Rognoni occusa i giornali di «manipolare la realtà»

Rognoni occusa i giornali di «manipolare la realtà» Il ministro al Senato sulle «rivelazioni» per il caso Moro Rognoni occusa i giornali di «manipolare la realtà» «Nessun truffatore ha messo in scacco lo Stato» - «Era un dovere seguire anche la più labile traccia» - «Ieri si accusava il governo di silenzio sul br pentito, oggi lo si accusa perché non l'ha sbugiardato» ROMA — Rognoni, in Senato, è stato molto duro. Ha attaccato i mezzi di Informazione, ma attraverso essi forse anche certi gruppi politici, per il tono perentorio e ricorrente, che -rischia di farsi arroganza-, con il quale si dà credito a notizie che poi risultano false. Ed ha osservato che nello sforzo di fare luce completa su una delle più gravi tragedie vissute dal Paese -nessun gioco irresponsabile, nessuna manipolazione della realtà, nessun intenzionale e indegno cinismo sono consentiti-. Il ministro, come già fece venerdì scorso alla Camera, ha risposto ieri mattina, dinanzi alle Commissioni Interno e Giustizia di Palazzo Madama, a otto interrogazioni rivoltegli da quasi tutte le parti politiche sulle recenti •rivelazioni» giornalistiche sul «caso Moro». Rifacendone la storia, egli non ha potuto ovviamente aggiungere elementi nuovi tranne la conferma, del resto prevedibile, che il senatore Cervone ha effettivamente riconosciuto in Pasquale Frezza la persona presentatagli dal giornalista Ernesto Viglione quale brigatista rosso. •Si è detto da qualche parte — ha affermato Rognoni — che un truffatore avrebbe messo in scacco lo Stato. E' una affermazione assolutamente ambigua e ingiusta-. Il ministro ha ripetuto di aver accolto con incredulità e diffidenza le informazioni ricevute agli inizi di agosto dal senatore democristiano e di non aver quindi mai sopravvalutato le notizie pervenute «in maniera così tortuosa e inverosimile-. Era però un suo preciso dovere disporre perché -anche la più labile traccia venisse seguita-. Nel corso della vicenda, migliaia sono state le segnalazioni pervenute e su ognuna, anche se di scarso livello di attendibilità, sono state svolte indagini. Il ministro ha spiegato perché il governo ha riferito in Parlamento solo in seguito alle notizie diffuse dai giornali anziché di propria iniziativa. • La ragione è evidente-, ha detto. In ogni Indagine su delitti che hanno fortemente emozionato l'opinione pubblica si cercano sempre e spuntano notizie confidenziali: accanto a quelle serie, che sono pochissime, vi sono quelle inverosimili. Sono soltanto le prime a portare risultati concreti, che sono quelli che con- tano e che devono essere resi noti. ■ , «Ora si vorrebbe — ha osservato Rognoni — che tutto ciò che si è cercato e si esperisce nel corso di un'indagine venga raccontato e portato in Parlamento. Una pratica del genere è del tutto fuorviante. Certo, la stampa fa il suo dovere dando notizia delle cose di cui viene a conoscenza e il Parlamento fa il proprio esercitando il sindacato di controllo. Ma pure il governo fa il suo dovere quando discerné secondo i criteri indicati ciò che deve essere detto per sua autonoma iniziativa-. E' stato a questo punto che il discorso del ministro ha assunto i toni severi nei confronti dei «mass-media», cui abbiamo accennato. -Ieri — ha detto Rognoni — le parole indicavano il nemico nel governo, nella polizia, in Dalla Chiesa, perché di fronte al brigatista "confidente" erano riusciti solo a far calare il silenzio. Oggi le parole indicano il nemico sempre nel governo, nella polizia, in Dalla Chiesa che non si sono subito accorti del mi tornane, che non l'hanno scoperto e sbugiardato. Non desidero insegnare niente a nessuno ma occorre pure uscire una volta per sempre da questo clima, da questa strategia del sospetto e del nemico che soffoca le istituzioni... Non è lecito turbare ulteriormente l'opinione pubblica, trascinandola in un clima di confusione e di asprezza che sembra precludere ogni speranza di verità sulla vicenda Moro-. Il ministro dell'Interno, ricordando i recenti successi ottenuti nella lotta al terrorismo, ha difeso infine il gen. Dalla Chiesa, precisando che l'alto ufficiale non gode di al¬ cuna posizione singolare, e non è affatto al vertice di una assurda «terza polizia». Opera all'interno delle strutture esistenti e nello scrupoloso rispetto delle competenze stabilite dalla legge. All'esposizione del ministro sono seguite le repliche degli interroganti con prese di posizione non difformi da quelle assunte dai deputati. Piena' fiducia alla magistratura e alle forze dell'ordine e consenso all'inchiesta parlamentare ha espresso il vice presidente del gruppo de, De Giuseppe. Per la comunista Giglia Tedesco restano non chiari i tempi e i modi in cui è stata informata in questa vicenda l'autorità giudiziaria. In merito alla Inchiesta parlamentare, il pei sostiene la necessità di definire precisi confini che riguardino -fatti e non fenomeni-. Il socialista Signori si è chiesto se il «caso Frezza» sia soltanto una farsa o non nasconda, invece, -giochi complessi e oscuri-. Gianfranco Frane! II ministro Rognoni

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