Sedicesimo giorno
Sedicesimo giorno Sedicesimo giorno II no dei comunisti è secco e si dovrebbe dedurre che è destinato a fallire il tentativo di Andreotti di formare il suo terzo governo della legislatura . Lo stretto spiraglio lasciato da Zaccagnini non è bastato a Berlinguer, il quale ha rilanciato tre controproposte. Tutte e tre inaccettabili per la de (almeno alla luce del deliberato dell'ultima direzione), e non si comprende poi come la de possa subire la secondai (partecipazione ad un governo con i comunisti, ma con la guida di un non-democristiano) se respinge la prima (governo con i comunisti, guidato da un democristiano). La terza (passaggio all'opposizione o all'astensione) non è pensabile per un partito di maggioranza relativa. Nelle dichiarazioni di Ber- | ! I \ linguer c'è un fatto nuovo: il I pei intende governare e non \vuol tornare all'opposizione. ' Questa affermazione segue di poche ore le parole pronunciate da Lama all'assemblea dei consigli generali all'Eur. che i sindacati debbono auspicare un governo che non veda più all'opposizione le grandi masse dei lavoratori. La pressione del pei sulla democrazia cristiana si fa forte dell'appoggio massiccio della Cgil. Per contro non è più sicuro il sostegno del psi di Craxi, poiché per il segretario socialista le offerte del presidente del consiglio incaricato «contenevano elementi utili per avviare un negoziato globale». Che cosa vuol dire che ora la direzione socialista de| re esaminare la situazione ! nuova? Che il psi sarebbe diI sposto ad un accordo con la de \ anche senza il pei? A sedici giorni dalla caduta I cid monocolore tutto è oscuro \e i rapporti tra i partiti si fan ' no tesi come se già si prepa rassero alla competizione elettorale. Quando si è aperta la crisi, previsione comune era che sarebbe stata lunga. D'altronde anche per arrivare al suo secondo governo Andreotti impiegò due mesi: si era dimesso il 16 gennaio 1978 e aveva presentato la lista dei ministri a Leone il li' marzo. Sedici giorni sono molti se si considera che il Paese è senza guida con il Parlamento semibloccato in un momento difficile per l'ordine pubblico e per l'economia. Sono pochi se ricordiamo la durata media di tutte le crisi. Oggi si dovrebbe dire che le elezioni anticipate sono quasi certe, perché i due maggiori partiti non vogliono coabitare nel governo e contempofaneamente non vogliono star fuori. Tuttavia, proprio perché siamo ad appena al 16 giorno, non ci sentiamo di affermare che ogni spiraglio si è chiuso. S- tr.
Persone citate: Andreotti, Berlinguer, Craxi, Lama, Zaccagnini
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