Un gigantesco ponte aereo dall'Iran per gli americani

Un gigantesco ponte aereo dall'Iran per gli americani I I I Gli Usa stanno negoziando lo sgombero con Khomeini Un gigantesco ponte aereo dall'Iran per gli americani Pronti in Europa 170 aerei - L'ambasciatore a Teheran dice di «non poter più garantire la vita» agli 8300 rimasti - Bazargan vuole evitare un esodo, che bloccherebbe domani la ripresa del lavoro - Irruzione nell'ambasciata marocchina DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Gli Stati Uniti hanno rinunciato a inviare l'82' divisione paracadutisti in Iran per trarre in salvo gli 8300 cittadini americani ancora là residenti, e stanno invece negoziandone lo sgombero con il governo dell'ayatollah Khomeini. Lo ha annunciato il Dipartimento di Stato, precisando che. alla riapertura degli aeroporti iraniani sabato, dopo la festa religiosa in corso, un gigantesco ponte aereo sarà stabilito tra Teheran e altre città della Persia e le basi militari statunitensi in Europa. Si spera che 2000 persone possano essere sgomberate durante il week-end e le altre entro la fine della prossima settimana. L'intervento della 82' divisione paracadutisti, che sarebbe stata appoggiata dalla squadra navale di stanza nel Golfo Persico, é stato escluso perché, ha detto un portavoce. «avrebbe provocato inutili tensiojii». Lo sgombero non é sicuro. Il regime deU'ai/aro//a/i teme infatti che sia interpretato come un segno della sua debolezza e dell'incapacità di ristabilire l'ordine in Iran. Il premier Bazargan. che col suo intervento personale ha salvato mercoledì l'ambasciata americana dall'assalto degli estremisti di sinistra, ha dichiarato di non avere nulla in contrario alla partenza di buona parte dei cittadini americani, ma dì opporsi al loro esodo in massa. Egli ha fatto presente che il suo governo intende mantenere «buone relazioni» con gli Stati Uniti, e che ha bisogno dei tecnici Usa per la ripresa dell'attività economica. Khomeini ha ordinato agli operai di tornare al lavoro nei pozzi petroliferi sabato, ma la cosa sarebbe impossibile senza la presenza di uomini-chiave delle compagnie americane. L'ambasciatore statunitense Sullivan ha comunque ordinato ai suoi connazionali di presentarsi agli aeroporti appena finite le feste. Sullivan non è rimasto scosso dall'attacco di mercoledì (è un veterano del Laos e delle Filippine) ma ha la sensazione di «non essere in grado di proteggere la vita di nessuno,,. Il dipartimento di Stato gli ha comunicato che 170 aerei da trasporto, la cui capacità varia da 343 a 152 passeggeri ciascuno, sono pronti e levarsi in \'4lo dalle basi americane in Europa. In Italia sei super elicotteri, chiamati «gli allegri giganti verdi», stanno all'erta qualora dovessero effettuare trasferimenti all'interno del territorio iraniano. Un contingente di 69 marines attende ordini alle Azzorre: scenderebbe in campo solo per proteggere gli elicotteri, una eventualità, ha spiegato il portavoce del Dipartimento di Stato, che ci auguriamo non si verifichi. Né gli Stati Uniti né il governo dell'ayatollah Khomeini intendono trasformare le trattative sull'evacuazione in un confronto. Il presidente Carter, che mercoledì ha trascorso una notte insonne seguendo minuto per minuto l'assedio dell'ambasciata a Teheran, vuole conservare il margine d'influenza rimasto per impedire che l'Urss s'inserisca nel vuoto di potere in Iran. Egli ha inoltre ricevuto da Bazargan garanzie ufficiose che la Persia riprenderà le esportazioni di petrolio agli Usa non appena la produzione sarà tornata alla normalità. Secondo il suo consigliere politico Brzezinski una repubblica islamica politicamente indipendente, ma con legami economici e tecnici con l'Occidente, risponde agli interessi strategici americani. Nel quadro di questa politica di equilibrio è ritenuta per ora improbabile — ma nuovi incidenti indurrebbero Carter a tornare sulle sue decisioni — anche una prova di forza di carattere più ampio, come uno spiegamento della Settima Flotta nell'Oceano Indiano, che sarebbe diretta ai Paesi vicini filosovietici, quali l'Afghanistan. Il presidente conta anzi che quelle che egli considera manovre armate dell'estrema sinistra spingano l'ayatollah alla collaborazione da lui proposta. L'assalto di ieri all'ambasciata del Marocco, conclusosi anch'esso con un nulla di fatto, sembra aver avuto la stessa motivazione di quello di mercoledì all'ambasciata americana: gruppi marxisti-leninisti avrebbero diffuso la falsa voce che ex agenti della polizia segreta dello Scià si nascondevano nell'edificio per provocare un incidente diplomatico. I danni che lo sgombero dei cittadini Usa provocherebbe all'economia iraniana sono enormi. Oltre a una parte dei pozzi petroliferi non potrebbero funzionare al pieno delle loro capacità neppure taluni settori dell'industria degli strumenti di precisione, dei trasporti (soprattutto aerei), dell'elettronica. Persino le forze armate ne riporterebbero un profondo disagio. Gli strumenti più delicati dei caccia bombardieri dotati di missili a testate multiple sono stati smontati. Sino a tre mesi fa in Iran c'erano 45 mila americani che svolgevano incarichi delicati. La produzione petrolifera era di sei milioni di barili al giorno, ora è ridotta a 500 mila barili. Ennio Caretto TEHERAN — La situazione a Teheran e nel resto dell'Iran continua a registrare episodi di violenza. Mentre a Tlibri'/, per il terzo giorno sono proseguiti i violenti scontri fra rivoluzionari e forze fedeli allo Scià (si parla di centinaia di morti!, altre 42 persone, secondo Radio Teheran, sono rimaste uccise in altre città del Sud del paese. L'ambasciatore marocchino El Ghali Benhima ha fat¬ to sapere che i guerriglieri hanno perquisito, con il suo' consenso, la sua residenza alla ricerca di agenti armati della Savak. Radio Teheran ha annunciato che una delegazione dell'Olp è attesa per preparare una visita di Yassir Arafat e prendere in consegna la se- ' de della missione commerciale israeliana. Khomeini ha disposto la consegna all'Olp dell'edificio. (Ansa-Ap)