riferirci soprattutto ai comunisti del Tudeh (masse), il pc iraniano. La tragica vicenda del proto¬ partito marxista leninista iraniano, le azioni di guerrìglia degli Anni Sessanta «sono gli antecedenti logici e storici della via islamica alla rivoluzione»; i giovani li scoprono solo adesso leggendo gli scrìtti dei teorici del socialismo iraniano diffusi in migliaia di esemplari insieme con le opere di Lenin. Ma i vecchi operai, che han conosciuto la galera e la tortura, li sanno a memoria. Un membro del Comitato, centrale del Tudeh mi dice: «Tre milioni di lavoratori, affatto politicizzati, costituiscono un esercito di guide per le nuove generazioni. La rivoluzione di Khomeini ha portato a un revival delle tradizioni del nostro partito». E aggiunge che, a dispetto delle molte difficoltà sofferte, specie nel 1970, quando la Savak riuscì a infiltrarsi nel partito, il Tudeh non ha mai perduto «la sua presa sul popolo». Il Tudeh riconosce gli «elementi obiettivamente pro. gressivi del movimento isla- mico», sicché i suoi dirìgenti faranno tutto il possibile per «trovare un linguaggio comune con essi. Noi appoggiamo il programma di Khomeini, siamo disposti a collaborare anche con i partiti borghesi pur di raggiungere il grande obiettivo: una repubblica islamica democratica che tagli di netto ogni legame con l'imperialismo americano e no. Codesta non è una tattica temporanea ma un impegno preciso di lotta». Non pochi progressisti iraniani rimproverano al Tudeh d'essere rimasto ancorato agli schemi della Terza Internazionale, di essere infeudato a Mosca. Lo Scià, poi, afferma addirittura che Khomeini ha «regalato» l'Iran all'Urss. «Se l'Iran diventerà, come ci auguriamo, un Paese democratico, con amichevoli relazioni coi Paesi socialisti, noi siamo convinti che quei Paesi non interferiranno nei nostri affari interni. Un Iran amico sarebbe la migliore garanzia della sicurezza dell'Urss. In quanto al Tudeh, non è vero che sia infeudato. Abbiamo una via autonoma al socialismo da seguire». Il Tudeh è nel Medio Oriente un partito unico nel suo genere: è il solo che corrisponda al concetto occidentale di partito politico, non essendo gli altri che clan o gruppi di clientela. Il Tudeh affonda le sue radici in una vecchia tradizione rivoluzionaria. Già nel 1905-1907, Taki Zadeh si mette alla testad'un movimento estremista di breve durata, ma la cui influenza si ritrova nelle rivolte degli anni 1918, 1920 e '21. L'anno felice del Tudeh è il 1944. Il partito, fondato a Teheran il 20 ottobre 1941, con un comitato provvisorio di 15 membri, presieduto da Soliman Eskandarì, si presenta alle elezioni Un quinto del corpo elettorale iraniano vota per lui conquista nove seggi. Però, «corrotto dal giuoco parlamentare», si rifugia in dubbie alleanze con nazionalisti d'ogni risma e sinanco con ex partigiani del nazismo. Abbagliato dalla congiuntura politica — il Nord dell'Iran è occupato dai russi —, e dal successo elettorale, il Tudeh passa all'azione. Scop, piata il 12 dicembre 1945, nell'Azerbaigian, e al principio del '46 nel Kurdistan, la rivoluzione comunista conosce strepitosi successi Nel giugno del '46 il primo ministro Ghawam es-Soltaneh firma un accordo col governo provvisorio dell'Azerbaigian accordandogli l'autonomia. Ma la luna di miele dura poco: nel dicembre del 1946 il primo ministro emargina il Tudeh e fa invadere le •Repubbliche democratiche' la'Cui resistenza sì spezza rapidamente. Vinto, il Tudeh deve rifugiarsi nella clandestinità. Scissioni, rivalità personali non attenuano la forza del partito che torna alla ribalta con l'avvento di Mossadeq. Mossadeq, anticomunista, impegnato nella nazionalizzazione del petrolio, viene praticamente manipola to dal Tudeh e, infine, trascinato, nell'agosto del 1953, in un'avventura rivoluzionaria che abolisce la monarchia. Proprio quando il successo della rivoluzione pare assicurato, tre giorni dopo la presa del potere un controcolpo rimette sul trono Mohammed Reza, che affida il governo al capo della controrivoluzione, il generale Zahedi In poche ore il Tudeh crolla davanti a un pugno di ufficiali e la sua mancata resistenza stupisce tanto i suoi avversari che l'opinione mondiale. Autocritica: troppo attento al proletariato urbano, il Tudeh aveva trascurato l'inquadramento dei contadini. Inoltre i commandos operai erano troppo deboli per opporsi alla gendarmerìa e all'esercito. Infine, come già nel '44, troppi elementi estranei avevano inquinato il partito, trascinandolo su posizioni nazionaliste anarcoidi L'Urss non poteva accettare alle sue frontiere musulmane una miscela esplosiva e contagiosa. Sconfitto dai militari, abbandonato dall'Urss, il Tudeh, ancorché sotterrato, si riorganizza. Epura i «tiepidi; istituisce un nuovo apparato decentralizzato nelle regioni kurde e azerìe, stringe forti legami con l'Urss sostituendo i quadri «alla francese- con elementi formatisi a Mosca e preparati alla lotta clandestina. Paradossalmente è proprio la «rivoluzione bianca- dello Scià a dare impulso al Tudeh. Nasce una classe operaia che viene subito organizzata, esplode lo scontento dei contadini che vengono indottrinati Infine il boom del petrolio, gli anni della industrializzazione selvaggia consentono al Tudeh di infiltrarsi in alcuni gangli vitali del Paese: l'esercito e i sindacati In ultimo la rivoluzione inerme di Khomeini permette al pc iraniano di verificare come le campagne, soprattutto nel Nord del Paese, siano pronte alla lotta armata; come il Tudeh sia in grado di fermare tutta la vita economica dell'Iran controllando di fatto gli operai dell'industria petrolifera. Ora che Nurreddin Kianurì, «più capace, più vicino ai problemi reali dell'Iran», ha preso il posto di Soliman Eskandarì, il Tudeh tende la mano a Khomeini Espediente tattico? Forse, nel tentativo di recuperare, sia pure sulla lunga distanza, i giovani trascinati dall'Imam, in modo da realizzare, un giorno, quella repubblica democratico-socialista che sarebbe islamica di nome ma marxista di fatto. Tuttavia Khomeini non ha edificato la propria opera rivoluzionaria sul vuoto. Soprattutto non è solo come lo era Mossadeq. Igor Man