I comunisti iraniani tornano alla ribalta di Igor Man

I comunisti iraniani tornano alla ribalta I comunisti iraniani tornano alla ribalta La caduta dello Scià "prima tappa sulla via della vittoria finale,, - Invito a "smascherare i nuovi complotti dell'imperialismo,, n MOSCA — Il partito comunista iraniano (Tudeh). in un messaggio citato dall'agenzia Tass e rivolto a «tutti i combattenti per la libertà e l'indipendenza dell'Iran,,, ha dichiarato tra l'altro che la caduta del regime dello Scià non è che la prima tappa sulla via della vittoria finale». (Ansa) // Tudeh (masse), il p.c. iraniano, si affaccia alla ribalta politica persiana proponendosì come partito di lotta e d'ordine al tempo stesso. Dopo due intempestivi appelli alla lotta armata, lanciati or è qualche settimana (e che hanno provocato un terremoto al vertice) il Tudeh mt'ia un primo segnale al movimento religioso con una intervista, rilasciata a Budapest VII febbraio, del suo nuovo primo segretario. Nureddin Kianurì. Alla tv magiara. Kianurì definisce Khomeini ..una delle più notevoli personalità antimperialiste della storia contemporanea», aggiungendo che le posizioni dell'Imam «sono progressiste e non in contraddizione con quelle del partito comunista iraniano... Il 15 febbraio, in un messaggio citato dalla Tass. e rivolto «a tutti i combattenti per la libertà e l'indipendenza dell'Iran», il Tudeh afferma che la caduta del regime Palliavi «non è che la prima tappa sulla via della vittoria finale. (...) Le conquiste del popolo devono diventare irreversibili. (...) L'organizzazione di tutti i distaccamenti armati del popolo, l'unità e la coesione di tutte le forze politiche dell'Iran hanno una importanza fondamentale... perché «è soltan to cosi che si possono smascherare i nuovi complotti dell'imperialismo e creare le condizioni per la realizzazione, da parte del governo prov visorio di Bazargan {definito "un buon patriota"), delle aspirazioni del popolo». Al di là aelle parole, mutuate dagli schemi tradizionali della Terza Internazionale, e le dichiarazioni di Kianurì e il messaggio diffuso dal corrispondente della Tass a Teheran, appaiono rivelatori d'una nuova strategia, certamente ispirata da Mosca, che guarda all'Iran come a un target of opportunity (sulla lunga scadenza), preoccupandosi, sul piano tattico, di non perdere l'autobus. Nel momento in cui le varie formazioni di sinistra (da quei socialisti fabiani che sono i mujahidin. ai fedayn di ispirazione anarchico-mar'xista) immagazzinano armi anziché consegnarle e le usa no in azioni irresponsabili se non provocatorie, il Tudeh sembra volersi proporre come elemento coagulatore. e trascinatore insieme, del movimento popolare, apparentemente sfuggito di mano a Khomeini. Non è senza significato che il messaggio diffuso dalla Tass venga all'indomani dell'attacco all'Ambasciata americana che. se certe analogie sono lecite, richiama alla me¬ moria l'assassinio, nella lontana estate del 1918. dell'ambasciatore tedesco a Mosca. Von Mirbach. Furono i «social-rivoluzionari» a perpetrarlo nel tentativo di demolire la politica di Lenin che aveva portato alla «pace di Brest Litovsk». Certo l'Iran non è la Russia di 60 anni fa. ma tutte le rivoluzioni finiscono col ripetersi, specie nella loro fase iniziale. Tutte le rivoluzioni hanno i loro sanculotti e i loro provocatori. Ora il Tudeh cerca di affondare il mestolo in quel ..minestrone ribollente» (per citare la famosa frase di Malraux) ch'è la rivoluzione di Khomeini. E lo fa porgendo la mano all 'ayatollah, definito addirittura .progressista», nel momento in cui il «Lenin islamico,, stenta a dominare la piazza. E' un tentativo di gettare le basi per un «compromesso storico,, con un leader islamico il quale nega ogni valore all'analisi classista della società, affermando che «da questo punto di vista il marxismo é più gretto del capitalismo»? E' troppo presto per dirlo. Ma. al contrario, leggendo fra le righe il messaggio diffuso dalla Tass. è legittimo scorgervi se non un avvertimento senz'altro un memento. Forte della sua esperienza rivoluzionaria, ancorché offuscata da taluni gravi errori su cui converrà tornare altra volta, il Tudeh prospetta l'esigenza di una «organizzazione» di tutte le componenti armate del movimento popolare affinché «le conquiste del popolo» divengano irreversibili. Insomma, per dirla con linguaggio secco, o la collaborazione o lo scontro. La classe operaia — è stato giustamente osservato — benché «ideologicamente e politicamente non rappresentata in quanto tale nel "movimento"», ha dato anch'essa una spallata decisiva al regime imperiale, prima col blocco poi col controllo della produzione petrolifera. Sono all'incirca tre milioni di lavoratori, perlopiù laici, che. come ebbe a confessare Bazargan. spedito da Khomeini nei campi petroliferi per trattare la ripresa della produzione, «obbediscono più ai comunisti che ai religiosi». Oggi quello operaio non è più un territorio da scoprire per i dirigenti del movimento religioso. E' una realtà con cui bisogna fare i conti. Questo, in sostanza, può significare la sortita del proto-partito marxista leninista dell'Iran. Igor Man

Persone citate: Khomeini, Lenin, Malraux, Nureddin